Si è appena conclusa la prima stagione – di cinque già confermate – de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, serie tv targata Amazon che ci ha riportato nel mondo fantasy creato da J. R. R. Tolkien. Un prequel che mette in scena gli antefatti dell’epica Guerra dell’Anello, narrata nel famosissimo libro e nella trilogia cinematografica di Peter Jackson, ambientato migliaia di anni prima, nella Seconda Era di Arda (il mondo dove si trova il continente della Terra di Mezzo). Un’occasione per rivisitare quell’universo narrativo nel periodo di massimo splendore delle sue civiltà, dal glorioso regno insulare di Númenor ai boschi dorati di Lindon.
Un’impresa per niente facile quella in cui si sono imbarcati i due showrunner J. D. Payne e Patrick McKay, di quelle che molti definirebbero addirittura disperate. Non esiste, infatti, un’opera letteraria che narri in modo dettagliato e coerente i fatti di questo periodo remoto della Terra di Mezzo. Le informazioni che abbiamo sulla Seconda Era si trovano sparse in diverse opere, molte delle quali pubblicate postume dal figlio del professore, Christopher Tolkien (la caduta di Númenor è raccontata nell’Akallabêth, parte de “Il Silmarillion”; alcuni racconti e frammenti relativi la Seconda Era sono presenti in “Racconti incompiuti” e nei volumi de “La storia della Terra di Mezzo”, in parte ancora inediti in Italia).
Nello stesso “Il Signore degli Anelli” troviamo, in alcuni passaggi e dialoghi, riferimenti ai fatti della Seconda Era, nonché una descrizione dei suoi macro-eventi storici nelle appendici (tutto scritto in tono cronachistico ed essenziale, come in un testo di storia scolastico). Un materiale poco dettagliato, che non scende nello specifico delle azioni di molti dei protagonisti, per di più a volte contraddittorio (alla sua morte, l’opera di Tolkien era ancora in divenire, senza che il professore abbia avuto l’occasione di dare una forma definitiva a molti degli elementi della sua mitologia).
Realizzare una serie corposa e corale come Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, oltretutto barcamenandosi tra il canone tolkeniano e i gusti del grande pubblico, non era per niente facile. Il risultato ha sicuramente saputo regalarci uno spettacolo sfarzoso; un’opera che setta nuovi standard per il piccolo schermo, riempiendo gli occhi dello spettatore come solo le grandi produzioni hollywoodiane, in passato, hanno saputo fare. Una serie, però, a tratti anche claudicante dal punto di vista della scrittura, che sa di lungo prologo introduttivo.
Non è comunque compito di questo articolo lasciarsi andare in giudizi qualitativi su Gli Anelli del Potere (se volete leggere la nostra recensione dei primi due episodi, la trovate qui), ma piuttosto portare avanti alcune riflessioni in merito alla serie e alla sua fonte letteraria. Un’analisi che potrebbe rivelare anche cosa ci attende nel futuro dello show.
Attenzione: da qui in avanti SPOILER!
Gli Anni degli Alberi e la Prima Era
I fantasmi dei dolorosi eventi degli Anni degli Alberi (nella cosmologia di Tolkien, prima della creazione del sole e della luna, l’unica fonte di luce di Arda erano i due alberi di Valinor) e della Prima Era (la Prima Era inizia con l’avvento del sole e della luna) aleggiano su tutti i fatti narrati in questa prima stagione de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. La Prima Era, nello specifico, è stata caratterizzata da millenni di conflitti, che hanno visto gli elfi e alcuni uomini (gli edain, gli antenati dei númenoreani) contrapposti al malvagio esercito di Melkor/Morgoth, il primo Signore Oscuro. Morgoth è il Lucifero del pantheon tolkeniano, un vala – divinità minori sottoposte a Eru Ilúvatar, il dio supremo creatore del mondo – che ha osato ribellarsi alla volontà del Padre Celeste. La guerra con Morgoth è giunta ad una svolta solo con l’intervento diretto dei valar nel conflitto, al caro prezzo dell’inabissamento del Beleriand, la regione nordovest della Terra di Mezzo.
