lunedì, Maggio 29, 2023
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Your Honor, recensione della serie con Bryan Cranston

La recensione della serie tv Your Honor, con protagonista il candidato al Golden Globe Bryan Cranston. Dal 24 febbraio su Sky e NOW TV.

La storia del cinema e quella della tv sono piene di attori che hanno acciuffato il successo tardi. Quasi fuori tempo massimo. È quanto accaduto, ad esempio, a Bryan Cranston. Per anni apparso occasionalmente in film e serie tv (a parte nella sitcom Malcolm, dove era tra i protagonisti), e poi divenuto celebre grazie al ruolo di Walter White in Breaking Bad. Cinque anni, dal 2008 al 2013, e per l’attore tutto è cambiato. Un Golden Globe, quattro Emmy Awards, una candidatura all’Oscar (per L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo) e soprattutto l’affermazione a livello internazionale. A distanza di anni, Cranston torna protagonista assoluto di una serie grazie Your Honor, dal 24 febbraio disponibile su Sky e NOW TV. Abbiamo visto in anteprima 6 dei 10 episodi che compongono la miniserie.

Adattamento americano firmato dal britannico Peter Moffat (The Night Of) della serie israeliana KvodoYour Honor è un thriller ambientato nel profondo sud degli Stati Uniti: in una cupa New Orleans fatta di inquietanti quartieri residenziali, periferie malavitose in mano alle gang criminali, politici e poliziotti corrotti. Tutta la vicenda ruota intorno ad un incidente stradale che avrà delle conseguenze drammatiche (non solo per chi ne è rimasto coinvolto), portando diversi personaggi a interrogarsi sulla giustezza delle loro azioni e sui principi etici alla base delle loro scelte.

Michael Desiato (Bryan Cranston) è un giudice che per tutta la sua carriera ha cercato di applicare la legge nel modo giusto, ovvero cercando laddove possibile di aiutare i più deboli (perché se la legge è – o dovrebbe essere – uguale per tutti, a volte la sua applicazione non lo è). La sua vita, così come quella del figlio adolescente Adam (Hunter Doohan), è stata sconvolta dalla morte della moglie: fotografa uccisa in un quartiere periferico e violento della città in circostanze mai del tutto chiarite. Quando Adam, oltretutto il giorno dell’anniversario della scomparsa della madre, accidentalmente travolge un centauro causandone la morte, Michael sa che non vi è altra scelta se non quella di condurre il figlio a costituirsi. Se non che scopre che il ragazzo rimasto ucciso nell’incidente è Rocco Baxter, figlio del potente boss della malavita locale Jimmy (Michael Stuhlbarg). Preoccupato per l’incolumità di Adam, Michael lo farà desistere dal confessare la sua colpevolezza, cercando al contempo di sbarazzarsi di ogni prova che possa incastrare il ragazzo.

Your Honor
(L-R): Bryan Cranston as Michael Desiato and Hunter Doohan as Adam Desiato in YOUR HONOR, “Part Two”. Photo Credit: Skip Bolen/SHOWTIME.

Fine a che limite morale si può spingere un padre per salvare il proprio figlio? È da questa domanda che parte Your Honor, serie che fin dalla prima puntata getta letteralmente lo spettatore nel bel mezzo degli accadimenti: senza introduzioni, senza contestualizzazioni. Come se non servisse conoscere i protagonisti prima della tragica vicenda che li travolgerà. Certo, ci vengono date delle indicazioni di massima, ma non si ha praticamente il tempo per entrare in sintonia con loro, né tantomeno per immedesimarcisi. Veniamo a conoscenza che i Desiato convivono ormai da un anno con la scomparsa della moglie/madre, che il genitore è un giudice “buono”, che il figlio è un insicuro (probabilmente) cronico. Ma, in realtà, il quadro abbozzato nei primi minuti della prima puntata – diretta da Edward Berger (The Terror) – è volutamente sbrigativo.

È l’evento scatenante dell’intera narrazione, infatti, ad avere la precedenza su tutto. E non casualmente è descritto subito, già nei primi minuti dell’episodio pilota: lo scontro frontale tra la macchina di Adam e la moto di Rocco (appena regalatagli dai facoltosi genitori). L’intenzione di Moffat sembra quindi quella di articolare il racconto sulla base della domanda (vagamente da esperimento sociale): che cosa accadrebbe se? In questo caso: se il figlio di un giudice che sarebbe andato probabilmente d’accordo con un avvocato della caratura morale di Perry Mason causasse un incidente? Come si comporterebbe un garante della legge se il proprio figlio gli rivelasse di aver ucciso una persona? Domande già complesse di per sé, la cui portata acquisisce un peso maggiore proprio per la scelta di eleggere a protagonista un uomo di legge. Peccato che gli interrogativi morali che Your Honor sembra voler sollevare nella prima puntata si dileguano repentinamente negli episodi successivi.

