Mademoiselle Paradis, presentato nella selezione ufficiale della 12^ edizione della Festival del Cinema di Roma, è un lungometraggio di Barbara Albert, tratto dal successo editoriale Mesmerized di Alissa Walser.
Il film è ambientato a Vienna nel 1777 e racconta l’incontro tra Maria Theresia “Resi” Paradis (Maria Dragus), cieca dall’età di tre anni ma incredibile pianista, e il famigerato Dottor Mesmer (Devid Striesow), che tenterà di curarla. Tra una dimostrazione pubblica e l’altra, le cure di Mesmer sembrano quasi ridonare la vista alla ragazza che, quasi per una legge del contrappasso, perde la sua innata capacità al pianoforte.
Il lungometraggio ha l’aspetto di una coloratissima sinfonia, grazie anche alla fotografia firmata da Christine Maier
Il lungometraggio ha l’aspetto di una coloratissima sinfonia – grazie anche alla fotografia firmata da Christine Maier – piena di abiti lussuosi e parrucche ingombranti, riuscendo così a sottolineare l’antitesi tra la cecità della giovane Resi e un mondo che pare affondare le proprie radici solamente sull’apparire.
I personaggi che circondano Maria Theresia – in primis i suoi genitori – sono totalmente persi nella loro storia, incarnando perfettamente il ben pensare dell’epoca, pieno di interiezioni in francese e interesse per l’opinione pubblica.
Mademoiselle Paradis recensione del film di Barbara Albert
Per questo motivo, uno dei pregi di Mademoiselle Paradis è quello di riuscire a ricreare sullo schermo quello che, verosimilmente, sarebbe potuto accadere alla giovane pianista all’epoca, dando l’illusione di respirare realmente l’odore delle crinoline. In questo modo il film riesce a dare piena testimonianza alla memoria storica della vera Maria Theresia Paradis, pioniera della musica e fondatrice di una rinomata accademia musicale.
È interessante anche la ricostruzione dei metodi utilizzati da Franz Anton Mesmer: le sue strane macchine e i suoi movimenti simili a quelli di un prestigiatore descrivono l’essenza del suo metodo e lo rendono meno oscuro agli occhi dello spettatore.
Mademoiselle Paradis si presenta come una riflessione trans-storica sulla personalità del genere umano
La signorina Paradis capirà a sue spese quanto non sia facile accettarsi ed essere accettati in una società, non proprio così dissimile dalla nostra, in cui l’opinione altrui è tutto. La giovane incarna tutto quello che gli altri vorrebbero essere a tutto ciò che gli altri non accettano e la scelta se rimanere in una o nell’altra “sfera di opinioni” è il nodo etico fondamentale di tutto il film.
Mademoiselle Paradis si presenta quindi come una riflessione trans-storica sulla personalità del genere umano che focalizza la sua attenzione su un personaggio femminile poco conosciuto, una figura forte nella sua ovviamente apparente debolezza.