Queste vicende, partendo dalla distruzione dei due alberi di Valinor (le terre immortali, dove risiedono le divinità tolkeniane), vengono brevemente riassunte nel prologo della serie, narrato da Galadriel (Morfydd Clark). L’ossessione di Galadriel per la sua vendetta nei confronti di Sauron, all’epoca luogotenente di Morgoth, è conseguenza diretta di quanto accaduto nella Prima Era: il braccio destro dell’Oscuro Signore è stato, infatti, il fautore della morte di Finrod Felagund (Will Fletcher), fratello di Galadriel. Una dipartita di cui non vengono illustrati i dettagli, ma evocati dall’immagine del corpo di Finrod (il cadavere presenta visibili segni di artigli, causati da uno dei lupi mannari di Sauron).
Viene tralasciato il contesto della morte del nobile signore degli elfi, sia perché informazione superflua ai fini della storia narrata, ma anche, probabilmente, per aggirare una questione di diritti (la serie Amazon, ufficialmente, possiede solo quelli de “Il Signore degli Anelli” e delle sue appendici). Ne “Il Silmarillion” il destino di Finrod, infatti, è legato alla storia di “Beren e Lúthien“: Felagund trova la morte sacrificandosi per proteggere l’amico umano Beren, mentre sono entrambi prigionieri nelle segrete di Sauron. La storia di Beren e Lúthien, sebbene mai citata direttamente, è evocata durante la serie attraverso piccoli easter egg (in una scena del primo episodio, dove Galadriel ed Elrond sono in presenza di alcuni monumenti funerari nel bosco di Lindon, è visibile la statua di Lúthien insieme a Huan, il Mastino di Valinor. Accenni alla nota leggenda tolkeniana si possono trovare anche in alcuni dialoghi, come quello dove Galadriel racconta del primo incontro tra lei e il marito Celeborn, ricalcato su quello di Beren e Lúthien).
Ma le malefatte compiute da Morgoth in passato – questa volta risalenti addirittura agli Anni degli Alberi – si manifestano, ne Gli Anelli del Potere, anche attraverso l’antagonista principale di questa stagione, Adar (Joseph Mawle). Adar – che intravediamo per la prima volta, fuori fuoco, alla fine del terzo e omonimo episodio – è il leader degli orchi che stanno minacciando le Terre del Sud, la cui stessa esistenza è la prova vivente del male e della corruzione generati da Melkor. Trattasi, infatti, di uno degli elfi che, millenni addietro, furono catturati e fatti prigionieri dal nemico ad Utumno (la prima fortezza dell’Oscuro Signore, situata nell’estremo nord della Terra di Mezzo. Probabilmente è la stessa dove si reca Galadriel, alla ricerca di Sauron, nel primo episodio). Nella fortezza, Morgoth torturò e sfigurò gli elfi fino a corromperli, trasformandoli nei primissimi orchi (Adar, in elfico, significa “padre”).
Altre due figure chiave degli Anni degli Alberi e della Prima Era, la cui eredità influenza pesantemente gli eventi narrati nello show, sono sicuramente Fëanor e Eärendil. Fëanor, figlio del re dei noldor Finwë, è stato il più grande fabbro e artigiano elfico, colui che ha creato i Silmaril, tre favolose gemme contenenti la luce degli alberi di Valinor. Un retaggio difficile da eguagliare per il nipote di Fëanor, Celebrimbor (Charles Edwards). Cruccio dell’abile fabbro di Eregion è, infatti, realizzare qualcosa di degno delle opere del suo illustre antenato; un’ossessione che lo porterà alla fatidica decisione di forgiare gli anelli del potere, sotto l’influenza di Halbrand/Sauron (Charlie Vickers).
