La tradizione vuole che quando si racconta una storia, si resti concentrati il più possibile sul protagonista della vicenda. È quindi molto raro (almeno nel mondo dell’animazione) imbattersi in un tipo di narrazione che sia in grado di dare voce non soltanto all’eroe o all’eroina di turno, ma anche a tutti i personaggi che ruotano attorno ad essi. Encanto, il 60° classico Disney, riesce a fare proprio questo: per quanto riconosca in Mirabel la protagonista della storia che si prefigge di raccontare, è capace allo stesso tempo di mettere in risalto tutti i personaggi che le gravitano intorno, ossia la sua grande, esuberante, straordinaria famiglia.
Il cuore pulsante di Encanto è, quindi, proprio questo: la famiglia, con i suoi affascinanti ma complicati rapporti. Attraverso la storia dei Madrigal, una famiglia che vive nascosta in un luogo incantato tra le montagne della Colombia, l’ultimo classico dei Walt Disney Studios si pone come obiettivo quello di raccontare le dinamiche quanto mai complesse e articolate che caratterizzano i rapporti tra i vari membri di una grande famiglia, cercando al tempo stesso di svelarne il funzionamento e di rispondere ad un importante quesito che, sempre nell’ottica delle relazioni familiari, apre ad una miriade di interpretazioni possibili: cosa succede quando sembra che le persone a cui siamo più legate – i nostri genitori, i nostri parenti – non riescano a comprenderci veramente?
A questa domanda, i filmmaker Jared Bush e Byron Howard (già dietro la realizzazione di Zootropolis), provano a dare una risposta portando sul grande schermo la meravigliosa storia di Mirabel, l’unico membro ordinario della straordinaria famiglia Madrigal: ordinario perché Mirabel è il solo componente della famiglia a non essere dotato di un potere unico (definito nel film “Talento”), donato dalla magia che circonda Encanto – la cittadina magica in cui è ambientato il film – a ogni bambino della famiglia Madrigal quando questi compie cinque anni, nel corso di una cerimonia speciale. Improvvisamente, però, la magia di Encanto rischia di scomparire per sempre: a quel punto, sarà proprio Mirabel a trovare un modo per riuscire a salvare l’eredità dei suoi cari, scoprendo finalmente non solo il suo valore intrinseco, ma anche il suo posto all’interno della sua magica famiglia.
Ci sono numerosi elementi che rendono Encanto un film unico nel suo genere: Bush e Howard, coadiuvati dall’aiuto della co-regista Charise Castro Smith, imbastiscono un racconto magico i cui personaggi risultano fortemente radicati nella realtà: l’elemento spirituale, straordinario, si rivela una bellissima cornice, ideale per mettere in scena eventi ed emozioni che aprono a riflessioni profonde e stratificate, quanto mai reali. Ogni personaggio della grande famiglia Madrigal è, infatti, consolidato all’interno di un immaginario più ampio, universale, estremamente vicino agli occhi (e al cuore) dello spettatore che osserva affascinato: quell’immaginario formato dalle nostre famiglie e da quelle degli altri; le famiglie in cui viviamo, quelle che conosciamo, basate su archetipi e caratteristiche che pare si tramandino non solo di generazione in generazione, ma anche di famiglia in famiglia, che ci fanno sentire uniti nel confronto, di certo più vicini gli uni altri altri.
La storia di Encanto, quindi, riesce a dare spazio ai vari membri della bizzarra ma autentica (perché riconoscibile) famiglia Madrigal, pur veicolando il suo messaggio più importante attraverso il personaggio di Mirabel, nella cui rappresentazione si cela un altro grande punto di forza del film, che a sua volta coincide con un altro grande passo avanti in termini di inclusività e diversità: Mirabel non è la classica principessa Disney a cui il canone, per lungo tempo, ci ha abituati; il suo aspetto fisico (il viso tondo, il naso grande, le sopracciglia folte), la sua insicurezza e i suoi modi di fare così impacciati, la rendono di fatto un’eroina dei nostri pazzi tempi moderni, in cui siamo costantemente sopraffatti dal bisogno di compiacere tutti e, soprattutto, di dimostrare il nostro valore. Quel desiderio di rivalsa che la spingerà a voler scoprire il suo “vero” potere e a farsi apprezzare dagli altri per chi è davvero, rende di fatto Mirabel un bellissimo personaggio nel quale è facile identificarsi, portavoce di un messaggio forte che riecheggia nelle crepe di una realtà ormai alterata (la nostra), in cui tendiamo a mostrarci agli altri per chi non siamo in realtà.
Come ci insegna il viaggio di Mirabel, il vero atto di coraggio è dunque rivelarsi a chi fa parte della nostra vita con i nostri pregi e i nostri difetti, senza nascondere quella parte più fragile e vulnerabile. Un pensiero assai nobile che la storia di Encanto riesce a far arrivare in maniera cristallina – secondo quella è che la ricca tradizione Disney – anche attraverso la musica e le canzoni, altro elemento che rende davvero speciale l’ultima fatica della multinazionale americana. Le canzoni originali di Lin-Manuel Miranda (che torna a lavorare con lo studio dopo Oceania e Il ritorno di Mary Poppins), insieme alle musiche della compositrice Germaine Franco, accompagnano sequenze vivacissime, irresistibili e coinvolgenti: suoni e immagini si fondono in un mosaico vibrante e sfavillante, contribuendo ad elevare non solo i messaggi veicolati dalla storia e le caratteristiche dei singoli personaggi, ma anche i ritmi travolgenti e le tradizioni variopinte della Colombia, regalando momenti di grande intrattenimento e, insieme, di forte emozione.
Altra caratteristica imprescindibile in un’analisi di ciò che contribuisce a rendere ancora più limpida la bellezza della storia di Encanto è indubbiamente il significato che la location del film assume all’interno del racconto. La casita della famiglia Madrigal, il centro della magia di Encanto, è a tutti gli effetti un altro personaggio, in grado di provare emozioni e di scatenare reazioni, proprio come qualsiasi membri della grande famiglia Madrigal. Un essere vivente e pensante, vivace e premuroso, che all’interno del viaggio di Mirabel assume una connotazione unica e particolarissima: estremamente connessa alla famiglia, riflette i loro tumulti, i loro stravolgimenti, quasi come soffrisse insieme a loro, segno che bisogna abbattere per ricostruire, affievolire per rinascere, allontanarsi per scoprirsi più uniti di prima.
Il messaggio positivo e edificante di Encanto si annida all’interno di una parabola divertente e commovente che vuole renderci consapevoli, tramite un linguaggio estremamente semplice e immediato, dell’importanza di capire chi siamo, di portare alla luce il nostro valore e di scoprire noi stessi anche nella relazione e nel confronto con l’altro, in particolare con la nostra famiglia, all’interno della quale è sempre possibile trovare la nostra giusta collocazione senza dover necessariamente pensare a soddisfare le aspettative altrui ma, al contrario, assecondando unicamente il proprio spirito e la propria voce.