martedì, Maggio 30, 2023
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The Gifted recensione: salvaguardare la diversità dei propri figli

The Gifted è la nuova serie ambientata nell’universo Marvel dei mutanti, ancora (probabilmente per poco dopo il maxi accordo) in mano alla 20th Century Fox. Dopo il successo del visionario Legion, la cui seconda stagione arriverà ad aprile negli Stati Uniti, l’universo mutante si amplia ancora di più, con una serie che, almeno sulla carta, sembrava poter reggere il confronto con i migliori capitoli cinematografici sugli X-Men.

The Gifted è il primo sintomo di quell’avvicinamento tra Fox e Disney, che poi è sfociato nell’acquisizione da parte di quest’ultima, avvenuta il dicembre scorso. Sebbene ancora non sia stato reso effettivo, questa serie tv è stata vista, soprattutto dai fan, come il primo tassello della distensione tra le due grandi major, le quali detengono ognuna un pezzo delle proprietà della Casa delle Idee.

The Gifted

Tutti coloro che non vedono l’ora di vedere ogni singolo personaggio Marvel sotto lo stesso tetto, ma soprattutto dentro lo stesso universo cinematografico narrativo, hanno ben sperato nella buona riuscita di questa serie. Con tanto di beneplacito di Bryan Singer, che possiamo definire un po’ come il padre degli X-Men al cinema, il quale firma la regia dell’episodio pilota, The Gifted non riesce, malgrado i buoni presupposti, a convincere.

Gli Strucker (nessuna parentela con il Barone Strucker dell’Hydra e da non confondere con Stryker, il generale che odia i mutanti) sono una famiglia modello quasi perfetta. Reed, il padre famiglia, lavora per il governo ed è un procuratore distrettuale al servizio degli acchiappa mutanti. Quando emerge che i suoi figli sono mutanti, il governo inizia a dargli la caccia: Reed è quindi costretto a nascondere i propri figli e a cercare un’alleanza con i mutanti a cui dava la caccia per lavoro.

The Gifted

The Gifted recensione: salvaguardare la diversità dei propri figli

A giudicare dai primi episodi, The Gifted si pone come un perfetto mezzo per veicolare quella grande mole di temi profondi di cui i mutanti sono la metafora. Anzi, il fatto di porre come centrale la famiglia Strucker declina questa metafora in una circostanza ancora più particolare, poiché ci mostra quello che un genitore farebbe – o dovrebbe fare – pur di salvaguardare la diversità dei propri figli.

Purtroppo, però, The Gifted rivela subito la propria natura, ovvero una serie action né più né meno interessante rispetto a molte altre produzioni del genere. Di fatto, già anche dalla fotografia e dall’aspetto tecnico, la serie non riesce a distinguersi da un qualsivoglia episodio di Agents of the S.H.I.E.L.D. o di altre serie sui supereroi o d’azione in generale. Nella media gli effetti speciali, sufficientemente adeguati allo standard di questo tipo di produzione.

The Gifted

Ad aggravare la situazione ci pensa lo scarso equilibrio dei personaggi e dei comprimari, che lottano per accaparrarsi il titolo di protagonisti della serie, ma che hanno davvero poco mordente e finiscono per essere piuttosto dimenticabili, legandosi a trame che gridano al già visto, senza nemmeno provare a sorprendere in qualche modo lo spettatore.

In conclusione, è abbastanza sorprendente che The Gifted sia riuscita ad ottenere un rinnovo. Quindi a meno che non ci siano grossi risvolti relativi alla trama nella seconda stagione, non riusciamo a prevedere un lungo cammino per questa serie, che si pone un solo gradino sopra a quella “tragedia” che va sotto il nome di Inhumans.

Redazione
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