Il momento dei saluti è arrivato. Con l’arrivo nelle sale italiane di Guardiani della Galassia Vol. 3 il prossimo 3 maggio (nei cinema americani uscirà il 5), il pubblico si prepara a dire addio alla squadra di eroi più squinternata dell’intero Universo Marvel, o almeno all’irresistibile formazione a cui i fan si sono così tanto affezionati a partire dal 2014, anno che segnò il debutto ufficiale dei personaggi creati in origine da Arnold Drake e Gene Golan nel Marvel Cinematic Universe (e basati sulla controparte fumettistica del team concepita nel 2008 da Dan Abnett e Andy Lanning).
Il capitolo conclusivo della trilogia scritta e diretta da James Gunn – secondo film della Fase 5 del MCU – rappresenta anche l’ultima fermata di un viaggio iniziato circa 9 anni fa e che – tra alti e bassi, allontanamenti e riavvicinamenti – sancisce (almeno per quanto ne sappiamo) la fine della collaborazione tra i Marvel Studios e il regista e sceneggiatore, pronto ad imbarcarsi in una nuova imprevedibile avventura per conto dei diretti rivali (dallo scorso 1 novembre, infatti, Gunn è stato nominato nuovo CEO – insieme a Peter Safran – e nuovo direttore creativo dei DC Studios).
Il Volume 3 si apre con un flashback sul passato di Rocket Raccoon, rendendo chiaro fin da subito (come del resto aveva già anticipato Gunn più e più volte nel corso negli ultimi mesi) che questo è il suo film! Ci spostiamo, quindi, nel presente, sul pianeta Ovunque, divenuto a tutti gli effetti il Quartier Generale dei Guardiani: dopo gli eventi di Avengers: Endgame, Thor: Love and Thunder e Guardiani della Galassia Holiday Special, scopriamo che Peter Quill non è ancora riuscito a riprendersi dalla morte della sua amata Gamora (l’originale, non quella proveniente dal 2014 che ora si aggira per l’universo), mentre il resto dei suoi compagni d’avventura sta provando ad andare avanti. Ben presto, però, Star-Lord sarà costretto a tornare in carreggiata quando un nuovo misterioso nemico all’apparenza inarrestabile, irrompe sulla stazione seminando il caos e riducendo in fin di vita Rocket: è giunto il momento per i Guardiani di tornare in azione e imbarcarsi in una nuova pericolosa missione per cercare di salvare non solo il loro amico ma anche sé stessi.
Se c’è una cosa che va riconosciuta a James Gunn è senza ombra di dubbio il modo in cui è riuscito, nel corso di questi anni, a prendersi cura – letteralmente – di questi improbabili eroi, regalando alla loro storia e ai loro caratteri una coerenza – tanto narrativa quanto visiva – che nel Marvel Cinematic Universe non abbiamo mai visto, neanche con Peyton Reed, l’unico oltre a Gunn ad essersi occupato della regia di tutti i film dedicati ad un singolo personaggio dell’universo (Ant-Man, nel suo caso).
È quindi difficile riuscire ad immaginare chi potrebbe raccogliere la sua eredità e continuare a raccontare così bene – al di là dei già preventivati cambiamenti interni alla formazione originale – le avventure di questo gruppo di ex mercenari che sono riusciti non solo a redimersi e ad unire le forze per difendere l’universo, ma che hanno anche imparato ad attribuirsi – ognuno a modo loro – delle affinità reciproche tali da renderli, missione dopo missione, una vera e propria famiglia elettiva.
Traumi e fallibilità: James Gunn saluta i “suoi” Guardiani
Ancora una volta, James Gunn rimane fedele a sé stesso e alla sua visione di questi personaggi: seppur limitato dalle insormontabili barriere erette da Kevin Feige (a cui neanche lo spirito più libero e creativo può sottrarsi), il regista e sceneggiatore riesce comunque a regalare una conclusione ragionata e coesa ai suoi eroi teneri e sgangherati, calibrando alla perfezione l’ironia con l’immensa commozione, l’eroismo con gli atteggiamenti gaglioffi e scorretti, l’azione irrefrenabile da blockbuster adrenalinico con l’ingombrante peso emotivo che la storia raccontata in questo terzo volume si porta dietro.
