venerdì, Febbraio 7, 2025
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Unwanted – Ostaggi del mare, recensione della serie Sky Original con Marco Bocci

La recensione di Unwanted – Ostaggi del mare, la nuova serie Sky Original con protagonista Marco Bocci. Dal 3 novembre su Sky e in streaming su NOW.

Ci sono temi caldi che affondano direttamente nell’attualità, rivelandosi limacciosi e difficili da affrontare, complessi e sfaccettati, instabili come sabbie mobili emozionali nelle quali scivolare, complice anche una cattiva comunicazione. Parlare ad esempio di immigrazione, oggi, rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio che, come spesso è accaduto con altre drammatiche vicende sociali, può rischiare di tirare in ballo un sentimentalismo fittizio – e di maniera – unito ad un’infinita speculazione sul dolore, trasformato spesso in pornografia (dell’immagine) dal continuo battage televisivo che finisce per assuefare lo spettatore, rendendolo insensibile alla realtà dei fatti.

C’è bisogno, invece, di prodotti coraggiosi capaci di lasciar parlare le suddette immagini senza agire su di esse, mostrando solo la verità così com’è, senza filtri né inganni o manipolazioni di alcun tipo: un esempio lampante è lo splendido film di Matteo Garrone Io capitano, premiato tra l’altro nella cornice di Venezia 80, che ha dimostrato di saper raccontare le storie (vere) dei migranti, dei loro viaggi versi l’Europa e delle terribili peripezie affrontate lungo le rotte migratorie senza sconti, instillando solo un lirismo onirico capace di accentuare la brutalità dell’evidenza mostrata sul grande schermo.

Controparte ideale dell’Io capitano garroniano è la nuova serie targata Sky Original e intitolata Unwanted – Ostaggi del mare, creata da Stefano Bises che l’ha scritta insieme ad Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero per la regia di Oliver Hirschbiegel (La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler). Il nuovo prodotto audiovisivo è pronto ad approdare sul piccolo schermo dell’ormai sempre più sofisticata piattaforma streaming dal 3 novembre per un totale di otto episodi, fruibili in prima serata su Sky e in streaming solo su NOW.

Un prodotto dal respiro internazionale

In questo nuovo prodotto dal respiro davvero internazionale – visto il cast variegato figlio del melting pot culturale suggerito dalla storia raccontata – a rivestire letteralmente i panni del capitano è l’italiano Marco Bocci (regista del recente La caccia, sua opera prima), insieme alla tedesca Jessica Schwarz e agli italiani Francesco Acquaroli, Cecilia Dazzi, Marco Palvetti e Denise Capezza. Le vicende narrate, che prendono liberamente spunto dal libro d’inchiesta Bilal, scritto dal giornalista sotto copertura Fabrizio Gatti, sono ambientate sulla prestigiosa nave da crociera Orizzonte, con a bordo circa cinquemila persone tra passeggeri ed equipaggio; una città sull’acqua, che naviga nel Mediterraneo al servizio dello svago dei suoi ospiti europei, che per sette giorni non devono far altro che mangiare, bere e divertirsi.

Ma la vita vera, che avrebbe dovuto restare a terra, irrompe sulla nave durante la prima notte in mare aperto: vengono infatti salvati ventotto migranti africani sopravvissuti al naufragio dell’imbarcazione sulla quale cercavano di raggiungere l’Italia, mentre più di cento di loro non ce l’hanno fatta. Per quelle persone in fuga da fame, guerre, schiavitù e persecuzioni l’Orizzonte rappresenta la salvezza e il primo, incredibile, passo nel mondo che hanno sognato. Mentre pregiudizi e preconcetti intrappolano la mente di passeggeri, rifugiati ed equipaggio, a bordo della nave l’umanità e la crudeltà, la tolleranza e il razzismo, la speranza e il dolore, la vita e, infine, la morte, arriveranno a un inevitabile scontro…

Come già accennato precedentemente, Unwanted è l’Io capitano del piccolo schermo, capace però di un’ulteriore magia, rara e preziosa in questi tempi distratti in cui viviamo: la serie riesce infatti a bilanciare perfettamente il racconto della verità con l’intrattenimento mainstream senza sacrificare la propria credibilità, anzi, rafforzando la potenza già deflagrante insita in una storia quanto mai attuale.

“Gli ospiti sono qui per vivere un sogno, la realtà deve stare a casa”, è una frase pronunciata, nel corso del primissimo episodio, dal personaggio interpretato dall’attore Massimo De Lorenzo e che ben riassume l’essenza del pericoloso conflitto orchestrato dagli sceneggiatori: la nave da crociera è un microcosmo intoccabile, fittizio, fatuo ed effimero nel quale si muove uno spaccato di umanità che vuole scientemente tenere la verità a distanza di sicurezza, lasciandola fuori dagli oblò della “dolce vita” dorata che si illudono di vivere all’interno della città galleggiante.

