The Affair ha cambiato il modo di narrare storie. “La memoria può fare brutti scherzi”, afferma un personaggio nella 3×09. Da questo concetto sono partite Sarah Treem e Hagai Levi, quando hanno ideato la serie.
The Affair, lanciato da Showtime nel 2014, ha una premessa interessante: ogni episodio mostra la stessa scena da due punti di vista diversi. La storia racconta di Noah (Dominic West), un insegnante di New York City e scrittore in cerca d’ispirazione per il suo secondo romanzo. Felicemente sposato con Helen (Maura Tierney) e padre di quattro figli, Noah risente del carisma e delle ingerenze del ricco suocero. Alison (Ruth Wilson) è una giovane cameriera che sta cercando di tenere in piedi la sua vita e il suo matrimonio con Cole (Joshua Jackson), dopo la tragica morte del figlio. Quando Noah ed Alison si incontrano a Montauk, dove lei vive e lui è in vacanza, i risvolti emotivi della relazione extraconiugale che presto decidono di coltivare si riverberano nei loro ricordi, quando si ritrovano al tavolo degli interrogatori per un omicidio avvenuto durante gli anni del loro amore.
Lo show è una lezione di prospettiva e di forma narrativa. Interessante e innovativo, lascia molto spazio alla caratterizzazione dei personaggi, riuscendo a tracciare ogni sfaccettatura, rendendoli meravigliosi e spregevoli allo stesso tempo. Il tutto girando intorno all’omicidio di un personaggio secondario. Non a caso la serie è stata un successo: Golden Globe per la Miglior Serie Drammatica nel 2015 e, nello stesso anno, Miglior Attrice in una Serie Drammatica per Ruth Wilson. Nel 2016 è stata la volta di Maura Tierney, che ha vinto il Golden Globe per la Miglior Attrice Non Protagonista in una Serie Drammatica; Dominic West si è invece aggiudicato il Satellite Award come Miglior Attore in una Serie Drammatica, anche se i premi verranno consegnati il 19 febbraio.
Ma è difficile mantenere l’attenzione dei telespettatori. Per quanto sia piaciuta la prima stagione, ci si chiedeva come The Affair sarebbe potuta continuare. Treem e Levi avevano una soluzione per la seconda stagione: cambiare la struttura narrativa, spostare l’azione da Montauk a Manhattan, e farci scoprire le diverse sfaccettature di nuovi personaggi. Invece di due prospettive, ne avevamo quattro: oltre Alison e Noah, abbiamo Cole e Helen. La stagione esplora ulteriormente gli effetti emotivi e psicologici della relazione extraconiugale che ha distrutto due matrimoni e il crimine che li ricollega tutti. Al termine, abbiamo finalmente risolto il mistero della prima stagione. Cosa fare poi?
L’anno scorso Sarah Treem ha dichiarato al New York Times: “Il pubblico televisivo è diventato così esperto, ci sono così tanti show validi da scegliere, che io sono abbastanza consapevole del fatto che si deve dare valore ai nostri fans, e soprattutto dargli qualcosa di nuovo per continuare a seguirti, stagione dopo stagione, e mantenere vivo il loro interesse. Si aspettano sempre di essere messi in discussione”.
La terza stagione infatti si reinventa ancora, con un cliffhanger audace durante la prima puntata. Un salto in avanti di tre anni ci riporta al rilascio di Noah. Tutti i personaggi si troveranno ad affrontare le direzioni prese dalle loro vite, dopo il trauma che li ha sconvolti. Di conseguenza, mentre Noah è preda dei ricordi dell’esperienza in carcere e tenta di tornare alla normalità, Helen si trova divisa tra una nuova relazione e il gesto di protezione compiuto dall’ex marito. Nel frattempo, gli effetti della vera paternità di Joanie iniziano a riflettersi sul rapporto di Alison e Cole.
Nuovi personaggi come la professoressa Juliette Le Gall (Irene Jacob) e la guardia carceraria John Gunther (Brendan Fraser) ruoteranno intorno a Noah. Perché il protagonista assoluto di questa terza stagione è proprio lo scrittore caduto. Ci facciamo delle domande sul perché si sia dichiarato colpevole di un crimine non commesso. O meglio, per chi. Si tratta di Helen, di Alison, oppure dalla semplice volontà di sedare il suo senso di colpa?
Durante una lezione di Letteratura Medievale Francese, tenuta dalla professoressa Le Gall, si parla della figura del Merlino di Robert de Boron. Nella prima versione del racconto, il lato virtuso di Merlino sottomette il lato demoniaco, preservando il suo sacro destino. Eppure nella versione successiva della stessa storia, Merlino viene dipinto come irrimediabilmente corrotto dalla sua infernale paternità, la sua luce del tutto distrutta dalla sua oscurità. In questa versione del racconto vediamo l’ombra del racconto divenire una manifestazione della depravazione dell’autore stesso. L’ombra di un’ombra, destinata ad essere distrutta dal proprio creatore.
Ed è con questa chiave di lettura che entriamo piano piano nella nuova versione di Noah Salloway. Noah è Merlino, la sua luce spenta dalla sua oscurità. La terza stagione è una cavalcata di dieci episodi nel mondo di Salloway, nella sua mente, nei suoi demoni più sopiti e segreti. La sua ambiguità, le sue paure, esplodono con una forza dirompente nella straordinaria interpretazione di Dominic West, in uno stato di grazia recitativo ai limiti della perfezione. Ma la vera domanda è un’altra: qual è il vero Noah? Riuscirà a ritrovare la sua luce?
La terza stagione di The Affair continua con la struttura dei flashback, che è stato un importante aspetto delle stagioni 1 e 2. Ma i salti temporali riguardano solo Noah. Helen, Alison e Cole vivono nel presente con i loro punti di vista, ma in un limbo. Come se non riuscissero a lasciarsi il passato alle spalle e ad andare avanti con la loro nuova vita. Sembra che abbiano tutti e tre delle cose irrisolte. Fino alla nona puntata troviamo una sceneggiatura di qualità, in cui ogni tassello della storia è al posto giusto. I dialoghi sono intelligenti, con battute intense e taglienti. Il cast è straordinario: oltre al già citato West, i momenti che condividono gli attori sono di un realismo disarmante. La fragilità di Ruth Wilson, lo smarrimento di Maura Tierney, la bontà e il senso del dovere di Joshua Jackson rendono questa serie televisiva unica nel suo genere.
Il finale di stagione da uno scossone alla storia notevole, dando uno schiaffo in faccia a tutti i fan che aspettavano una chiusura del cerchio. Soprattutto uno schiaffo a chi si aspettava un finale di stagione. Concepito come un episodio standalone, la 3×10 è un episodio che lascia molto perplessi con tutte le domande rimaste in sospeso. Dove stiamo andando a livello di narrazione? Guardando alla quarta stagione, non possiamo non chiederci se sarà ancora Noah il protagonista o se gli sceneggiatori si focalizzeranno su un altro personaggio.
The Affair cerca di confonderci, e quello che vediamo è un prodotto capace di rinnovarsi senza smettere di stupire. In un panorama televisivo così variegato, la serie ha ancora un grande potenziale. Un monito agli sceneggiatori però va fatto: il potenziale funziona se viene ben sviscerato…