Basta veramente poco e, in un attimo, Guardiani della Galassia Vol. 3, forte anche – bisogna riconoscerlo – di una produzione antecedente che ha lasciato i fan della Marvel in preda alle più forti perplessità (basti pensare ai film che hanno chiuso e aperto le Fasi 4 e 5, ossia Black Panther: Wakanda Forever e Ant-Man and the Wasp: Quantumania), si trasforma nel miglior film dei Marvel Studios dai tempi di Endgame, per quanto – almeno dal punto di vista di chi scrive – qualcos’altro di buono nel mezzo ci sia stato (su tutti, Spider-Man: No Way Home, Doctor Strange nel Multiverso della Follia e… sì, con tutti i suoi limiti, anche Eternals!).
Gunn ha sviluppato e fatto crescere questi personaggi, ed è riuscito – come un padre con i suoi figli – a lasciarli andare rinunciando al bisogno di trattenerli e proteggerli: ma prima, c’era bisogno di regalare a sé stesso e ai fan quell’ultima grande avventura in grado di essere tanto compiuta (a chiusura di un cerchio ideale) quanto soddisfacente (nonostante la svolta degli eventi prenda una piega che forse non è quella che il pubblico si aspetta), da vivere esclusivamente sul grande schermo e da custodire gelosamente nella propria memoria come ricordo indelebile di un tipo di intrattenimento – circoscritto all’Universo Cinematografico Marvel – che un po’ ci era mancato e che forse (almeno sulla base di ciò che la Casa delle Idee ci ha propinato nell’ultimo periodo) sarà sempre più difficile da replicare.
Come dicevamo all’inizio, Guardiani della Galassia Vol. 3 è a tutti gli effetti il film di Rocket Raccoon, ma l’abilità di James Gunn in quanto narratore – e ne aveva dato prova anche in The Suicide Squad – sta proprio nel riuscire a “gestire il gruppo”, a permettere a ogni personaggio di non sgomitare per rubare la scena, trovando per ognuno di loro la giusta collocazione all’interno di una narrazione forse a tratti un po’ troppo pedante ma non per questo respingente o meno coinvolgente: dove il film risulta meno brillante è sicuramente nell’insistenza ossessiva, quasi martellante, attraverso cui si ritrova a spingere il suo messaggio di positività, legato all’accettazione di sé e all’importanza di trovare nell’abbraccio dell’altro un conforto alla propria solitudine; dove invece risulta assolutamente vincente è nella descrizione e nell’approfondimento dei traumi e della fallibilità di questi eroi.
Questo Volume 3 diventa così quello più malinconico, drammatico, sentimentale e toccante di tutta la trilogia dedicata ai Guardiani, servendosi del passato di Rocket e della storyline legata a doppio filo all’antagonista principale, Alto Evoluzionario (le cui folli convinzioni antropocentristiche lo rendono uno dei villain più detestabili mai apparsi nel Marvel Cinematic Universe, ma anche uno dei più efficaci e realistici), per raccontare un tema delicato che gli sta particolarmente a cuore (quello della violenza sugli animali), arrivando in più momenti a far vibrare le corde profonde della nostra sensibilità.
Considerato il risultato finale e, in generale, l’attaccamento del regista ai personaggi, sarebbe stato un vero peccato non permettere a James Gunn di chiudere la sua trilogia: Guardiani della Galassia Vol. 3 è fine e allo stesso tempo inizio; la conclusione di un viaggio entusiasmante ed emozionate pronta da subito a gettare le basi per un’altra straordinaria avventura, negandoci forse il tempo necessario per abituarci davvero all’idea di dover proseguire questo viaggio cinematografico ancora lungo senza dei cari amici al nostro fianco. Eppure, dovremmo averlo imparato ormai: nulla ha mai davvero fine nel MCU…