La società americana sta attraversando negli ultimi anni un periodo non proprio idilliaco, caratterizzato da profonde divisioni politiche e sociali. Le tensioni razziali, soprattutto, sono tristemente tornate al centro dell’attenzione pubblica e mediatica, raggiungendo il culmine l’anno scorso con l’infame morte dell’afroamericano George Floyd per mano di alcuni agenti della polizia di Minneapolis. Questa triste vicenda ha riacceso la fiamma del movimento Black Lives Matter, nato nel 2013 dopo l’assoluzione di George Zimmerman; BLM nell’ultimo anno ha valicato i confini statunitensi, con varie manifestazioni di supporto in tutto il mondo. Il grido di protesta della comunità nera – e di chiunque simpatizzi con la loro lotta contro le varie forme di discriminazione – non è rimasto indifferente ad uno dei generi cinematografici più permeabili ai malesseri della società: l’horror.
Come le diseguaglianze sociali degli anni ’80 hanno generato gli orrori satirici di registi come John Carpenter e Brian Yuzna (dallo stracult Essi vivono al meno noto Society – The Horror), così oggi l’horror è diventato la primaria valvola di sfogo creativa di alcuni giovani autori afroamericani. Una tendenza artistica approdata sia sul grande schermo (Scappa – Get Out del regista Jordan Peele) che nell’ormai popolarissimo mondo delle serie tv (Lovecraft Country di Misha Green, serie HBO basata sull’omonimo libro di Matt Ruff). Proprio in questo nuovo sottogenere del black horror sociale rientra pienamente Them, serie targata Amazon, disponibile sulla piattaforma Prime Video dal 9 aprile.
La prima stagione di questa serie antologica è composta da dieci episodi, dalla durata di 50 minuti circa, di cui abbiamo avuto l’occasione di vedere in anteprima i primi quattro. Creata da Little Marvin, l’opera vanta come produttore esecutivo Lena Waithe, che abbiamo imparato a conoscere ed amare come interprete nella serie Master of None (anche co-sceneggiatore del meraviglioso episodio Thanksgiving, premiato con il Primetime Emmy Award for Outstanding Writing for a Comedy Series). Spicca tra i registi delle puntate visionate Nelson Cragg, assiduo collaboratore – soprattutto nelle vesti di direttore della fotografia – di “sua maestà” Ryan Murphy (American Horror Story).
La trama di Them segue le vicende di una famiglia afroamericana degli anni ’50, trasferitasi dal North Carolina in un quartiere residenziale di Los Angeles, prima abitato esclusivamente da bianchi. Le loro prospettive di una vita migliore verranno presto minacciate non solo dagli ostili vicini, ma anche da oscure forze soprannaturali che sembrerebbero infestare la loro nuova casa.
L’arrivo della famiglia Emory – i nostri protagonisti – nella classica suburbia americana, dalle villette dai colori pastello con giardino, è accompagnato dalle note di Get Happy di Judy Garland. L’entusiasmo del capofamiglia Henry (Ashley Thomas) e di sua moglie Lucky (Deborah Ayorinde) è presto rovinato dagli sguardi per nulla amichevoli degli indigeni (l’atmosfera pesante è sottolineata dalla canzone che viene man mano distorta). Con questa efficace scena veniamo subito introdotti al mood generale che accompagnerà questi primi episodi, un crescendo di disagio e inquietudine sempre più palpabile. Un incubo popolato da spaventose visioni e dalle tipiche casalinghe anni ’50, con pettinatura alla Doris Day, che risulteranno ancora più terrificanti.
Antagonista principale di Them è infatti Betty (una strepitosa Alison Pill), ape regina del quartiere, dall’inquietante sorriso vuoto, che vede nei nuovi vicini un problema a cui rimediare, come uno strappo sulla carta da parati del suo impeccabile soggiorno. Questa ostilità viene esasperata dall’intervento di forze maligne, presenze che sembrerebbero influenzare i coniugi Emory, e le loro due figlie Ruby e Gracie (Shahadi Wright Joseph e Melody Hurd), facendoli scivolare piano piano verso la follia. Un aspetto che ricorda da vicino Shining, con anche alcuni riferimenti diretti alla classica pellicola di Kubrick.
Them si presenta quindi, in questi primi quattro episodi, come un’opera molto interessante, dall’efficace atmosfera opprimente ed inquietante. Una serie capace di far immedesimare lo spettatore – grazie anche ai suoi convincenti interpreti – nell’angoscia quotidiana dell’odio razziale, usando la componente horror come efficace metafora per potenziare il suo messaggio.
Calzante in questo senso il titolo “Them”, un generico “loro” inteso come “gli altri”; termine che può benissimo essere riferito sia agli ostili vicini che alle presenze, se prendiamo come punto di riferimento gli Emory, ma anche come “i diversi invasori” venuti a turbare il quartiere “bianco e perbene”, considerando il punto di vista di Betty e dei suoi. Una visione consigliatissima agli amanti di tutto l’horror dalle tematiche sociali, da George A. Romero in poi, e agli orfani di Lovecraft Country, ottimo modo per ingannare l’attesa della seconda stagione.