“Stan, questa è la peggiore idea che abbia mai sentito”, con queste parole Martin Goodman, l’allora editore della Marvel Comics, accolse la bislacca idea di suo nipote Stanley Martin Lieber – oggi noto ai più come Stan Lee – per un nuovo supereroe: Spider-Man. “Prima di tutto, le persone odiano i ragni, quindi non puoi chiamare un fumetto l’Uomo Ragno. Secondo, non può essere un adolescente, gli adolescenti possono solo essere le spalle dei supereroi. E terzo, non può avere problemi personali, gli eroi non hanno problemi personali”.
Uno dei più clamorosi casi di miopia editoriale della storia dei fumetti che, fortunatamente, non scoraggiò il giovane Lee. L’autore riuscì infatti a pubblicare l’origin story del suo personaggio sullo storico “Amazing Fantasy 15”, uscito nell’agosto del ’62. Il successo immediato del tessiragnatele fece ben presto cambiare idea a Goodman, dando il via ad una delle carriere più longeve e proficue nella storia degli eroi in costume.
Un successo decretato proprio da alcune delle caratteristiche che Goodman riteneva difetti: un personaggio anagraficamente vicino ai suoi lettori, con problemi quotidiani simili ai loro, immerso nella cultura giovanile dell’epoca. Un bel cambiamento dalle classiche sidekick come Robin e Kid Flash, figure molto diffuse nei fumetti pubblicati dalla distinta concorrenza, semplici aiutanti dei veri eroi (Batman, Flash, ecc.).
“Essere un supereroe è un lavoro da adulti” sembrava essere il mantra anche dell’universo cinematografico Marvel, dove, tra i vari Iron Man (Robert Downey Jr.) e Captain America (Chris Evans), erano proprio gli eroi più giovani i grandi assenti. Una mancanza a cui si è posto rimedio solo nel 2017 con Spider-Man: Homecoming, prima pellicola della trilogia dedicata all’arrampicamuri diretta da Jon Watts. Un vuoto che però si è andato a ricreare dopo il recente Spider-Man: No Way Home, dove il simpatico Peter Parker di Tom Holland ha raggiunto definitivamente la maturità. Il film, infatti, si è concluso con la fine delle scuole superiori e la transizione definitiva al mondo degli adulti, con problemi più gravi all’orizzonte per il nostro beniamino, ormai solo al mondo.
Hawkeye, in seguito, ha affiancato al titolare della serie, l’avenger veterano Clint Barton (Jeremy Renner), la giovane Kate Bishop (Hailee Steinfeld), una versione aggiornata della classica sidekick, qui vera e propria coprotagonista dello show. Un’aggiunta giovane e fresca all’ormai sterminato cast di personaggi del MCU, che però non ha colmato la penuria di personaggi adolescenti (Kate, per quanto giovane, ha ventidue anni e frequenta un college esclusivo).
Abbiamo dovuto attendere l’arrivo di Ms. Marvel, con i sei episodi della sua miniserie, per ritrovare il contesto della high school americana, con le sue regole e le sue gerarchie (Zoe, la ragazza popolare, che ignora chiunque non consideri degno della sua attenzione). Kamala Khan (Iman Vellani) è una “ragazza mora di Jersey City” di origini pakistane come tante altre che, mentre affronta alcuni dei classici problemi legati all’adolescenza, si ritrova con strani poteri risvegliati da un antico bracciale di famiglia. Abilità che differiscono, sia per origine che per natura, da quelle della versione cartacea del personaggio, creato nel 2013 da Sana Amanat (editor), Stephen Wacker (editor), G. Willow Wilson (scrittrice), Adrian Alphona (disegnatore) e Jamie McKelvie (disegnatore).
Mentre nei fumetti i poteri dell’eroina hanno caratteristiche legate alla manipolazione dell’aspetto e della forma del proprio corpo, Ms. Marvel, nella serie tv ideata da Bisha K. Ali (Loki), può creare dei costrutti di luce solida, per poi utilizzarli come estensione di sé o per farsi scudo dagli attacchi nemici. Cambiamenti che, come andremo a vedere, non compromettono lo spirito prettamente teen alla base di questo personaggio e il suo contesto etnico-culturale.
