Due cose i fan del Marvel Cinematic Universe stanno aspettando come un goccio d’acqua nel deserto: il film dei Fantastici 4 e quello sugli X-Men. Del primo sono stati già diffusi il ricco cast, che spazia da Pedro Pascal a Vanessa Kirby, e la data di uscita, il 25 luglio 2025. Del secondo invece non sappiamo ancora nulla, ma un vago assaggio ci è stato dato nella scena post-credit di The Marvels e da bricioline disseminate qui e lì. Allora per ingannare l’attesa dell’arrivo dei mutanti si può contare solo sul prossimo ritorno del Wolverine di Hugh Jackman in Deadpool & Wolverine e sul lancio in streaming su Disney+ di X-Men ’97.
E quest’ultimo non è nient’altro che il revival dell’iconica serie animata X-Men: The Animated Series, andata in onda originariamente dal 1992 al 1997 e ora riportata sul piccolo schermo dallo showrunner Beau DeMayo. Per lui, a dire il vero, non è stato certo il miglior dei lanci possibili. A poco più di una settimana dal debutto dello show, DeMayo si è ritrovato infatti fuori dai progetti Marvel Studios e non ha partecipato alle attività promozionali della serie. C’è chi parla di licenziamento, chi invece – Brad Winderbaum, capo divisione streaming, televisione, animazione dei MS – di separazione delle strade. Al di là di quella che è la verità che prima o poi assumerà contorni più nitidi, rimane la certezza che DeMayo ha lasciato intanto già pronte le sceneggiature per una seconda stagione e aveva in cantiere quelle della terza.
Un mondo travagliato dal conflitto
Su quali saranno gli orizzonti futuri di X-Men ’97 si vedrà poi a tempo debito. Il giudizio che per il momento possiamo dare noi è su quello che abbiamo avuto modo di vedere, cioè i primi tre episodi su un totale di dieci, che usciranno con la quasi sempre consueta cadenza settimanale di Disney+. X-Men ’97 prende il passo proprio lì dove si concludeva X-Men: The Animated Series e si pone quindi a prosecuzione lineare di quelle vicende. Ma una delle primissime sensazioni è che lo show sia indulgente nei confronti dei nuovi spettatori. Non li chiama a dover conoscere necessariamente gli antefatti delle cinque stagioni della serie degli anni Novanta, anzi si limita a fornire poche e precise coordinate.
Su tutte che il professor Charles Xavier è morto. È stato assassinato e ha lasciato orfani gli studenti ormai cresciuti della sua scuola, divenuti nel tempo veri e proprio baluardi del senso della giustizia nel tribolato tentativo di coesistenza tra mutanti e umani. La Terra dell’universo 92131 è fiaccata da anni di lotte e terrorismo, ancora ben distante da una pacifica accettazione di uno status quo che oscilla pericolosamente tra guerra e sterminio. Ed è probabilmente questo contesto specifico, esasperato e venato da un profondo pessimismo, che si pone, nel suo farsi cassa di risonanza con la nostra amara contemporaneità, ad azzeccata porta d’ingresso per nuovi spettatori.
Le ottime premesse di uno show maturo
I personaggi in ballo sono alcuni dei più noti, come Wolverine, Ciclope, Tempesta, Jean Grey, Bestia, sul quale doppiaggio torna gran parte del cast vocale originale (Cal Dodd, Lenore Zann, George Buza, Catherine Disher, Chris Potter, Alison Sealy-Smith, Adrian Hough, Christopher Britton, Alyson Court, Lawrence Bayne, Ron Rubin). Tra questi, anche Magneto. È attorno alla sua figura e al suo ruolo che verte molto della discussione dei primi episodi di X-Men ’97.
Il Professor X nel suo testamento sembra infatti aver designato proprio l’estremista, rivale e un tempo alleato come nuova guida degli X-Men. Ma i suoi slogan e convinzioni («La tolleranza è estinzione») sono un boccone amaro da mandare giù per il gruppo di mutanti che per anni hanno combattuto lui e i suoi metodi. Ciò che colpisce dagli iniziali rintocchi dello show è allora di sicuro questo umore grigio che permea un gruppo stremato e disorientato. La luce di Xavier, in vita faro e garante del sogno dell’integrazione, è fioca e incomprensibile nel mistero della sua scelta, che pare adesso illuminare sinistramente un mondo di cui si percepisce l’orlo del collasso.
X-Men ’97 sembra insomma lavorare bene sul seminare con un piglio maturo il dubbio e il terrore della fatalità, mentre sul piano estetico Studio Mir, lo studio che ha lavorato all’animazione, recupera il design 2D della serie originale aggiornandolo anche con un soft 3D e calandoci sopra una patina da televisione anni Novanta. Le premesse, quindi, sono più che buone. Ed è un piacere che dopo What If…? i Marvel Studios stiano continuando a sondare il campo animato, spazio in cui un universo live action affaticato potrebbe trovare un nuovo terreno di sfogo.