La quarta fase del Marvel Cinematic Universe non ha fatto in tempo ad iniziare (WandaVision) che già è in procinto di ampliarsi e ramificarsi. Quale sarà la destinazione di questo nuovo viaggio che da spettatori siamo chiamati a compiere è difficile anche solo immaginare. L’unica certezza è che, differenza delle fasi precedenti, la quarta potrà utilizzare – con tutte le potenzialità e le incognite del caso – due format diversi per alimentare il continuum narrativo dell’MCU: il cinema e la serialità. Un progetto ambizioso, quello Disney, maturato parallelamente (o conseguentemente) alla scelta di promuovere la propria piattaforma streaming. La produzione e distribuzione della serie in sei puntate The Falcon and The Winter Soldier (dal 19 marzo su Disney+, di cui abbiamo visto in esclusiva il primo episodio) quindi, risponde a due specifiche esigenze: dare un seguito alle avventure degli Avengers, cavalcando un’onda mediatica che con il passare degli anni sembra proseguire inarrestabile la sua corsa; contribuire a rimpolpare il catalogo della piattaforma, già adeguatamente “rafforzato” dalla recente aggiunta del canale Star.
E pensare che dopo il dittico “conclusivo” composto da Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, qualcuno pensava che era giunto il tempo di mandare in pensione i supereroi creati da Stan Lee e soci, che per dieci anni avevano contraddistinto la programmazione cinematografica (il primo film ufficiale, Iron Man, è del 2007). Un’esperienza produttiva e spettatoriale che si è sviluppata nel solco della serialità cinematografica – aspetto non estraneo alla storia della settima arte fin dalle sue origini -, e che è traslocata sul piccolo schermo per rilanciarsi dopo la sua apparente conclusione. Come un’araba fenice la Marvel – e con lei la Disney, che l’ha acquisita nell’agosto del 2009 – si è dimostrata capace, al cinema, di reinventarsi continuamente nel corso degli anni. Ha costruito la sua fortuna sui suoi “uomini immagine” (Iron Man, Captain America, Thor, soprattutto), sapendo però introdurre personaggi “secondari” altrettanto efficaci (dai guardiani della galassia fino ai vari Vedova Nera e Occhio di Falco).
Dopo l’uscita di scena dei due leader storici dei Vendicatori – Tony Stark e Steve Rogers -, non stupisce che la Marvel abbia scelto di dedicare finalmente spazio a quelle “spalle” fino ad oggi un po’ trascurate (per esigenze produttive e narrative, naturalmente). Per questo motivo, la prima serie messa in cantiere è stata dedicata a Wanda Maximoff e Visione, mentre la seconda vede come protagonisti Falcon e Winter Soldier (il Soldato d’Inverno). In quest’ultimo caso, si tratta di due personaggi che sono entrati a far parte dell’MCU in tempi non sospetti. Bucky fa la sua comparsa già nel primo Capitan America – Il primo vendicatore, dove muore precipitando da un treno in corsa, per comparire poi nei panni del villain nel notevole Capitan American: The Winter Soldier, film in cui fa il suo esordio anche lo stesso Falcon.
Due figure tutto sommato marginali – al di là della loro importanza -, che ora si appropriano per la prima volta della scena. The Falcon and The Winter Soldier parte proprio dall’esigenza di recuperare e dare una dimensione meno strumentale ai due personaggi, nell’ottica anche di riflettere sul vuoto creato dalla scomparsa di di Captain America. Come WandaVision e Spider-Man: Far from Home, anche la serie ideata da Malcolm Spellman prende le mosse a distanza di qualche settimana dai fatti raccontati in Avengers: Endgame. Sappiamo che coloro che si erano dissolti dopo il mortuario schiocco di dita di Thanos in Avengers: Infinity War – tra cui anche Falcon – hanno riacquisito la loro corporeità (Monica Rambeau insegna). Tutto è bene quello che finisce bene, dunque? Neanche per idea. Se il mondo è stato “ricomposto”, non tutti sono usciti indenni dal trauma di un’esperienza che ha segnato profondamente tutta l’umanità, supereroi compresi.
