venerdì, Giugno 2, 2023
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The Americans: cinque anni di intrighi, missioni segrete e suspense

Articolo a cura di Silvia Preziosi

Dopo ben 6 stagioni e un enorme successo di critica, The Americans – candidata agli Emmy 2018 come miglior serie drammatica – è giunta al termine in America lo scorso 30 maggio; in Italia l’ultima stagione – trasmessa su Fox (canale 112 di Sky) – si è conclusa appena due giorni fa, il 23 luglio.

La serie, creata nel 2013 dall’ex ufficiale della CIA Joe Weiseberg, racconta le vicende dei coniugi Philip ed Elizabeth Jennings, interpretati rispettivamente da Matthew Rhys e Keri Russell, spie del Kgb che lavorano da anni negli Stati Uniti sotto copertura. Fingendosi una normale famiglia borghese americana, con due figli adolescenti, Paige ed Henry, i due svolgono una vita parallela: di giorno lavorano nella loro agenzia di viaggi, di notte indossano parrucche ed eseguono missioni.

I fatti sono liberamente ispirati alla vera storia di Donald Heathfield e Tracey Foley, coppia di agenti segreti sovietici che per più di vent’anni ha vissuto tra Canada, Francia e Stati Uniti, fino al 27 giugno 2010, quando i due sono stati arrestati e rimandati in Russia (per uno scambio di spie) con i due figli.

the americans

Una serie di spionaggio che, oltre a raccontare le sparatorie, gli intrighi ed i complotti, concentra moltissimo l’attenzione sui due protagonisti, sulla loro difficoltà nel vivere una doppia vita, sull’essere una coppia che pur amandosi veramente è stata costruita a tavolino e studiata da figure superiori.

Il punto di forza di The Americans è sicuramente la sceneggiatura, scritta da Weisberg (insieme a Joel Fields) che, dopo essere stato operativo negli anni ’90 e aver pubblicato due romanzi, ha creato uno dei prodotti televisivi più potenti e raffinati degli ultimi anni. La sua precedente esperienza alla Cia ha enormemente contribuito al successo della serie, soprattutto per quel che riguarda la credibilità: i dettagli delle operazioni, i messaggi in codice, i nascondigli, le decine di false identità con tanto di parrucche, vetture e abbigliamenti ogni volta diversi; tutti aspetti che, oltre ad essere assolutamente realistici, rendono i due personaggi ancora più intriganti e lo spettatore sempre più affascinato.

E proprio per parlare dei due attori protagonisti – coppia anche nella realtà e freschi di nomination ai prossimi Emmy Awards come migliori attori in una serie drammatica -, l’aspetto che colpisce maggiormente fin dai primi episodi e che prosegue per tutta la serie è sicuramente la loro complicità e la forte alchimia. Due ruoli complicati, due attori eccezionali che riescono a far coniugare perfettamente nei loro personaggi forza, intensità, drammaticità e allo stesso tempo sensualità e passione.

Dopo cinque anni e sei stagioni, volge ufficialmente al termine la serie FX The Americans

Philp ed Elizabeth (Mikhail e Nadezhda i loro nomi russi) sono una coppia molto bella all’apparenza, anche agli occhi del vicino di casa Stan Beeman (Noah Emmerich), agente dell’FBI con il quale i due protagonisti saranno costretti a diventare amici. Nel profondo, però, faticano a trovare un equilibrio: nel corso delle sei stagioni vivranno infatti moltissimi momenti di difficoltà, sia singolarmente che come coppia: Elizabeth è tra i due quella che più sente la vicinanza con la Madre Patria Russia e che maggiormente tiene fede alla causa; Philip vive invece in un profondo senso di smarrimento che culminerà proprio nella sesta ed ultima stagione.

Essendo The Americans una spy story, non sono mai mancate nel corso degli anni le varie sottotrame, gli intrighi, le missioni segrete e la suspense, così come gli arrivi di nuovi personaggi e l’uscita di molti altri. Perché un altro aspetto importante della serie è anche la presenza dei personaggi che ruotano intorno a Philip ed Elizabeth, a partire dai figli che nel corso della serie prenderanno sempre più coscienza della strana situazione che li circonda (fino ad arrivare – come nel caso specifico della figlia Paige – a diventare parte integrante della storia), ma anche delle varie persone a cui la coppia deve avvicinarsi per poter avere più informazioni possibili all’interno del governo degli Stati Uniti.

Un altro aspetto molto importante che ha contribuito al successo della serie, è l’attenzione al contesto storico e culturale in cui si svolgono i fatti. Siamo nel pieno degli anni ’80 ed arriviamo nelle ultime stagioni ai ’90: ci sono le mode da seguire, c’è la tecnologia che avanza con l’arrivo dei computer o del forno a microonde; aprono i primi fast food, cambia il modo dei giovani di rapportarsi con il mondo adulto e allo stesso tempo ci sono le battaglie politiche, le manifestazioni per la pace, i movimenti religiosi e i primi centri di sostegno psicologico di gruppo.

Tutto questo viene costantemente mostrato e raccontato, attraverso una scenografia forte ed attenta ai particolari, e grazie anche ad una straordinaria colonna sonora che per tutte e sei le stagioni accompagna letteralmente lo spettatore nella vita e nelle missioni della famiglia Jennings, con brani dei Queen, di David Bowie, dei Cure, di Peter Gabriel, di Leonard Cohen, dei REM e molti altri.

Per non parlare della meravigliosa sigla d’apertura che resta sicuramente una delle più belle tra le serie tv degli ultimi anni. Lo schermo è separato: da una parte la vita negli USA e dall’altra quella nell’URSS; da una parte l’astronauta, dall’altra il cosmonauta; da una parte Babbo Natale, dall’altra Karl Marx; e poi ancora Lenin e George Washington, la Casa bianca e il Cremlino, Kennedy e Nikita Krusciov. La musica è scritta dal compositore Nathan Barr, i nomi del cast appaiono prima in cirillico e poi in inglese; insomma, tutto rende sicuramente l’idea della serie a cui si sta andando incontro.

Philip ed Elizabeth Jennings ci hanno accompagnato in questi cinque anni anni in una serie dalla qualità davvero sorprendente, mantenendo sempre alta la curiosità, l’attenzione ed il ritmo di ogni episodio, facendo crescere non solo il livello della narrazione e della messa in scena, ma anche quella di tutti gli attori, fino ad arrivare ad un finale di stagione assolutamente degno di tutta la serie. Un finale che rischiava di prendere una strada troppo buonista e semplice, ma che invece ha mantenuto tutta la tensione e la naturalezza che hanno caratterizzato le sei stagioni. L’ultima sequenza, forte e amara, fa scendere qualche lacrima e trasmette tutta la sensazione di vuoto che sicuramente The Americans lascerà!

Redazione
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