Nella cornice della 17^ edizione della Festa del Cinema di Roma (in programma dal 13 al 23 ottobre) sono stati presentati in anteprima mondiale i primi due episodi di Django, l’attesissima serie originale Sky e CANAL+, in arrivo nel 2023 su Sky e in streaming su NOW, omaggio al classico western di Sergio Corbucci.
Django, ambientato in Texas alla fine del 1800, è la storia di un uomo che, partito in cerca di vendetta, finirà per lottare per qualcosa di più grande. Arrivato a New Babylon per rintracciare gli uomini che hanno assassinato la sua famiglia, Django scopre che sua figlia Sarah è sopravvissuta e si appresta a sposare il fondatore della città. La ragazza, ormai ventenne, non vuole più saperne di suo padre, ma Django non è uomo da arrendersi, e non lascerà nulla d’intentato pur di avere un’altra possibilità con sua figlia.
Completamente girati in inglese, i primi quattro episodi di Django, che rilegge in chiave contemporanea il celebre film di Corbucci, sono diretti da Francesca Comencini (Gomorra – La serie), anche direttrice artistica della serie. “I western degli anni ’70 erano dei film di rivolta. I protagonisti erano degli antieroi contrari a qualsiasi forma di potere. Ho sempre amato molto questo aspetto”, esordisce la regista in conferenza stampa.
“Quando ero ragazzina, i western, non solo quelli italiani ma anche quelli americani, hanno sempre rappresentato dei grandi racconti, paragonabili a delle favole nere per adulti”, continua la Comencini. “Sono stati dei film molto importanti per la mia formazione. Cosa mi ha spinto a realizzare Django? La volontà di onorare e rispettare una tradizione leggendaria, usando la cornice del western per parlare non solo del nostro tempo ma anche di una nuova tipologia di antieroe, alle prese con una crisi più intima e profonda, quella relativa ai codici della virilità”.
“Quello di Django è un mondo senza frontiere, un mondo pieno di differenze, in cui ognuno è il diverso di qualcun altro”, aggiunge la regista. “Un altro elemento di grande interesse per me era il fatto che l’antagonista fosse interpretata da una donna, che abbiamo cercato di raccontare attraverso diversi strati di complessità. Mi interessava anche il rovesciamento di prospettiva: questa donna che diventa la feroce guardiana di un ordine patriarcale. Volevo indagare cosa ci fosse dietro questo suo estremismo”.

Un mondo senza frontiere, pieno di differenze
L’antagonista femminile a cui fa riferimento la Comencini è il personaggio della potente e spietata Elizabeth Thurmann, interpretata dalla famosia attrice svedese Noomi Rapace, nota al grande pubblico soprattutto per il ruolo di Lisbeth Salander nei film basati sulla trilogia letteraria “Millennium” di Stieg Larsson.
“Fin dal nostro primo incontro, Francesca mi ha spiegato cosa le interessava esplorare attraverso la figura di Elizabeth”, spiega la Rapace. “È un personaggio motivato da grande odio che agisce in maniera violenta e brutale. All’inizio è facile pensare che sia una cattiva e basta, ma in realtà più si va avanti e più si capisce cosa l’ha spinta ad un tale livello di estremismo. Ho trovato davvero molto interessante questo studio approfondito sulla psiche del personaggio.”
È poi il turno degli sceneggiatori della serie, Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, che hanno confessato di essersi rapportati, in fase di scrittura, anche con il famoso Django Unchained di Quentin Tarantino. “Anche quel film, in maniera spettacolare, imbastisce un racconto politico, in senso non ideologico, ma rispetto ad una riflessione più ampia, come nel nostro caso, che parte dalla condizione reale della popolazione black dopo la fine della Guerra Civile americana per mettere in scena dei personaggi che rispecchiano delle condizioni ancora esistenti oggi”, dichiara la Ravagli.
“Riguardare tutto il cinema western, incluso il lavoro di Tarantino, che è stato straordinario, era necessario per capire come procedere con la nostra storia e darci dei riferimenti che fossero anche visivi. L’obiettivo, anche rispetto al western italiano, è sempre stato quello di cercare una chiave per parlare attraverso un racconto che sembra una sorta di fiaba di problemi che sentiamo ancora molto vicini”, aggiunge Fasoli.
La parola passa finalmente al protagonista della serie, Matthias Schoenaerts, acclamato in tutto il mondo per film come Bullhead – La vincente ascesa di Jacky, Un sapore di ruggine e ossa e The Mustang, che interpreta proprio l’iconico personaggio del titolo. “Credo che Django abbia a che fare con una riflessione molto profonda, che riguarda essenzialmente il trovare un modo per andare avanti quando si perde tutto ciò che si ha di più caro”, asserisce l’attore.
“È un aspetto che è diventato ancora più pertinente oggi, considerata la situazione del mondo. Il desiderio di Django è quello di riuscire a cogliere la sua ultima possibilità di esprimere l’amore nei confronti di quell’unica persona che gli è rimasta, sua figlia. Si tratta di una crisi estremamente personale”.
Django, in dieci episodi, è una serie prodotta per Sky e CANAL+ da Cattleya e Atlantique Productions (parte di Mediawan) e co-prodotta da Sky Studios e CANAL+, in collaborazione con STUDIOCANAL e Odeon Fiction e con il sostegno del Ministero della Cultura italiano e del governo rumeno. Le riprese si sono svolte in Romania, tra Racos, Bucharest e l’area del Danubio.