Se Wanda è vittima di una complicata elaborazione del lutto a seguito della scomparsa di Visione, anche Falcon (Anthony Mackie) e Bucky (Sebastian Stan) hanno il loro bel da farsi. Il primo, destinato a diventare il nuovo Captain America, dopo aver ricevuto il simbolico scudo da un ormai anziano Rogers in Avengers: Endgame, è stato declassato a prendere parte ad “anonime” azioni militari nel deserto africano. E lo scudo? Riposto in una teca, in attesa che qualcuno raccolga un’eredità che Falcon credeva di meritarsi più di altri, ma che ha capito non gli spetterà mai. Bucky, invece, è ancora tormentato dai suoi incubi. Costretto ad andare in terapia, non riesce a togliersi dalla testa le nefandezze che ha commesso quando, sotto il controllo dell’Hydra, vestiva i panni del sicario implacabile. La realtà sembra aver travolto i due eroi, ma una nuova minaccia all’orizzonte farà incrociare nuovamente le loro strade.
Se WandaVision ha stupito per la capacità di affrancarsi significativamente dalla produzione cinematografica relativa all’MCU – pur contribuendo a portare avanti la narrazione -, The Falcon and The Winter Soldier fin dal trailer appariva una serie più tradizionale, sviluppata pienamente nell’alveo del “modello Marvel”. Un’impressione confermata dalla prima puntata della serie, ma non per questo da tradurre per forza in un giudizio negativo. In fin dei conti, c’era da aspettarselo. Chiamare in causa due personaggi come Falcon e Bucky significa soprattutto ricontestualizzare la serialità Marvel all’interno dell’MCU dopo la divagazione WandaVision. Da questo punto di vista, la nuova serie assume le fattezze di un richiamo all’ordine. La prima puntata, come di prassi, ha il compito di introdurre e contestualizzare la vicenda, preparando il terreno per gli sviluppi che caratterizzeranno gli episodi successivi.
Ma, allo stesso tempo, ci offre l’immagine di una serie più muscolare che celebrare, volutamente in antitesi rispetto al felice esperimento WandaVision. Basta la sequenza iniziale nel deserto tunisino, dove Falcon si trova ad ingaggiare una battaglia aerea contro dei terroristi francesi a dare il senso di un’operazione che punterà sicuramente più sul trasmettere adrenalina allo spettatore che non emozioni profonde. Al di là del fatto che comunque sia Falcon che Bucky vivono due esistenze grigie e problematiche: uno, oltre allo scotto di non aver ricevuto l’eredità di Cap, deve fare i conti anche con alcuni problemi familiari; il secondo, ormai solo dopo la scomparsa dell’amico Steve, si trascina per le strade newyorkesi brulicanti di gente cercando il conforto di una giovane nippo-americana (Miki Ishikawa), ma il passato continuerà a bussare insistentemente alla sua porta.
Le prime impressioni su The Falcon and The Winter Soldier, quindi, sono positive. Era chiaro che non ci si potesse aspettare un prodotto diverso da quello che è. Ma è anche giusto così. Adottando un altro stile, magari eccessivamente introspettivo, si sarebbe rischiato di snaturare due personaggi votati all’azione. E, alla fine, è proprio questo che ci aspettiamo dalla nuova serie Marvel: essere trascinati in un avventura travolgente. È naturalmente ancora presto per capire se le promesse sono state mantenute o meno. Rimane il fatto che il primo episodio ci ha dato un gustoso assaggio di quello che dovrebbe aspettarci nelle successive cinque puntate. Se il buongiorno si vede dal mattino, ci sarà da divertirsi anche insieme a Falcon e il Soldato d’Inverno.