venerdì, Settembre 29, 2023
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Esterno Notte, recensione dell’opera di Marco Bellocchio

La recensione di Esterno Notte, l'opera di Marco Bellocchio che arriverà come film nelle sale in due parti, la prima dal 18 maggio, la seconda dal 9 giugno.

Esterno Notte è il titolo dell’ultima, titanica, fatica di un maestro del cinema come Marco Bellocchio, che torna sui grandi (e piccoli) schermi con quest’opera che ripercorre il dramma del sequestro dell’onorevole Aldo Moro, portando di nuovo in vita quei drammatici mesi che precedettero la sua morte e la fine di un’intera epoca. Protagonisti, diversi attori simbolo del nostro cinema italiano: Fabrizio Gifuni, Toni Servillo (visto di recente in Qui rido ioÈ stata la mano di Dio), Margherita Buy, Gigio Alberti, Fausto Russo Alesi e Gabriel Montesi (visto di recente nella serie Sky Christian). L’ultima fatica di Bellocchio, presentata al Festival di Cannes nella sezione Première, approderà come film nelle sale in due parti, la prima dal 18 maggio mentre la seconda dal 9 giugno; invece, solo nell’autunno 2022 sarà trasmessa nell’originale formato seriale su Rai 1.

1978: L’Italia è dilaniata da una guerra civile, che vede schierate da una parte le Brigate Rosse (la principale organizzazione armata di estrema sinistra) e dall’altra lo Stato. Violenza di piazza, rapimenti, gambizzazioni, scontri a fuoco, attentati sono all’ordine del giorno, e per la prima volta in un paese occidentale sta per insediarsi un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI), pronto ad una storica alleanza con la Democrazia Cristiana (DC). Aldo Moro, il Presidente della DC, è il principale fautore di questo accordo ma, proprio nel giorno dell’insediamento del governo – il 16 marzo 1978 – sulla strada che lo porta in Parlamento, Aldo Moro viene rapito con un agguato che ne annienta l’intera scorta. È un attacco diretto al cuore dello Stato: la sua prigionia durerà cinquantacinque giorni, scanditi dalle lettere di Moro e dai comunicati dei brigatisti. Cinquantacinque giorni di speranza, paura, trattative, fallimenti, buone intenzioni e cattive azioni, al termine dei quali il suo cadavere verrà abbandonato in un’automobile nel pieno centro di Roma, esattamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI.

Magniloquente, immaginifica e meticolosa fin nei dettagli più infinitesimali, Esterno Notte è un’opera preziosa quanto un arazzo tessuto con i fili della Storia, pronto a ricreare uno dei capitoli più cruciali della vita politica italiana intrecciando le varie vicende che hanno visto protagonisti gli “attori” più importanti della scena socio-culturale-economica del XX Secolo. Attori volontari e involontari, colleghi, uomini politici, statisti, amici, e poi ancora madri, mogli, figli, terroristi, ribelli e anarchici; spettatori che sono passati dall’altro lato della macchina da presa (sempre della Storia), rubando la scena in modo volontario quanto involontario, accidentale, vittime delle crudeli scelte del Fato. Una narrazione sulla quale sembra aleggiare il peso del dramma greco, ineluttabile ed epico, con il tragico destino che attende ogni personaggio coinvolto, senza risparmiare nessuno; ma un destino in parte prevedibile, evocato attraverso sogni, visioni, incubi e segni che ne determinano gli esiti pur cogliendo quasi “di sorpresa” gli ignari protagonisti.

