Shining Girls è la nuova serie thriller di Apple TV+ con protagonista Elisabeth Moss (The Handmaid’s Tale, L’uomo invisibile), disponibile sulla piattaforma di streaming dal 29 aprile (dopo il rilascio dei primi tre episodi, i restanti cinque seguiranno la formula d’uscita settimanale). Co-prodotta da Love & Squalor Pictures, casa di produzione dell’attrice, insieme ad Appian Way Productions di Leonardo DiCaprio, la serie è stata creata da Silka Luisa (supervising producer del recente show basato sul videogioco Halo). I primi due episodi sono stati diretti da Michelle MacLaren, precedentemente dietro la macchina da presa in produzioni del calibro di Breaking Bad e Game of Thrones.
La trama, ispirata al romanzo del 2013 di Lauren Beukes “The Shining Girls”, segue le vicende di Kirby Mazrachi (Moss), sopravvissuta, sei anni prima, al brutale attacco di uno sconosciuto assalitore, ancora a piede libero. Da quella esperienza quasi fatale, la realtà intorno alla ragazza è in continuo mutamento. A volte le alterazioni sono minime, come ritrovarsi in casa un cane al posto del gatto, o scoprire che la sua scrivania al lavoro non è più la stessa; altre volte si tratta di grossi cambiamenti, di quelli che ti possono sconvolgere la vita, come ritrovarsi da single a sposata con il collega Marcus (Chris Chalk).
Una costante è il suo lavoro di archivista presso il Sun Times (la sua storia, qui più centrale rispetto al libro, è ambientata a Chicago nei primi anni ’90). Quando viene ritrovato il cadavere di una giovane donna nelle fogne, con ferite identiche alle sue, ma questa volta fatali, Kirby unisce le sue forze con il reporter Dan Velazquez (Wagner Moura) per investigare sul caso. I due scopriranno una catena di omicidi, con improbabili collegamenti attraverso varie decadi, ad opera del misterioso Harper (interpretato brillantemente da Jamie Bell; l’ex Billy Elliot è perfetto nel ruolo dell’inquietante serial killer).
Elisabeth Moss, come sempre, è davvero intensa e attenta a sottolineare ogni minimo cambiamento di umore del suo personaggio. Un’ottima interprete, misurata quanto basta nel non caricare eccessivamente una parte che poteva facilmente scadere oltremisura nel melodrammatico. Una performance notevole e sfumata che rende la protagonista, con le sue reazioni, più interessante dell’indagine stessa; Shining Girls funziona più come studio sul personaggio che come vero e proprio mystery thriller (probabilmente, il fatto che lo spettatore sia sempre un passo avanti ai protagonisti, contribuisce a questa sensazione).
La costante riscoperta e accettazione di Kirby di un mondo che cambia costantemente intorno a lei, senza preavviso e senza controllo, è sicuramente l’aspetto più interessante dell’opera. Un elemento che potrebbe essere visto anche come metafora dei risultati profondi e persistenti del trauma su una vittima di aggressione. Vivere una vita improvvisamente piena di incognite, dove anche il familiare diventa ignoto e spaventoso, è una sensazione sicuramente nota a chiunque abbia subito una violenza simile a quella della protagonista.
Shining Girls ci trasporta con efficacia in una realtà instabile, continuamente in mutamento, mentre l’indagine, a causa di questi “inconvenienti temporali”, fa due passi avanti e uno indietro. Un espediente fantascientifico efficace, soprattutto negli effetti che ha sul privato della protagonista e sulle sue relazioni interpersonali, ma che fa cadere in secondo piano il meno interessante lato thriller della vicenda.