Era il lontano 1993. Roberto Baggio alzava con orgoglio il suo Pallone d’oro verso l’azzurro del cielo, Alain Prost correva con le lacrime agli occhi la sua ultima gara in Formula 1, tutta Italia cantava a squarciagola Sei un mito degli 883.
E nelle sale cinematografiche faceva la sua prima comparsa il magico Nightmare Before Christmas, diretto dal regista Henry Selick. Sì, perché molto spesso questo film è stato erroneamente attribuito a Tim Burton, che invece fu solo produttore esecutivo della pellicola, pur avendo lui stesso creato la storia ed i personaggi quando era ancora giovanissimo.
Nightmare Before Christmas, la poesia di Tim Burton
Nel 1982 Tim Burton, infatti, scrisse una poesia, intitolata “Nightmare Before Christmas”, il cui testo è proprio incentrato sulla figura di Jack Skeletron, un personaggio che prova un profondo senso di disagio all’interno del mondo, quello di Halloween per l’appunto, in cui vive insieme al suo cane Zero.
Burton ha rivelato di aver trovato ispirazione per la stesura di questo poema grazie ad un episodio tanto curioso quanto fortuito, quando un giorno di novembre vide in una vetrina di un negozio la merce di Halloween invenduta cominciare a far spazio a quella di Natale. Galeotto fu dunque quell’accostamento di fantasmi, scheletri, streghe a renne, elfi e statuette di Babbo Natale. Quando però presentò la sua idea alla Disney, presso cui lavorava come animatore, i produttori la bocciarono in tronco, convinti che un lungometraggio di questo genere non avrebbe riscosso alcun successo. Burton preferì quindi lasciare la casa di animazione per dedicarsi ad altri progetti.
Tutto sembrava svanito in una nuvola di polvere, ma la Disney tornò alla carica qualche anno più tardi, quando decise di ricontattare l’eccentrico regista californiano, spinta soprattutto dall’enorme notorietà che egli aveva conquistato con il suo Batman del 1989, per chiedergli di mettere in cantiere Nightmare Before Christmas. Tuttavia, dal momento che era impegnato a girare Batman – Il ritorno, Burton dovette rifiutare l’offerta, passando il testimone al suo amico Henry Selick, cui affidò la regia. Il resto è storia.

Un film piuttosto complicato…
La realizzazione del film non fu un’impresa facile: ci vollero ben tre anni di lavoro per riuscire a completarlo, anche perché il metodo adottato per girarlo fu quello della stop-motion (in italiano animazione a passo uno), una tecnica che utilizza un particolare tipo di cinepresa che impressiona un fotogramma alla volta. Basti pensare che per avere un solo secondo di film occorrono 24 fotogrammi. Insomma, un’operazione titanica che coinvolse 230 set, un totale di 109.440 fotogrammi e 120 artisti, tra sceneggiatori, animatori e scultori, che diedero vita a ben 60 pupazzetti, rappresentanti tutti i personaggi, e ad oltre 400 teste diverse per le varie espressioni di Jack Skeletron.
A causa di questa complessità e del dilatarsi dei tempi, il budget iniziale di 18 milioni di dollari non bastò: fu infatti necessaria una cifra finale di 24 milioni per poter terminare le riprese, che però i produttori furono felici di impiegare, essendo rimasti molto colpiti dai risultati ottenuti. Anche se l’opera finale venne accolta da un tiepido entusiasmo di critica, destinato poi ad esplodere con gli anni, il film ricevette numerosi premi e riconoscimenti, tra cui anche una candidatura agli Oscar del 1994 per i migliori effetti speciali ed una ai Golden Globe per la migliore colonna sonora originale.
Come si diventa un cult
Con il passare degli anni Nightmare Before Christmas è diventato un vero e proprio cult. Non solo per l’originalità della sua trama, il fascino dei suoi personaggi, le cupe e deliziose atmosfere dark a fare da cornice, ma anche per il messaggio che la storia vuole trasmettere. Certo volte è possibile e naturale sentirsi insoddisfatti ed incastrati all’interno della propria realtà, anche se di quella realtà si è il Re delle Zucche. È il vuoto incolmabile dell’essere, che esige a gran voce di essere ascoltato e in qualche modo, anche solo per un attimo, di essere placato, magari esplorando nuovi mondi, ricercando altre direzioni, scoprendo panorami diversi rispetto a quello che si ha sempre avuto davanti agli occhi. Senza tuttavia mai dimenticare che l’antidoto più efficace per curare la vacuità dell’anima resta sempre uno ed uno soltanto: l’amore.
“We Can Live Like Jack and Sully If We Want”, ritmavano i Blink 182 nel 2003 con il loro singolo I Miss You. Il riferimento è proprio rivolto al finale di Nightmare Before Christmas, quando Jack Skeletron, doppiato da uno strepitoso Renato Zero nella versione italiana, intona un delicato canto alla sua Sully prima di baciarla teneramente davanti alla luna, a coronamento di una serenità e una pace interiore ritrovata proprio grazie alla straordinaria ed immortale potenza dell’amore.