Eärendil è uno dei personaggi più positivi della Prima Era; padre di Elros e Elrond (Robert Aramayo), è lui a salpare alla volta di Valinor per convincere i valar ad intervenire nella guerra con Morgoth. Un ruolo risolutivo che ha portato alla conclusione del conflitto e, attraverso il figlio Elros, alla nascita della dinastia dei re númenoreani (è una mastodontica statua di Eärendil a giganteggiare in mezzo alla baia di Númenor; è la sua nave Vingilot rappresentata sull’arazzo, con protagonisti i suoi due figli, mostrato nel terzo episodio). Essendo di razza mista, fu concessa ai suoi discendenti, infatti, la possibilità di scegliere tra una vita mortale da umano (Elros) o immortale da elfo (Elrond). Una famiglia che è, letteralmente, l’incarnazione dell’armonia e dell’unione dei popoli della Terra di Mezzo; caratteristica che si riflette anche nel ruolo di diplomatico ricoperto da Elrond nello show.
Gli Anelli del Potere e le modifiche al canone
La lingua comune, parlata dalla stragrande maggioranza dei popoli della Terra di Mezzo durante la Terza Era, resa da Tolkien ne “Il Signore degli Anelli” con l’inglese, è l’ovestron, linguaggio dei dúnedain del nord, diffusosi poi in tutto il continente. Nella Seconda Era de Gli Anelli del Potere, tale lingua non esiste ancora, cambiando quindi il linguaggio che si è scelto di rendere con l’inglese.
La scelta è ricaduta su i due idiomi più parlati in quel periodo storico: l’adûnaico dei númenoreani e il sindarin degli elfi. Per questo il sindarin (il linguaggio elfico più comune e basso), tranne poche parole, è quasi completamente assente dalla serie e personaggi elfici, come Elrond e Gil-galad (Benjamin Walker), parlano tra di loro in inglese (o italiano, se avete visto la serie doppiata). Si è preferito mantenere la lingua originale e i sottotitoli con il quenya, il linguaggio più alto e solenne degli elfi, usato solo in speciali occasioni. Una scelta condivisibile, attuata per rendere la serie non completamente sottotitolata e più accessibile.
Una delle scelte più radicali, ma comprensibili, degli showrunner è stata quella della compressione temporale degli eventi storici della Seconda Era. Nella mitologia di Tolkien, questi eventi avvengono nel giro di migliaia di anni; una cronologia che, se seguita alla lettera, avrebbe comportato un recasting continuo dei personaggi mortali dello show. Un’idea impensabile, tenendo anche conto che della maggior parte degli umani di quell’epoca, come i vari re númenoreani, Tolkien ha giusto scritto il nome e il periodo di vita, senza attribuirgli qualsivoglia azione significativa. Meglio far conoscere ed affezionare il pubblico, sin da subito, a personaggi chiave della storia come Elendil (Lloyd Owen) e Isildur (Maxim Baldry).
Il tradimento più inaspettato al canone tolkeniano de Gli Anelli del Potere, rivelato nel quinto episodio, è riguardante l’origine del mithril. La Canzone delle Radici di Hithaeglir – che apprendiamo durante un dialogo tra Elrond e Gil-galad – attribuisce al miracoloso minerale un’origine mitica: nel metallo sarebbe infusa, addirittura, l’essenza di uno dei Silmaril, penetrata nelle radici della montagna dopo un violento scontro tra un non meglio precisato guerriero elfico e un Balrog.
Un fatto che renderebbe il mithril l’unica possibilità di salvezza per la razza elfica, destinata a deperire e svanire qualora scegliesse di rimanere nelle terre mortali. Un pesante stravolgimento della mitologia dei libri, che potrebbe comunque essere ancora smentito nelle prossime stagioni, rivelandosi solo un altro elaborato piano di Sauron per ingannare e convincere i suoi nemici a forgiare gli anelli (lo stesso Elrond definisce questa leggenda un racconto apocrifo).
