mercoledì, Giugno 7, 2023
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Trust recensione del pilot della serie diretta da Danny Boyle

Prodotta dalla rete americana FX e disponibile in Italia dal 28 marzo grazie a Sky Atlantic, Trust (qui il trailer ufficiale) è una serie antologica che, nel corso della sua prima stagione, racconterà la storia del celebre rapimento di John Paul Getty III, nipote del magnate del petrolio, nonché fondatore della Getty Oil Company, Jean Paul Getty.

Diretto dal regista di Trainspotting e The Millionaire Danny Boyle, il primo episodio non immerge immediatamente lo spettatore nell’azione, ma lo prepara agli eventi che andranno a svilupparsi. Dopo il suicidio del primogenito, il ricco patriarca Jean Paul Getty (interpretato qui da Donald Sutherland) è sempre più preoccupato per il futuro della sua azienda: nessuno dei suoi figli sembra adatto ad assumere il comando.

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Le cose sembrano cambiare quando John Paul Getty III (Harris Dickinson), nipote colto ma un po’ scellerato, si presenta alla magione di famiglia, facendo sorprendentemente colpo sull’anziano nonno. Il legame tra i due non è tuttavia destinato a durare e il giovane viene rapidamente rispedito a Roma dove, nelle ultime sequenze, viene rapito dalla mafia locale.

Prodotto nello stesso periodo del chiacchierato Tutti i Soldi del Mondo di Ridley Scott, Trust sembra richiamare, almeno in questa prima puntata, i modelli e le forme di alcune serie televisive di successo degli ultimi anni. Senza stringere veri e propri debiti con peculiari produzioni contemporanee, la serie ideata da Simon Beaufoy attinge infatti da topoi narrativi attualmente molto fortunati, come la sfacciata ricchezza, il glamour anni Settanta e le sotto-trame mafiose.

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Trust recensione del pilot della serie diretta da Danny Boyle

Ricorrendo ad uno stile che sembra rievocare il mondo patinato (ma in questo caso non così pacchiano) del secondo American Crime Story, le prime sequenze oscillano quindi tra l’ostentazione dello sfarzo e la drammatizzazione dei conflitti famigliari, rifuggendo la mera cronaca a favore di una panoramica dei personaggi e dei loro caratteri.

Nel finale di questo atto, la realtà riesce tuttavia a prendersi una piccola rivincita, facendosi largo nella cornice di una Roma del 1973. Tra luci stroboscopiche che riecheggiano l’universo disco di The Get Down di Baz Luhrmann, la tragicità del rapimento di Getty III fa capolino proprio negli ultimi secondi, gettando concretamente le basi di una storia che andrà a svilupparsi nelle prossime settimane.

Se la messa in scena è quindi a tratti già vista ma comunque ben calibrata, la narrazione diventa estremamente difficile da giudicare, dato che risulta molto scarna in questa prima ora. Certo, è innegabile che alcune parentesi eccessivamente pop potevano essere evitate, ma certi passaggi più lirici fanno volgere fiducioso lo sguardo verso il futuro.

Nonostante le modalità narrative siano ancora un enigma, lo stesso non può essere detto del cast, che fin da ora appare convincente: mentre Harris Dickinson è adatto nel ruolo dell’affascinante adolescente dannato, Donald Sutherland è infatti a tratti quasi straordinario, riuscendo a catalizzare su di sé l’attenzione di chi guarda.

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Gabriele Landrini
Gabriele Landrini
Perché il cinema non è solo un'arte, è uno stile di vita | Film del cuore: Gli Uccelli | Il più grande regista: Alfred Hitchcock | Attore preferito: Marcello Mastroianni | La citazione più bella: "Vorrei non amarti o amarti molto meglio." (L'Eclisse)

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