Attenzione: da qui in avanti SPOILER!
Un’adolescente di oggi
Kamala Khan è una teenager di oggi, un’esponente della cosiddetta Generazione Z (i nati tra la fine degli anni ’90 e i primi anni ’10 del XXI secolo, chiamati anche zoomer). Un personaggio perfetto per connettere con il pubblico più giovane che, sulle note di artisti come The Weeknd (il singolo “Blinding Lights” è essenzialmente il tema non ufficiale della serie) e Swet Shop Boys, affronta problemi di natura quotidiana, a cui la serie dedica ampio spazio (la scena del disastroso esame di guida nel primo episodio, dove Kamala, inserendo per sbaglio la retromarcia, andrà a scontrarsi proprio contro la macchina dell’esaminatore. Una spassosa introduzione alla goffaggine della protagonista). La futura Ms. Marvel – la supereroina assumerà il suo alias definitivo solo sul finale, venendo chiamata per tutta la miniserie con nomi imbarazzanti come Night Light – deve ancora capire quale sia la sua strada; è un’adolescente con la testa perennemente tra le nuvole, sempre persa nelle sue fantasie sugli Avengers, soprattutto sulla sua beniamina Carol Danvers/Captain Marvel (Brie Larson, che farà una piccola comparsata nella scena post-credit dell’episodio finale).
Una passione che Kamala manifesta, oltre che con i suoi continui disegnini, anche con i video che realizza per Produzioni Baby Bradipo, il suo canale YouTube dedicato alle curiosità e ai pettegolezzi sui supereroi del MCU. Un modo creativo di condividere i suoi interessi attraverso i canali offerti da internet e dai social media, principali mezzi di espressione e di comunicazione utilizzati dalla sua generazione. Essendo il contesto quello della Gen Z, i social giocano un ruolo fondamentale in tutta la serie; gli abitanti di Jersey City, e anche la pericolosa Damage Control, vengono a sapere dell’esistenza della nuova eroina attraverso filmati e stories diffuse su piattaforme come Instagram e TikTok. Le opinioni della comunità sull’operato di Ms. Marvel ci vengono mostrati con carrellate di react video postati sui social; una sorta di versione moderna del classico montaggio, che alterna titoli di giornali e interviste ai cittadini, del primo Spider-Man di Sam Raimi. La serie Disney+ mette in scena abilmente questo universo adolescenziale, dove la comunicazione social è al centro, metro assoluto della popolarità di una persona (Zoe, la ragazza più ammirata della scuola, è una influencer. Sono finiti i tempi delle cheerleader).
Ms. Marvel non sarebbe un prodotto teen-oriented completo senza un triangolo amoroso. Kamala ha infatti un ammiratore: l’amico d’infanzia Bruno (Matt Lintz), con cui ha un rapporto quasi fraterno, tanto da non accorgersi del suo interesse di natura romantica nei suoi confronti. Bruno è il classico geek ferrato in scienza e tecnologia, con tanto di poster di Tesla appeso in camera (non il noto marchio automobilistico!). Il ragazzo sarà un supporto fondamentale per Kamala, sia nella comprensione della natura dei suoi poteri che in tante altre occasioni. Completa il triangolo Kamran (Rish Shah), nuovo arrivato a scuola e cotta di Kamala, che rimane immediatamente folgorata dalla sua avvenenza (soprattutto durante una scena che cita dichiaratamente l’iconico momento della piscina di Phoebe Cates in Fuori di testa). Il gentile Kamran, che arriverà a ricambiare i sentimenti della ragazza, è purtroppo il figlio di Najma (Nimra Bucha), leader dei Clandestini, di cui parleremo in seguito.
