Qualcuno è stato ucciso al resort White Lotus delle Hawaii; una cassa, con sopra scritto “resti umani”, viene caricata nella stiva dell’aereo in partenza. Non sappiamo chi sia la vittima, o anche perché sia stata uccisa; un salto temporale ci porta indietro di una settimana, quando un gruppo di otto ospiti viene condotto dal traghetto sull’isola dove si trova l’esclusiva struttura. Sembrerebbe l’inizio del più classico romanzo giallo partorito dalla mente di Agatha Christie, ma The White Lotus, serie tv HBO in arrivo su Sky Atlantic e in streaming su NOW dal 30 agosto, è in realtà molto lontana da quel mondo, sia per stile che per intenti.
I sei episodi, dalla durata di un’ora circa, vanno a comporre, infatti, una tragicommedia dai toni fortemente satirici; un’opera di analisi e critica di certe dinamiche della società americana contemporanea. La serie nasce da un’idea di Mike White (che ne ha anche scritto e diretto tutte le puntate), forse più conosciuto come sceneggiatore di commedie “Hollywood-friendly”, come School of Rock, e recentemente dietro un’altra interessante produzione HBO, la serie Enlightened – La nuova me. Proprio come in questa sua precedente opera (dove Laura Dern interpreta una dirigente aziendale, intenta nel riprendere in mano la proprio vita dopo un crollo nervoso), The White Lotus è un’analisi su cosa accadrebbe se, abbandonate le convezioni sociali, erompessero in superficie tutti i conflitti legati alla classe, alla razza e al genere.
Una serie fortemente incentrata sui personaggi e sulle relazioni che si vengono ad instaurare tra di loro, più che sulla trama in senso stretto. Incontri-scontri quotidiani, sullo sfondo “idilliaco” del resort (la serie è stata completamente girata al Four Seasons di Maui, rendendo le riprese organizzativamente più semplici in tempo di pandemia), non solo tra il personale dell’albergo e i clienti, ma anche intestini a questi due gruppi (largo spazio è dato, per esempio, a contrasti dal carattere generazionale e/o di genere).
I personaggi di The White Lotus offrono un’ampia gamma di dinamiche sociali e familiari: gli sposi novelli Rachel (Alexandra Daddario), giornalista relegata a pezzi superficiali e mondani, e Shane (Jake Lacy), fortunato rampollo di una famiglia benestante, la cui luna di miele diviene presto una tesa discussione sulle dinamiche di genere all’interno della coppia e a cosa queste porteranno nel loro futuro. La famiglia benestante capitanata dall’ambiziosa CEO Nicole Mossbacher (Connie Britton) e dal marito, nevrotico maschio beta, Mark (Steve Zahn); entrambi spesso in contrasto con la figlia Olivia (Sydney Sweeney), adolescente woke sempre pronta a riprendere le dichiarazioni insitamente razziste e omofobe dei genitori (“l’unico obiettivo della vostra generazione è mordere la mano che vi nutre”, le dirà la madre in una scena), ma che non si fa problemi a bullizzare, insieme all’amica Paula (Brittany O’Grady), l’apatico fratello Quinn (Fred Hechinger).
Situazioni e discussioni apparentemente innocenti e di poco conto che assumono piano piano, come in un’opera teatrale di Harold Pinter, connotazioni sempre più assurde, se non minacciose. Un microcosmo vacanziero ironico e a tratti inquietante che White riesce a gestire magistralmente, senza scadere nella caricatura o nel grottesco spinto. The White Lotus è una serie imperdibile, capace di intrattenere e di parlare di tematiche legate all’oggi, senza che queste dominino il racconto rendendolo forzato e innaturale.