A quattro anni di distanza The Place, Paolo Genovese torna al cinema e adatta un suo romanzo, come era già successo con Tutta colpa di Freud. In realtà, di anni ne sarebbero trascorsi di meno, se non ci fosse stato il Covid: Supereroi – questo il titolo della nuova fatica del regista e sceneggiatore romano – è stato infatti girato nel 2019, ma è rimasto “congelato” a causa della pandemia. Ora è finalmente riuscito a farsi strada verso il grande schermo, pronto a debuttare nelle sale a partire dal 23 dicembre, giusto in tempo per Natale.
Supereroi, ambientato principalmente a Milano (nonostante la mappa della relazione tra i due protagonisti tocchi anche luoghi come Marrakech, il lago di Como, Lucca, Copenaghen e Ponza), segue la storia d’amore di Anna e Marco: quando si incontrano la prima volta, mentre cercano riparo dalla pioggia incessante, lei è un’aspirante fumettista dal carattere dinamico e impulsivo, contraria ad ogni tipo di convenzione, mentre lui è un professore di fisica piuttosto inquadrato, convinto che alla base di ogni evento ci sia una spiegazione. Si rivedono e finiscono a letto insieme. Da quel momento, il loro destino sembra essere quello di restare insieme, nonostante tutte le avversità. Riusciranno i nostri (super) eroi a resistere al tempo che passa e ad amarsi davvero per tutta la vita?
Genovese è sempre stato un regista di commedie. Tuttavia, a partire da Perfetti sconosciuti – il suo più grande successo -, il genere che ha decretato la sua fortuna è stato contaminato da altro, nello specifico dal dramma. Certo, non abbiamo a che fare con le contaminazioni del noir che avevano caratterizzato il sopracitato The Place. Eppure, questo nuovo Supereroi sembra palesare una volontà ben specifica: lasciarsi alle spalle un mondo per abbracciare territori inesplorati, vale a dire mettere da parte la commedia per raccontare una dramma sentimentale in piena regola, fare leva più sulle emozioni e meno sulla risata (di cuore o amara che sia).
Per farlo, Genovese si serve dei sodali Paolo Costella e Rolando Ravello (con cui aveva già scritto proprio Perfetti sconosciuti). Squadra che vince non si cambia, direbbe qualcuno. Ma basterà? Le sensazioni di fronte al risultato finale, in questo caso, sono decisamente più contrastanti. Supereroi è di fatto un film che racconta di una coppia e della loro relazione, ma la verità è che i veri protagonisti non sono i personaggi di Anna e Marco (rispettivamente Jasmine Trinca e Alessandro Borghi, alla loro terza collaborazione dopo Fortunata e Sulla mia pelle), bensì il nemico più grande dell’essere umano, quello contro cui ognuno di noi combatte quotidianamente senza neanche accorgersene: il tempo.
Genovese, Ravello e Costella analizzano l’epopea sentimentale dei due protagonisti da un punto di vista assai preciso: quello del tempo che passa e che, inesorabilmente, travolge e cambia ogni cosa, anche quei rapporti e quei legami all’apparenza indistruttibili. Muovendosi in modo del tutto arbitrario tra passato e presente, gli sceneggiatori alternano 20 anni della storia di Anna e Marco, mettendo a confronto la loro vita di un tempo con quella di oggi, a voler dimostrare come le coppie vivono e reagiscono alle stesse situazioni in periodo diversi della loro vita insieme.
Ma si sa, il tempo è nemico non solo del singolo, ma anche e soprattutto delle relazioni: può avere potere salvifico, ma anche distruttivo. Tutto dipende dal modo in cui gli permettiamo di cambiare le nostre abitudini e i nostri modi di fare, non solo in relazione a noi stessi, ma anche al nostro partner. Genovese pone lo spettatore di fronte ad un vero e proprio gioco di specchi, in cui Anna e Marco non fanno altre che riflettere su loro stessi e sulla loro storia, cercando incessantemente di dimostrare di essere dei veri supereroi, capaci di resistere ai litigi, alla noia, ai tradimenti, tanto alle gioie quanto ai dolori; di essere l’eccezione alla regola in un mondo in cui restare insieme sembra essere diventata ormai un’utopia.
Purtroppo, però, non tutto sembra essere coerente e coeso all’interno della visione contorta e non lineare che Genovese ha dei rapporti di coppia in grado di resistere allo scorrere implacabile e spietato degli anni. E il risultato è che Supereroi si perde mille volte, al pari dei suoi protagonisti, in una formula già rodata, in una scrittura che non lascia mai davvero il segno, in personaggi resi inafferrabili da interpretazioni a tratti spente e in una storia che fatica veramente a coinvolgere, sospesa in bilico tra una dimensione terrena ed una timorosamente fumettistica.