The Place è il titolo del nuovo, attesissimo, film di Paolo Genovese, evento di chiusura speciale a RomaFF12.
Dopo il successo di Perfetti Sconosciuti Genovese torna a dirigere un cast corale popolato da alcuni dei migliori attori italiani in circolazione: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Sabrina Ferilli, Vinicio Marchioni, Silvia D’Amico, Giulia Lazzarini, Vittoria Puccini, Alba Rohrwacher, Rocco Papaleo, Alessandro Borghi e Silvio Muccino, tutti coinvolti in una babelica vicenda che intreccia storie, volti e persone intorno a una domanda cruciale: cosa si è disposti a fare per ottenere ciò che si vuole?
The Place è inafferrabile nella propria complessità, pronto ad attraversare trasversalmente diverse tipologie cinematografiche diverse, dal noir al realismo magico fino al drama e alla black comedy
Un misterioso uomo siede sempre dietro lo stesso tavolino di un diner chiamato The Place che sorge all’incrocio di due strade. Quest’uomo è in grado di esaudire i desideri di otto avventori, in cambio di alcuni compiti che dovranno svolgere per lui. Quanto saranno, appunto, disposti a spingersi pur di realizzare i propri desideri, anche a costo di valicare i concetti stessi di bene e male?
Genovese ha costruito soprattutto l’ultima parte della propria carriera intorno a racconti complessi caratterizzati da una pluralità di voci: ogni personaggio garantisce uno specifico punto di vista legato al messaggio del film, che mai come in questo caso è complesso e pronto a sfiorare sfumature più dark e ambiziose rispetto alle tradizionali commedie. Senza dubbio The Place, tratto dalla serie tv americana The Booth at the End, si allontana con vigore dai canoni di genere ai quali gli spettatori sono abituati: il prodotto finale è inafferrabile nella propria complessità, pronto ad attraversare trasversalmente diverse tipologie cinematografiche diverse, dal noir al realismo magico fino al drama e alla black comedy.
The Place recensione del nuovo film di Paolo Genovese
L’integrità spaziale ferrea, che circoscrive l’intera azione dei 105’ intorno al tavolino di un diner, se da una parte imita le logiche teatrali creando una tensione sul “non visto”, su tutto ciò che non viene mostrato in scena ma che accade fuori scena e viene riportato dagli attori, pantocratori di mondi attraverso le loro stesse parole, dall’altra però corre il rischio di “impigrire” lo sguardo di chi guarda, suscitando nello spettatore una sensazione di claustrofobia.
Oltre al gusto da kammerspiel post-moderno declinato in sala italiana, The Place trova soprattutto i propri punti di forza nelle variegate interpretazioni e nell’alone di mistero che lo avvolge: Genovese e la co-sceneggiatrice Isabella Aguilar conoscono evidentemente molto bene vita, morte e miracoli dei personaggi da loro adattati e creati, ma evitano di svelare tropo allo spettatore, che si limita a scoprire tutto lentamente, stupendosi insieme ai personaggi delle situazioni e delle coincidenze. Coincidenze che non sono mai tali, ma frutto dei patti stipulati dal misterioso Uomo.
L’Uomo interpretato da Valerio Mastandrea va “al di là del bene e del male”: l’Uomo è una sorta di Genio benefico, una voce delle coscienze tormentate dei protagonisti, spinti ben oltre i propri limiti
L’Uomo del crocevia, in qualche modo un richiamo a vecchie leggende blues su figure diaboliche pronto a comprare anime in cambio del talento; eppure il personaggio interpretato da un calibrato Valerio Mastandrea va “al di là del bene e del male”: non è il diavolo pur stipulando patti faustiani; non è il Dio che tutto vede dell’Antico Testamento, forse nemmeno il Destino stesso pronto a tirare casualmente in aria i dadi, pur conoscendone già il risultato; l’Uomo è una sorta di Genio benefico, una voce delle coscienze tormentate dei protagonisti, spinti ben oltre i propri limiti.
Esseri umani più che umani, diversi tra loro per sesso, estrazione sociale, esigenze, desideri e necessità, ma tutti accomunati da un’unica certezza: cercare di capire cos’è che vogliono davvero, se ciò che desiderano vale davvero la pena di commettere azioni riprovevoli; Genovese alza la posta all’interno della propria stessa cinematografia con The Place, spingendo gli spettatori a compiere un viaggio dentro sé stessi, confrontandosi con la parte più oscura e nascosta dei propri desideri inconsci.