“…dove le stelle sono strane”
Partiamo parlando dell’elefante nella stanza: nel finale di stagione, viene rivelato che Sauron è Halbrand, l’uomo delle Terre del Sud che è stato al fianco di Galadriel sin dal secondo episodio. Un colpo di scena che lascia aperti molti interrogativi, tra cui alcuni sulla creazione degli anelli del potere. Sul finale assistiamo alla forgiatura dei tre anelli degli elfi, ma non vi è traccia dei sette dei nani e dei nove destinati agli uomini. Che l’influenza di Sauron su Celebrimbor non sia finita qui? Magari è ancora aperta la possibilità che Sauron, sotto le mentite spoglie di Annatar, torni ad Eregion per completare il lavoro, regalando così agli appassionati un momento della mitologia tolkeniana che, per ora, sembrerebbe essere stato drasticamente cambiato. Nel futuro di Halbrand/Sauron, sicuramente, lo attende uno scontro con Adar per il comando degli orchi e il dominio di Mordor.
Il principe Durin (Owain Arthur) e la sua consorte Disa (Sophia Nomvete) sono due personaggi che abbiamo visto l’ultima volta nel settimo e penultimo episodio; giudicando dall’ultimo dialogo fra i due, nella prossima stagione possiamo attenderci dalla coppia manovre politiche per ottenere il comando del regno di Khazad-dûm e riprendere l’estrazione del prezioso mithril, a scapito di re Durin III (Peter Mullan). Con la morte di re Tar-Palantir (Ken Blackburn) e la cecità della regina reggente Miriel (Cynthia Addai-Robinson), possiamo aspettarci simili mosse a Númenor da parte di Pharazôn (Trystan Gravelle), destinato ad essere l’ultimo monarca dell’isola, prima dell’ineluttabile fine.
Anche se l’ultima scena in cui lo abbiamo visto non prometteva niente di buono, sappiamo che Isildur è sicuramente sopravvissuto al disastro delle Terre del Sud. Il futuro eroe dell’Ultima Alleanza probabilmente, nella seconda stagione, rimarrà a peregrinare per la Terra di Mezzo nel tentativo di tornare a Númenor. Nelle sue avventure per il continente, potrebbe ricongiungersi con l’elfo silvano Arondir (Ismael Cruz Cordova) e la guaritrice Bronwyn (Nazanin Boniadi) a Pelargir, instaurando già amicizie e connessioni per il futuro regno di Gondor.
Dopo una caterva di falsi indizi, volti a farci credere che potesse essere lui Sauron, è stato confermato dal trio di malvagi mistici, durante il loro scontro, che lo Straniero (Daniel Weyman) è uno degli istari (gli stregoni della Terra di Mezzo). La battuta pronunciata dopo dal misterioso personaggio a Nori (Markella Kavenagh), “in caso di dubbio, Elanor Brandyfoot, segui sempre il tuo naso”, suggerisce che potrebbe trattarsi proprio di Gandalf in persona, ma non è escluso che sia l’ennesima falsa pista architettata dagli showrunner (famose battute de “Il Signore degli Anelli” sono riprese e messe in bocca a diversi personaggi anche in altri momenti dello show). Di sicuro la sua missione, recarsi nelle terre di Rhûn, nell’estremo oriente della Terra di Mezzo, “dove le stelle sono strane”, corrisponde a quella assegnata, nei libri, agli stregoni blu. Inoltre, i due maghi blu, in una versione della mitologia tolkeniana, sono gli unici istari a giungere nella Terra di Mezzo durante la Seconda Era, mentre Gandalf e Saruman non arriveranno prima della Terza. E ricordate le parole di Gandalf: “…nell’Est non vado mai”.
E gli elfi? Difficile prevedere quali decisioni prenderanno personaggi come Galadriel, Elrond e Gil-galad dopo la creazione degli anelli e la rivelazione dell’identità del nemico. Di sicuro, come annunciato dagli autori de Gli Anelli del Potere, li attende il ricongiungimento con un vecchio amico: Círdan, l’elfo navigatore dei Porti Grigi, sarà tra i nuovi personaggi in cui ci imbatteremo nella prossima stagione della serie fantasy targata Amazon.