A prevalere, infatti, è l’anima “di genere” della miniserie. Scandagliare la dicotomia insita in ciascun essere umano? Neanche per idea. Descrivere invece l’arzigogolato piano dell’esperto giudice per far sì che suo figlio la faccia franca: questo è ciò che veramente interessa a Moffat e ai produttori. Per uno come Michael Desiato, d’altronde, potrebbe essere persino facile. È un uomo di legge, sa come funzionano le indagini; ha la capacità anticipare le mosse degli investigatori e forse persino quelle dei suoi rivali inconsapevoli: i Baxter, che oltretutto si mettono in proprio per cercare di capire chi è l’assassino che ha investito e poi lasciato morire loro figlio. La tensione, quindi, scaturisce tutta dalla curiosità dello spettatore di vedere quale sarà la prossima mossa di padre e figlio. E se, naturalmente, alla fine riusciranno a farla franca per davvero.

Perché oltretutto, di puntata in puntata, le cose si complicano: Michael sembra compiere più errori del dovuto (alcuni anche piuttosto sciocchi, diciamo la verità), Adam – logorato dai sensi di colpa – decide in maniera impulsiva di avvicinarsi alla sorella della vittima, Fia (Lilli Kay), sua coetanea, e l’entrata in scena di un’avvocata ex stagista di Michael, Lee Delamere (Carmen Ejogo), non farà altro che peggiore ulteriormente la situazione. Il castello di bugie eretto da Michael comincia a vacillare e le azioni dei singoli cominciano a riverberarsi tragicamente sulle persone che li gravitano intorno. Da questo punto di vista, Your Honor si dimostra una serie estremamente abile a costruire la suspense, peccato che perda di mordente – paradossalmente – con il passare delle puntate: cioè, quando tutti i nodi vengono (irrimediabilmente?) al pettine.

E il suo principale difetto è quello di complicare eccessivamente la narrazione, eleggendo a vera e propria coprotagonista la famiglia Baxter, flagellata da una sibillina lotta intestina acuita dalla morte del giovane Rocco: il marito Jimmy si rivela essere un uomo debole al cospetto della moglie Gina (Hope Davis), novella Lady Macbeth, nonché del figlio galeotto Carlo (Jimi Stanton). Una scelta che non solo porta a svolte narrative piuttosto telefonate – l’appropinquarsi di Adam a Fia -, ma che distoglie l’attenzione da quello che sembrava il tema principale del film: la capacità di assumersi le proprie responsabilità. Invece, Your Honor prende una strada differente. Non per forza più accomodante, ma sicuramente meno avvincente. E probabilmente se non fosse per Bryan Cranston (come sempre superlativo) difficilmente catturerebbe l’attenzione del grande pubblico televisivo.

Guarda il trailer di Your Honor

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Your Honor si dimostra una serie estremamente abile a costruire la suspence, peccato che perda di mordente - paradossalmente - con il passare delle puntate: cioè, quando tutti i nodi vengono (irrimediabilmente?) al pettine. E probabilmente se non fosse per Bryan Cranston (come sempre superlativo) difficilmente catturerebbe l'attenzione del grande pubblico televisivo.
Diego Battistini
Diego Battistini
La passione per la settima arte inizia dopo la visione di Master & Commander di Peter Weir | Film del cuore: La sottile linea rossa | Il più grande regista: se la giocano Orson Welles e Stanley Kubrick | Attore preferito: Robert De Niro | La citazione più bella: "..." (The Artist, perché spesso le parole, specie al cinema, sono superflue)

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Your Honor si dimostra una serie estremamente abile a costruire la suspence, peccato che perda di mordente - paradossalmente - con il passare delle puntate: cioè, quando tutti i nodi vengono (irrimediabilmente?) al pettine. E probabilmente se non fosse per Bryan Cranston (come sempre superlativo) difficilmente catturerebbe l'attenzione del grande pubblico televisivo.Your Honor, recensione della serie con Bryan Cranston