Articolo a cura di Joseph Crisafulli
C’è un vecchio detto che recita: “Non è importante la destinazione, quel che conta davvero è il viaggio”. Questa massima è alla base di ogni racconto letterario o cinematografico che sia; qualcuno potrebbe contraddirci, spiegando che conta anche, per alcuni soprattutto, la destinazione e il finale. Queste persone che ci contraddirebbero sono le stesse che giudicano un’opera soprattutto dal finale. Ovviamente abbiamo generalizzato, ma in linea di massima c’è chi perdona un brutto finale se il viaggio è davvero interessante, e chi invece non transige.
La sceneggiatura originale è di Jon Spaihts, che ha firmato lo script del film L’Ora Nera ed ha collaborato alla stesura di Prometheus e del più recente Doctor Strange. Al timone invece c’è il regista norvegese Morten Tyldum, già candidato alla regia agli Oscar 2015 con il suo The Imitation Game. I protagonisti di questa traversata sono i due amatissimi attori sex symbol Chris Pratt e Jennifer Lawrence. Bagagli in mano e si parte.
In un futuro prossimo, gli abitanti della Terra hanno iniziato ad abitare nuovi pianeti trasformandoli in colonie. L’astronave Avalon trasporta più di 5000 persone in un viaggio di circa 120 anni verso la colonia di Homestead II. I passeggeri per sopravvivere sono inseriti in culle criogeniche che si apriranno solo quando l’astronave si troverà in prossimità della colonia; i comandi vengono lasciati tutti in mano all’intelligenza artificiale. La culla di Jim Preston (Pratt) si apre improvvisamente quando mancano ancora circa 90 anni all’arrivo. Jim si ritrova da solo, in un viaggio che sembra non lo porterà mai vivo ad una destinazione.
Le premesse gettate dalla sceneggiatura di Spaihts sono estremamente interessanti. Passengers infatti, fin da subito, ci appare come un prodotto di buona fantascienza classica. Il regista calca decisamente (sia nel primo, ma soprattutto nel secondo atto) sui rapporti umani e sentimentali che si instaurano tra i due protagonisti. Il lungometraggio però pecca, soprattutto nella parte finale, di una tracotante ingenuità.
Se durante i due terzi del film riusciamo, chi più chi meno, a sospendere la nostra incredulità, nel terzo atto siamo messi a dura prova dal susseguirsi di eventi che ci fanno storcere il naso in maniera eccessiva. Inoltre, se il buon Chris Pratt riesce a portare a casa la sua interpretazione, Jennifer Lawrence è purtroppo un pochino sotto la media del suo standard interpretativo, il che mina non poco la buona riuscita del film.
Passengers si muove inoltre su filoni già abbastanza battuti e non è facile non accostarlo parzialmente a film come Gravity o addirittura Titanic. Un blockbuster che tenta, forse senza troppe pretese, di accostarsi a grandi classici, ci fa fare un viaggio per lo più piacevole, ma poi ci molla bruscamente in una destinazione non affatto brillante. Quindi, alla fine del film, la domanda sorgerà inevitabile: è più importante il viaggio o la destinazione?