La notte, suggerita già nel titolo, definisce l’atmosfera del racconto plasmandone i toni e le voci, costruendolo attraverso una serie di immagini metaforiche che incarnano tanto il silenzio dei pensieri inespressi quanto l’inevitabilità di un futuro già scritto, il finale di una storia che lo spettatore conosce fin troppo bene ma che è ancora una volta interessato a sentir raccontare da un punto di vista completamente inedito. Perché Bellocchio sceglie l’intimità delle piccole cose per raccontare la grande Storia, mettendo al centro della narrazione i dettagli e i particolari che, meglio di tante parole superflue, descrivono i personaggi identificandoli attraverso la qualità delle loro azioni e delle loro scelte. La visione che ci restituisce, sullo schermo, è quella di grandi nomi che all’improvviso perdono la loro aura di “sacralità laica”, smettendo di colpo di essere figurine in un annuario e trasformandosi in persone, esseri umani tridimensionali e disegnati da tagli di luci ed ombre.

Fabrizio Gifuni è Aldo Moro in Esterno Notte. Foto di Anna Camerlingo.

Bellocchio, già attraverso Buongiorno, notte aveva provato a fornire la sua versione dei fatti, una narrazione puramente cinematografica su eventi che, perfino ricostruiti nel dettaglio, non arriveremo mai a conoscere veramente; con Esterno Notte riprende la tematica di quella narrazione ma ampliandola, arricchendola di un ventaglio di personaggi tale da trasformarla in un racconto corale, nel quale perfino i punti di vista si moltiplicano fino ad intersecarsi tra loro. Seguendo involontariamente la lezione di Kurosawa impartita con Rashomon, Bellocchio frammenta la narrazione degli stessi, significativi, eventi in sei capitoli che scavano nel privato (e nelle emozioni) delle parti coinvolte nell’evento, passando dagli intrighi dei palazzi del potere fino ai dubbi morali che dilaniano il Papa, senza dimenticare l’infinito dramma che serpeggia all’interno dell’irriducibile famiglia Moro.

Esterno Notte è la dettagliata – e lenta – discesa nel cuore di tenebra della Storia, che sfrutta la coralità per narrare l’ovvio attraverso una lente diversa, pronta a confondersi con quella meccanica della MdP e del regista stesso. Il cinema è onnipresente, Bellocchio lo trascina nel forsennato (e malinconico) valzer che ha orchestrato citandone la versione sperimentale delle avanguardie anni ’70, i generi cari alla New Hollywood (compaiono, infatti, frammenti de Il mucchio selvaggio di Peckinpah) e alla nostra industria audiovisiva, con il nome di Gian Maria Volonté che fa capolino tra parole, gesti e grandi eventi. Il risultato è un cortocircuito che investe tanto lo schermo d’argento quanto la stessa sceneggiatura, che si fa meta-cinematografica, occhieggia a canoni di vario genere e contamina la versione della Storia narrata dai singoli, che acquista sfumature ogni volta diverse.

Così Francesco Cossiga (Fausto Russo Alesi) si ritrova immerso nelle atmosfere distopiche de La conversazione di Coppola; la famiglia di Moro vive sul filo sottile il dramma borghese della cronaca, i terroristi sono gli involontari protagonisti di un western senza né vincitori, né vinti e il Papa (Paolo VI, nei cui panni si cala Toni Servillo) ha visioni ricorrenti, nelle quali Aldo Moro lo statista diventa figura cristologica e Agnus Dei della politica. E su ogni versione aleggiano spettri, fantasmi (dei vivi) che si muovono tra le scene notturne, anime in pena che attraversano il buio e la tempesta, agitate da dubbi e dilaniate da tormenti. La perfetta incarnazione rappresentata dall’Aldo Moro di un gigantesco Fabrizio Gifuni, memento mori per i vivi dei drammatici fallimenti di un’intera stagione.

Guarda il trailer ufficiale di Esterno Notte

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Magniloquente, immaginifica e meticolosa fin nei dettagli più infinitesimali, Esterno Notte è un'opera preziosa quanto un arazzo tessuto con i fili della Storia, pronto a ricreare uno dei capitoli più cruciali della vita politica italiana intrecciando le varie vicende che hanno visto protagonisti gli “attori” più importanti della scena socio-culturale-economica del XX Secolo.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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