sabato, Settembre 14, 2024
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Free Guy – Eroe per gioco, recensione del film con Ryan Reynolds

La recensione di Free Guy – Eroe per gioco, action comedy diretta da Shawn Levy e interpretata da Ryan Reynolds. Dall’11 agosto al cinema.

Free Guy – Eroe per gioco è la nuova action comedy ultra tecnologica diretta da Shawn Levy (la trilogia di Una notte al museo, Real Steel, ma anche la produzione di Stranger Things e la piccola indie dramedy This Is Where I Leave You) e con protagonista un mattatore assoluto come Ryan Reynolds (Deadpool, ma anche Come ti ammazzo il bodyguard con il suo atteso sequel), sempre più convincente nei ruoli più ironici e dissacranti, soprattutto in prodotti mainstream che altrimenti rischierebbero di brillare in modo diverso senza la sua luminosa stella. Accanto all’attore canadese, una serie di ottimi comprimari come Taika Waititi (visto recentemente nel The Suicide Squad firmato da James Gunn), Jodie Comer (l’atteso The Last Duel), Joe Keery (già volto dell’universo Stranger Things), Lil Rel Howery e Utkarsh Ambudkar. Il film, con la sua dose di azione ipercinetica e di adrenalina, sarà disponibile in tutte le sale italiane dall’11 agosto.

In Free Guy – Eroe per gioco, un impiegato di banca vive ogni giorno una routine monotona in un mondo che è però alla deriva, tra rapine, esplosioni e follie di ogni genere che non sembrano scuotere da vicino la sua tranquillità. Almeno finché non scopre, accidentalmente, di essere un Personaggio Non Giocante (PNG) all’interno di un videogioco open world: una notizia che lo sconvolge, ma non tanto come quella che preannuncia la distruzione di Free City, la sua città, il suo mondo, ad opera di un avido creatore di videogiochi. Solo a questo punto Guy decide di diventare l’eroe della propria storia, riscrivendo il suo personaggio e salvando la sua realtà… prima che sia troppo tardi.

Free Guy – Eroe per gioco è un divertissement creativo, fresco, a misura d’estate ma soprattutto di sala cinematografica: un film da vedere rigorosamente sul grande schermo, per la sua capacità di mescolare insieme l’azione da blockbuster, l’intrattenimento divertente e una vena più profonda, a tratti malinconica, che squarcia il velo irreale (e virtuale) che troppo spesso avvolge la nostra realtà. In un mondo nel quale il confine tra reale e irreale, fake e non, è spesso troppo sfumato o addirittura inesistente, ci pensa un eroe qualunque – campione di normalità e aurea mediocritas – a ristabilire gli equilibri, giocando nel migliore dei modi le carte di una sceneggiatura “pericolosa”, che correva il rischio di scivolare lentamente in un concentrato di banalità e luoghi comuni, un pedante “già visto” senza personalità.

Strizzando l’occhio a prodotti mainstream che hanno segnato la storia del cinema e ad altri grandi cult, Levy ha portato sul grande schermo una storia che trova nella propria tagline l’essenza ultima del suo tema: “C’è un piccolo eroe dentro ognuno di noi”. Questo perché Guy – nomen omen – è un uomo qualunque, un personaggio medio che si aggira sul palcoscenico della vita senza mai esserne veramente protagonista, ma solo comprimario. Un uomo condannato ad essere un’eterna spalla comica, uno sparring partner del protagonista, una ballerina di quarta fila che non assaporerà mai le luci della ribalta. Ed è un piacevole ossimoro vedere come, nei panni di questo personaggio, ci sia un attore come Ryan Reynolds, capace di avere una verve incontenibile – ed esplosiva – ingabbiata in un appeal da eterno bravo ragazzo della porta accanto, sorriso smagliante e faccia pulita. Già grazie al franchise di Deadpool Reynolds ha confermato le proprie capacità, dimostrando di poter essere l’attore giusto nel ruolo – ma soprattutto nel film – giusto.

La premessa di Free Guy – Eroe per gioco non è tra le più originali, ed è stata esplorata nella storia del cinema innumerevoli volte, declinando i risultati attraverso differenti generi e considerazioni; anche gli spunti di partenza e le “strizzate d’occhio” disseminati nel corso del film non sono tra i più originali, generando così nel pubblico un istinto da “caccia al tesoro”, coinvolgendo tutti alla ricerca della citazione perduta: dalla trilogia di Matrix passando per The LEGO Movie, i film del MCU, Ricomincio da capo, Ready Player One, The Truman Show, lo sci-fi nostrano (e atipico) diretto da Gabriele Salvatores Nirvana fino alla atmosfere videoludiche di Fortnite o The Sims, Free Guy è derivativo quanto basta per aggiornare queste premesse, innalzandole a un livello completamente diverso, alzando la posta in gioco dei personaggi protagonisti.

Perché la vera differenza passa nella consapevolezza di cui è dotato ognuno di loro, nella rilettura in chiave moderna – e 3.0 – del classico Cogito Ergo Sum cartesiano: Guy esiste perché è capace di pensare, di sentire e provare emozioni e sensazioni, a discapito della sua condizione di Personaggio non Giocante; come molti spettatori nella vita di tutti i giorni, Guy inizia così un viaggio di consapevolezza all’interno del proprio Io e di un mondo che è una proiezione di se stesso, una proiezione talmente sofisticata da essere frutto di codici, algoritmi e programmi. Ma l’essenza della sua missione rimane sempre la stessa: smettere di essere un tipo qualunque e diventare finalmente qualcuno, un qualcuno capace di prendere iniziative importanti diventando il capitano della propria nave.

Free Guy – Eroe per gioco gioca con un’estetica da videogame colorata, videoludica, ipertestuale e accattivante, facendo immergere lo spettatore in una realtà dove tutto è possibile quanto plausibile: l’azione ben coreografata permette così di poter dare ritmo alle scene che si susseguono, creando un tempo incalzante della narrazione e una continua “gioia retinica” per gli occhi. Se alla sontuosa ricostruzione si abbina anche una ricerca psicologica più approfondita condotta sui characters (considerando soprattutto che ci troviamo in un ambito mainstream), il risultato è un dirompente prodotto finale per tutti che non deluderà le aspettative, anzi, permetterà ad ognuno di trovare spunti di riflessione – o di evasione – man mano che si superano i singoli livelli della narrazione, nel corso della visione collettiva in sala.

Guarda il trailer ufficiale di Free Guy – Eroe per gioco

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Free Guy – Eroe per gioco è un divertissement creativo, fresco, a misura d’estate ma soprattutto di sala cinematografica: un film da vedere rigorosamente sul grande schermo, per la sua capacità di mescolare insieme l’azione da blockbuster, l’intrattenimento divertente e una vena più profonda, a tratti malinconica, che squarcia il velo irreale (e virtuale) che troppo spesso avvolge la nostra realtà.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Free Guy – Eroe per gioco è un divertissement creativo, fresco, a misura d’estate ma soprattutto di sala cinematografica: un film da vedere rigorosamente sul grande schermo, per la sua capacità di mescolare insieme l’azione da blockbuster, l’intrattenimento divertente e una vena più profonda, a tratti malinconica, che squarcia il velo irreale (e virtuale) che troppo spesso avvolge la nostra realtà.Free Guy - Eroe per gioco, recensione del film con Ryan Reynolds