giovedì, Febbraio 6, 2025
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Romulus, recensione della serie Sky Original di Matteo Rovere

Romulus è la nuova, attesissima, serie targata Sky Originali che trasporta – ed amplia – sul piccolo schermo l’universo già creato da Matteo Rovere con il precedente film Il Primo Re. Dietro la macchina da presa dei dieci episodi, ancora una volta Rovere – insieme a Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale – che è anche co-sceneggiatore con Filippo Gravino e Guido Iuculano; al timone produttivo sempre Rovere, che è a tutti gli effetti il demiurgo pantocreatore dietro questo ambizioso progetto pronto a proiettare gli spettatori in un’epoca arcaica, remota e suggestiva, dove la violenza era la lingua comune oltre al protolatino, che è effettivamente il “suono” che accompagna le gesta dei vari protagonisti. La serie, i cui primi due episodi sono stati presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, approderanno su Sky e in streaming su NOW TV a partire dal prossimo 6 novembre.

Lazio, VIII secolo a.C., un mondo arcaico e selvaggio, dove dominano la violenza e la paura e gli uomini vivono soggiogati dal volere degli dei. I trenta popoli della Lega Latina vivono da anni sotto la guida del re di Alba Numitor, ma siccità e carestia stanno minacciando la pace e la vita di queste città. Fuori da queste invece c’è il bosco, un luogo oscuro abitato da creature crudeli e misteriose oltre che da spiriti vendicativi assetati di sangue. Ed è in questo mondo crudele che si snodano le vicende dei giovani Yemos (Andrea Arcangeli), erede al trono di Alba; Wiros (Francesco di Napoli), schiavo ed orfano coinvolto in una crudele prova iniziatica nei boschi impervi e infine Ilia (Marianna Fontana), vestale innamorata tradita dal mondo e dai suoi cari che giura vendetta. Tra battaglie feroci e riti arcani, ambizioni umane e destini sovrannaturali, le loro giovani vite saranno stravolte per sempre e le loro gesta cambieranno il loro mondo, dando origine alla leggenda.

Romulus alza notevolmente l’asticella di un prodotto già ambizioso e atipico come Il Primo Re: se nel film si seguivano le vicende realistiche che portarono alla nascita mitica di Roma, tra lotte fratricide che coinvolgevano i due fratelli Romolo e Remo e l’ombra sinistra ed inquieta degli dei che aleggiava sui loro destini incrociati, qui la mitologia si trasforma in Storia, i miti tradizionali che tutti conosciamo lasciano spazio ad un racconto plausibile e al mito di fondazione di Roma fatto di carne, sangue, violenza e riti ancestrali.

Le storie che si intrecciano sul piccolo schermo conservano echi del dramma shakespeariano, degli eterni conflitti che da sempre animano gli esseri umani fin dall’alba del mondo: tradimenti, lotte fratricide ed intestine alle famiglie, padri spodestati, personaggi tormentati in cerca di vendetta, sete di potere e violenza che anima le coscienze macchiate dal peccato. Se Shakespeare incontra la storia, il risultato è un racconto per immagini imponente e opulento, un blockbuster nostrano che supera i limiti di genere del peplum tutto “spada e sandalo” immergendo le proprie mani nella polvere e nel sangue, nella cruda suggestione macabra dell’antico, sconosciuto e oscuro.

L’atmosfera sospesa e gravida di dramma; l’attesa infinita della volontà degli dei capricciosi, che si esprimono tramite segni che gli umani interpretano a proprio vantaggio, condiziona le scelte dei protagonisti e i loro destini, pronti a imboccare svolte inattese che mescoleranno la grandezza con l’orrore, suscitando la collera divina e accrescendo la sete di potere che divora gli animi degli uomini corretti. In Romulus il fascino della Storia è potente e capace di raccontare altre storie immortali, senza trascurare l’intrattenimento e l’azione che da sempre catturano l’attenzione del pubblico in cerca di momenti di pura evasione.

Con alcuni volti che ritornano dal film alla serie (come quello di Massimiliano Rossi), Romulus schiera però una teoria di volti nuovi e giovani nei ruoli principali, rinfrescandosi alla fonte dell’eterna giovinezza per concedere l’immortalità al mito stesso di Roma: Arcangeli, di Napoli e Fontana sono perfetti nei loro ruoli, intensi e capaci di restituire la complessità dei loro personaggi nonostante l’uso di una lingua arcaica – e quasi sconosciuta – come il protolatino, che accresce il fascino della serie abbattendo ogni dubbio sulla sua fruibilità per il grande pubblico. Volti giovani per un mito altrettanto giovane e immortale, consegnato all’eternità offerta dal racconto per immagini, approfondito fin nel dettaglio dalle possibilità offerte dalla narrazione seriale che permette di ampliare i concetti di tempo e di spazio.

Guarda il trailer ufficiale di Romulus

Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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