The Boys are back! I ragazzacci terribili di Amazon Prime Video sono pronti a tornare, con la seconda stagione, a partire dal 4 Settembre: i primi tre episodi faranno da apripista per questo nuovo ciclo di avventure per gli anti (super)eroi delle serie tv, prima di vedere le nuove puntate con cadenza settimanale – ogni venerdì, con il gran finale previsto per il 9 ottobre – per un totale di otto episodi che compongono l’attesa seconda stagione, definita dai produttori esecutivi Seth Rogen ed Evan Goldberg (entrambi dietro il consolidato successo di Preacher) come più folle, sconsiderata e spettacolare della prima.
I Boys sono in fuga dalla legge, con i Super – i Sette, il gruppo di supereroi idolatrato dalle masse – a dargli la caccia mentre cercano disperatamente di riunirsi e combattere la multinazionale Vought. Hughie (Jack Quaid), Latte Materno (Laz Alonso), Francese (Tomer Capon) e Kimiko/La Femmina della Specie (Karen Fukuhara) rimangono nascosti e cercano di adattarsi a questa nuova a-normalità mentre Butcher (Karl Urban), il loro leader, sembra introvabile. Nel frattempo, Starlight (Erin Moriarty) deve trovare il suo nuovo ruolo nei Sette ora che il Patriota (Antony Starr) punta ad acquisirne il controllo completo del gruppo; ma il suo potere è minacciato dall’arrivo nel team di Stormfront (Aya Cash), una nuova Super regina dei social media, anche lei con le proprie mire. Per giunta, la minaccia dei Supervillain – terroristi potenziati – diventa cruciale con la Vought che prova a sfruttare a proprio vantaggio la paranoia sviluppata dalla nazione.
The Boys torna più cinica, politicamente scorretta e accattivante che mai, riuscendo perfino a superare uno degli spauracchi più antichi per i serial-addicted (ma anche per i musicisti), ovvero la difficoltà insormontabile di una seconda opera all’altezza del debutto o, almeno, delle aspettative. La creatura di carta nata dalla fantasia creativa di Garth Ennis e Darick Robertson (artefici del fumetto best-seller) e sviluppato dallo showrunner Eric Kripke (Supernatural) riesce nell’impossibile: alza l’asticella della semina ostentata attraverso la prima stagione (qui la recensione), arricchisce di nuovi fili narrativi le vicende dei protagonisti fino a tessere una tela complessa ed ampia, condita da esplosioni di violenza in puro stile gore.
Il fulcro principale della serie (confermata subito per una terza stagione), già presente nel fumetto ma adattato per il mondo all’interno dei confini del “piccolo” schermo, ruota intorno alla decostruzione dell’eroe: negli anni 2000 la Settima Arte è stata invasa dai supereroi, dai personaggi simbolo della pop culture che si sono infiltrati – in un immaginario collettivo – grazie proprio alla forza mainstream del fumetto. Un mondo in subbuglio, scosso da guerre e atti di terrorismo, aveva bisogno di eroi dai poteri soprannaturali in grado di salvare le situazioni, difendendo sempre il bene e garantendo la vittoria di quest’ultimo sopra ogni avversità.
Superata però abbondantemente la prima decade del nuovo millennio, il mondo è diventato un posto ancor più complesso, dove c’era bisogno di trasfigurare tale complessità anche nei miti fondanti della cultura popolare. Ecco quindi che i supereroi, da simboli sublimati dei desideri di perfezione e di invincibilità riconducibili agli inconfessabili desideri umani, si trasformano in creature “umane, troppo umane” piene di vizi privati e pubbliche virtù. Afflitti da debolezze che li rendono fragili, meschini e opportunisti, sono dipinti in The Boys come delle star viziate, macchine da soldi dalla facciata perbene e dalle perversioni inconfessabili.
L’umorismo nero (e cattivo) che accompagna i Super ben si abbina al cinismo corrosivo dei Boys, appunto, dello scalcinato gruppo assemblato da Butcher: le dinamiche dei personaggi si approfondiscono e diventano ancor più complesse, con legami che si costruiscono – come quello tra il leader e la giovane “recluta” Hughie, a tratti speculare a quello tra Patriota e suo figlio – districandosi abilmente tra misteri e colpi di scena, situazioni che progressivamente sollevano sempre più il “marcio” adagiato sul fondo delle situazioni e dei cuori umani, mostrando un’oscurità torbida e contagiosa che rende impossibile fissare dei confini tra Bene e Male, buoni o cattivi.
The Boys conferma le aspettative: la formula è la stessa della prima stagione e i primi tre episodi riprendono il filo del discorso proprio da dove era stato interrotto; black humour ed exploitation splatter sono i tratti distintivi dell’andamento ritmico, rinnovando inoltre la forte eredità estetica e visiva con il fumetto di partenza e la creatività di Kripke come navigato showrunner. Invece di reprimere gli eccessi, il cast tecnico ha optato per una costruzione iperbolica della narrazione, talmente fuori controllo da risultare semplicemente irresistibile, tanto da catturare la fantasia degli spettatori in attesa di scoprire le nuove nefandezze dei Super e le azioni al limite dell’illegale dei Boys.