mercoledì, Giugno 7, 2023
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The Little Drummer Girl recensione della miniserie di Park Chan-Wook

The Little Drummer Girl è la prima serie, in lingua inglese, girata dal regista coreano Park Chan-Wook, autore di culto di film come Lady Vendetta, Sympathy for Mr. Vengeance, Old Boy e Stoker, che si cimenta qui con una spy story tratta da un romanzo del gran maestro del genere, John Le Carré.

I primi due episodi della serie realizzata dalla BBC in collaborazione con AMC sono stati presentati durante la quarta giornata di RomaFF13; nel cast sono presenti grandi nomi del cinema come Michael Shannon (Animali Notturni), della tv come Alexander Skarsgård (True Blood) e volti meno noti, come nel caso della “little drummer girl” del titolo Florence Pugh.

Fine degli anni ’70: Charlie è una giovane attrice di teatro inglese in vacanza in Grecia, insieme alla sua compagnia. Ma la quiete del soggiorno viene turbata dall’incontro con il misterioso sconosciuto Becker, enigmatico e schivo. Il “nuovo amico” finirà per coinvolgere la ragazza in un intrigo internazionale ordito dalla spia Kurtz, a capo di un gruppo di spionaggio.

The Little Drummer Girl (qui il trailer ufficiale) è una classica spy story, sia nell’impostazione che nella ricostruzione – gli anni ’70, la guerra fredda ancora incalzante e il terrorismo che s’insinua progressivamente – sia nelle premesse del setup create da Le Carré, maestro del genere: le contraddizioni mediorientali tra israeliani e palestinesi si propagano fin nella Germania ancora divisa dal muro e nella vecchia Inghilterra.

Il punto di forza della serie sta proprio nella protagonista, nel suo essere abile quanto una spia ma nel non esserlo di mestiere: sa mentire ed è quasi più abile di chi, nella vita, ha scelto la menzogna come una professione. La molla che spinge Charlie è la necessità: da una parte, quella di evadere dai confini limitati della propria esistenza borghese, dall’altra il desiderio di omologarsi ai venti tumultuosi e turbolenti post-sessantottini, che avevano risvegliato la necessità di calarsi nella realtà politica contemporanea.

the little drummer girl

La recensione dei primi due episodi di The Little Drummer Girl, la miniserie diretta da Park Chan-wook

Ciò che colpisce, nella serie di Park Chan-Wook, è la camaleontica bravura degli attori, capaci di dare credibilità e corpo ai propri personaggi: il doppiogiochismo ironico di Shannon, la glaciale distanza di Skarsgård e il temperamento focoso della Pugh, sempre sul filo della verità, preludio a quello che sicuramente accadrà negli episodi successivi.

Valutare una serie sulla base di solo due episodi è un compito arduo, come giudicare un libro dalla copertina: ma se i primi 10’ sono una regola d’oro della settima arte, a tale golden rule non sfugge l’ottava meraviglia televisiva, facendo immergere subito lo spettatore nel clima del tempo, respirando quell’opprimente aria di morte e sospetto che spesso aleggia intorno al mondo dello spionaggio.

Basandoci sulla base dei primi due episodi, è difficile scorgere la regia alla quale ci ha abituato Park Chan-wook in The Little Drummer Girl; ma una certa eleganza formale, rarefatta, ieratica si scorge nelle pieghe dei trucchi e dei segreti, nei lembi oscuri di esistenze devote alla menzogna, nel cuore ambiguo di personaggi che ancora devono vivere le proprie esistenze audiovisive.

the littled drummer girl

Sarà solo l’arco narrativo completo dell’intera serie a permettere a The Little Drummer Girl d’assaporare, pienamente, lo stile di Park Chan-wook, auspicando magari che uno dei suoi trattenuti eccessi pulp, un guizzo ambiguo del corso della storia – come spesso accade nei suoi film – possa trasformare la serie in un prodotto diverso dalla serialità media a base di spie e intrighi del potere, come per esempio accadeva nella miniserie di Susanne Bier, The Night Manager.

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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