La famiglia e la comunità sono importanti
Incomprensioni e contrasti in famiglia, nello specifico con i genitori, sono all’ordine del giorno durante l’adolescenza. Kamala non fa eccezione, sempre pronta a dare preoccupazioni al padre Yusuf (Mohan Kapur) e, soprattutto, alla madre Muneeba (Zenobia Shroff), con cui ha un rapporto fortemente conflittuale. Non riescono a capire l’interesse smodato della figlia per i supereroi; i due si preoccupano che questo continuo fantasticare possa compromettere il raggiungimento degli obiettivi di vita che si sono prefigurati per lei. Una brava ragazza pakistana, che spera un giorno di sposarsi, non dovrebbe buttare il suo tempo andando all’AvengerCon per partecipare ad una gara di cosplay. Le incomprensioni, naturalmente, si accentuano con il manifestarsi dei poteri; i signori Khan avvertono che la figlia gli sta nascondendo qualcosa, solo non riescono a capire cosa e perché. Una volta compresa l’entità dei problemi di Kamala, Muneeba e Yusuf la supporteranno totalmente nel suo ruolo di eroina, dando alla figlia, nell’ultimo episodio, sia l’iconico costume che il nome di battaglia Ms. Marvel.
Il ruolo di mediatore tra Kamala e i genitori è spesso rivestito da Aamir (Saagar Shaikh), fratello maggiore della nostra protagonista. Aamir è il figlio preferito: quello responsabile e che segue i dettami della religione, nonostante in passato abbia avuto una fase goth. Sta per sposarsi con Tyesha (Travina Springer); le celebrazioni del matrimonio dei due occupano larga parte del terzo episodio. Una festa sfarzosa, con tanto di balli e coreografie in puro stile Bollywood, uno dei diversi momenti pregni di cultura indo-pakistana della serie (vengono citati cult del cinema indiano come Baazigar).
Ms. Marvel mette al centro la comunità etnico-culturale della sua protagonista, non limitandosi alla sua famiglia, ma dando spazio anche a figure di contorno come l’imam Sheikh Abdullah (Laith Nakli) e il venditore di cibo halal Najaf (Azhar Usman). Larga parte dei primi episodi è dedicata al racconto della quotidianità della comunità pakistana di Jersey City: i venerdì di preghiera alla moschea, i festeggiamenti dell’Eid al-Adha (è durante questa celebrazione che Kamala compie uno dei suoi primi atti eroici: il salvataggio di un bambino scivolato dalla balconata del tempio). Un contesto dove spicca la figura dell’amica Nakia (Yasmeen Fletcher), determinata ragazza con l’hijab, che difende con orgoglio la sua cultura e le sue origini (“Passiamo sei settimane sull’antica Roma… e sei minuti sull’antica Persia. La storia è scritta dagli oppressori”). Nakia si candida al consiglio della moschea, istituzione quasi esclusivamente composta da uomini anziani, per cambiare le cose; prima di tutto, migliorare le condizioni della sezione del tempio riservata alle donne, in stato di grave degrado.
Temi come il pregiudizio e il sospetto, parlando della comunità pakistano-americana, trovano naturalmente spazio in diversi episodi di Ms. Marvel. L’agente della Damage Control Sadie Deever (Alysia Reiner) – mandata a Jersey City sulle tracce della misteriosa ragazza mascherata, ripresa mentre manifestava i suoi poteri – non si fa scrupoli a perquisire la moschea, mostrando un atteggiamento piuttosto sprezzante. Deever arriva ad affermare, durante il sesto episodio: “Ecco cosa succede se le persone sbagliate ottengono poteri”, sottintendendo i musulmani, anche se, per evitare imbarazzi con un sottoposto, dirà di riferirsi agli adolescenti.
