Dopo la vittoria all’ultima edizione del Sundance Film Festival, arriva in anteprima italiana alla 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma – e nelle nostre sale dal 31 ottobre -, La Diseducazione di Cameron Post (The Miseducation of Cameron Post), opera seconda della regista americana di origini iraniane Desiree Akhavan con protagonista Chloe Grace Moretz (Hugo Cabret, Sils Maria, Lo Sguardo di Satana – Carrie), sicuramente alle prese con uno dei ruoli più interessanti e maturi di tutta la sua carriera.
Tratto dall’omonimo romanzo di Emily M. Danforth (divenuto in patria un vero e proprio fenomeno di culto, edito in Italia da Rizzoli), il film è un indie a stelle e strisce in piena regola, ambientato nel 1993 in una cittadina del Montana. La giovane Cameron Post (Chloe Grace Moretz), dopo essere stata sorpresa in atteggiamenti intimi con una sua amica durante il ballo della scuola, viene spedita dalla sua famiglia a “God’s Promise”, un centro religioso che si pone come obiettivo – attraverso una terapia di conversione – quello di “guarire” i giovani dall’omosessualità. Insofferente ai dubbi metodi e alle regole del centro, Cameron e gli altri ragazzi della “comunità” riusciranno col tempo a riaffermare con orgoglio la propria identità.
La Diseducazione di Cameron Post affronta con profonda ironia e grandissimo acume un tema ancora attuale e controverso: quello delle cosidette “terapie riparative”, fondate dallo psicologo statunitense Joseph Nicolosi. Conosciute anche come “terapie di conversione”, queste fantomatiche cure hanno l’assurda pretesa di “riparare” le persone omosessuali, convertendo il loro orientamento sessuale e trasformandole nuovamente in eterosessuali. Nonostante alcuni stati abbiano dichiarato questa procedura come illegale, si tratta purtroppo di una realtà ancora ampiamente diffusa, e non solo in America.
La regista Desiree Akhavan realizza un bellissimo spaccato della gioventù americana colta nel passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta, quando si inizia a prendere consapevolezza non solo della proprio identità sessuale, ma anche e soprattutto della propria individualità come esseri umani. Il film è soprendentemente ricco di ironica, guidato da un gruppo di giovani attori intraprendenti nei panni di adorabili personaggi tutti ben delineati, ognuno con la propria storia, le proprie motivazioni e le proprie emozioni.
God’s Promise, il “centro di recupero” per giovani omessuali in cui è ambientata la stragrande maggioranza del film, si apre a scenario perfetto in cui prendersi gioco degli assurdi dettami che tengono in piedi una baracca mitomane costruita sulla tracotante convinzione che si nasca tutti eterosessuali e che l’omosessualità sia soltanto un peccato, una lasciva e torbida deviazione dell’animo, condizionata da fattori ambientali o da traumi familiari.
Ma non solo: il centro gestito dalla Dott.ssa Lydia Marsh (interpretata da una bravissima e al tempo stesso irritante Jennifer Ehle) è anche un limbo precario di riflessione e condivisione in cui riuscire a trasformare – grazie al supporto di chi vive e condivide il nostro stesso disagio – l’odio per se stessi in totale consapevolezza e accettazione.
Nei panni della protagonista Cameron, Chloe Grace Moretz incanta lo spettatore in tutta la sua freschezza e dolcezza: la ragazza non nega la propria sessualità, cercando sempre di donare agli altri la versione migliore di sé, anche quando chi la circonda è convinto di poterle inculcare che amare una persona dello stesso sesso è sbagliato.
La Diseducazione di Cameron Post (qui il trailer italiano ufficiale) è un film delicato e insieme graffiante, destinato a lasciare il segno grazie all’intelligenza e all’accortezza con cui mette in scena – in maniera lineare ma comunque convincente – una critica sociale non solo nei confronti delle etichette, ma anche e soprattutti nei confronti di tutti quegli sguardi sempre puntati sugli altri e mai rivolti verso noi stessi.