Una metafora potente delle nostre stesse vite, che non fa altro che rendere più forte il clash, lo scontro di civiltà che avviene al suo interno; da una parte ci siamo “noi” e dall’altra “loro”, l’occidente arroccato dietro i propri privilegi e le convenzioni borghesi che si sente all’improvviso invaso, minacciato da parte di chi è diverso ma, in fondo, non è altro che specchio della stessa realtà. Sotto lo stesso cielo stellato e sopra il mare che culla la nave tutti sono identici, ma il conflitto sembra inevitabile per via di quel microcosmo circoscritto, dello spazio immenso – ma, al contempo, angusto – nel quale si muovono innumerevoli tipi umani differenti, ognuno con le proprie idiosincrasie e mosso da necessità, mancanze, speranze e desideri.

Unwanted mette in scena un Kammerspiel opulento e mobile, all’interno del quale ogni attore (non in senso letterale) dà voce ai pensieri del mondo esterno, trasformandosi in una cassa di risonanza ideale per le opinioni, il qualunquismo dilagante, ma anche l’impegno e la volontà di aprirsi al dialogo e al cambiamento. Questo perché la serie ha un punto di forza inattaccabile a sostenere gli eventi mostrati sullo schermo e le scelte tecniche ed estetiche compiute dal regista: la sceneggiatura.

Un racconto che scava nelle coscienze

In un mercato in cui si cerca sempre di semplificare – o di brutalizzare – il ruolo della “buona scrittura” e quindi di una sceneggiatura inaffondabile alla base di un prodotto audiovisivo, Unwanted – Ostaggi del mare riesce nel miracolo di avere uno storytelling solido alla base, che crea con abilità (da parte degli autori) un duplice binario narrativo: da una parte c’è il racconto corale, con le molteplici storie dei personaggi che si muovono sulla scena e che interagiscono progressivamente tra loro, mentre dall’altra c’è la suspense, la linea di tensione enfatizzata da prolessi – con tanto di efficaci camera look, come se lo spettatore fosse di fronte a delle confessioni – che instillano il dubbio e la tensione, facendo scivolare lentamente il pubblico nell’abisso terrificante che, di lì a breve, si consumerà davanti ai suoi occhi.

Con alla base uno script così solido, il lavoro sulle immagini e sui suoni compiuto da Hirschbiegel è stato uno svolazzo dopo la firma, un orpello prezioso da aggiungere per rafforzare un impeccabile equilibrio tra tensione, intrattenimento, impegno e riflessione: i flashforward, come già detto, servono a tenere alta l’attenzione dello spettatore anticipando ciò che accadrà progressivamente, mentre i flashback permettono di scavare soprattutto nelle backstories dei singoli migranti per costruirli come personaggi tridimensionali, a tutto tondo, non come figurine di carta che si muovono sulla scena di un teatro delle ombre effimero e strumentalizzato.

Ogni character è protagonista della propria storia e di un racconto corale più ampio, che compone un mosaico circoscritto ma quanto mai reale, affine alla verità che ci circonda e dalla quale, spesso, cerchiamo di scappare, nascondendoci altrove per evitare di essere raggiunti e, infine, di confrontarci con quest’ultima. E anche i suoni, in Unwanted servono a costruire un racconto potente, che scava nelle coscienze instillando dubbi, perplessità e domande esistenziali che sedimentano sul fondo, aspettando il momento giusto per poter mettere in discussione noi stessi e le nostre convenzioni.

Guarda il trailer di Unwanted – Ostaggi del mare

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Unwanted è l’Io Capitano del piccolo schermo, capace però di un’ulteriore magia, rara e preziosa in questi tempi distratti in cui viviamo: la serie riesce infatti a bilanciare perfettamente il racconto della verità con l’intrattenimento mainstream senza sacrificare la propria credibilità, anzi, rafforzando la potenza già deflagrante insita in una storia quanto mai attuale. Il risultato è un prodotto seriale potente, che scava nelle coscienze instillando dubbi, perplessità e domande esistenziali che sedimentano sul fondo, aspettando il momento giusto per poter mettere in discussione noi stessi e le nostre convenzioni.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Unwanted è l’Io Capitano del piccolo schermo, capace però di un’ulteriore magia, rara e preziosa in questi tempi distratti in cui viviamo: la serie riesce infatti a bilanciare perfettamente il racconto della verità con l’intrattenimento mainstream senza sacrificare la propria credibilità, anzi, rafforzando la potenza già deflagrante insita in una storia quanto mai attuale. Il risultato è un prodotto seriale potente, che scava nelle coscienze instillando dubbi, perplessità e domande esistenziali che sedimentano sul fondo, aspettando il momento giusto per poter mettere in discussione noi stessi e le nostre convenzioni.Unwanted – Ostaggi del mare, recensione della serie Sky Original con Marco Bocci