Le origini di Ms. Marvel sono legate al passato
Nei fumetti, i poteri di Kamala sono conseguenza del maxi evento Marvel “Infinity“, dove le Nebbie Terrigene si diffondono per tutto il mondo, risvegliando le innate abilità inumane in diverse persone. Qui è un antico bracciale, spedito a Kamala dalla nonna Sana (Samina Ahmad), a sbloccare le capacità della ragazza. Le origini di queste abilità, nella serie tv, non sono inumane, ma derivanti dalla bis-nonna di Kamala, Aisha (Mehwish Hayat), misteriosamente scomparsa durante l’infame Partizione dell’India. L’origine dei poteri di Ms. Marvel, infatti, sono qui occasione per raccontare quel capitolo buio della storia dell’India e del Pakistan. Nel 1947, dopo la dichiarazione di indipendenza dall’impero coloniale britannico, il subcontinente indiano venne diviso in due stati: l’India, a maggioranza induista, e il Pakistan, a maggioranza musulmana. La Partizione scatenò delle vere e proprie persecuzioni nei confronti dei cittadini indiani di fede islamica, causando un disperato esodo verso il Pakistan. Nel caos di questa fuga disperata, tra violenza e morte, molte famiglie furono divise, perdendo totalmente traccia di alcuni dei loro membri.
Il contesto storico della Partizione si mescola con la fantasia dell’universo Marvel. Aisha, infatti, è una dei Clandestini, esseri longevi dotati di straordinari poteri provenienti dalla dimensione parallela del Noor (dopo Loki e Doctor Strange nel Multiverso della Follia, gli universi alternativi continuano ad essere al centro della Fase 4 del MCU). Il bracciale serve ai Clandestini per tornare alla loro dimensione, da cui sono stati esiliati, ma rompere la barriera che divide i due mondi causerebbe la distruzione del nostro. Per questo Aisha – nel mentre innamoratasi dell’umano Hasan (Fawad Khan), con cui ha avuto la figlia Sana, la nonna di Kamala – decide di tradire i suoi compagni e di nascondere il pericoloso oggetto, convincendo il marito a scappare dall’India al Pakistan. Proprio a causa di questa sua scelta, viene uccisa da Najma durante il tentativo di fuga verso Karachi, riuscendo però ad affidare il bracciale alla figlioletta, con l’aiuto di una Kamala che ha viaggiato indietro nel tempo.
Quale futuro attende Ms. Marvel?
Come abbiamo visto, non conosciamo ancora appieno tutte le potenzialità del bracciale di Ms. Marvel, capace di trasportare la supereroina nel tempo, ma anche nello spazio. Durante la scena post-credit dell’ultimo episodio, come sopra accennato, la ragazza viene teletrasportata via dalla sua stanza e sostituita dalla sua beniamina Captain Marvel. Probabilmente questo avvenimento si riallaccerà al film The Marvels, la cui uscita è programmata per il 28 luglio 2023 negli USA, in cui vedremo le due eroine combattere fianco a fianco. Nella pellicola è previsto anche il ritorno dell’ex direttore dello S.H.I.E.L.D. Nick Fury (Samuel L. Jackson) e di Monica Rambeau (Teyonah Parris), personaggio introdotto nella serie WandaVision.
Altra importante rivelazione del sesto episodio è quella fatta da Bruno a Kamala: esaminando il suo DNA, il ragazzo ha scoperto che lei è l’unica della sua famiglia in possesso di abilità speciali latenti, tutto questo per via di una strana mutazione nel suo codice genetico. Subito dopo che Bruno pronuncia questa battuta, ci viene fornito un suggerimento extradiegetico: viene accennato in colonna sonora il tema del celebre cartone animato degli X-Men degli anni ’90. Una trovata musicale simile era già stata utilizzata nel recente Doctor Strange nel Multiverso della Follia, nella scena in cui il Professor Xavier (Patrick Stewart) veniva rivelato come uno dei membri degli Illuminati di Terra-838. I poteri di Ms. Marvel, quindi, nell’universo cinematografico sembrerebbero essere di origine mutante. Che sia un altro segnale dell’imminente arrivo degli X-Men nel MCU? Magari i famosi personaggi, creati da Stan Lee e Jack Kirby, entreranno nell’universo principale proprio attraverso la dimensione del Noor legata a Ms. Marvel.