Jack Reacher è l’ex militare vagabondo, protagonista di una lunga serie di romanzi, nato dalla penna dello scrittore britannico Lee Child. Un personaggio che riprende una classica figura del western, quella dello straniero che arriva in una cittadina e ne raddrizza i torti (esemplare lo Shane, interpretato da Alan Ladd, de Il cavaliere della valle solitaria), contestualizzandola in storie contemporanee, dalla natura action thriller. Un caso editoriale costellato da innumerevoli successi, sia di pubblico che di critica, e dall’innegabile appeal cinematografico.
Due delle avventure del giustiziere per caso, infatti, sono state adattate nelle pellicole Jack Reacher – La prova decisiva e Jack Reacher – Punto di non ritorno, rispettivamente tratte dal nono e dal diciottesimo romanzo, entrambe interpretate e prodotte da Tom Cruise. Un exploit cinematografico di breve durata, finito dopo la tiepida accoglienza ricevuta dal secondo film. Ma un personaggio forte come Reacher non poteva fermarsi qui: la creatura di Child sta infatti per tornare, questa volta sul piccolo schermo, nell’omonima serie, dal 4 febbraio disponibile su Amazon Prime Video.
Composta da otto episodi, Reacher adatta il primo libro della serie, “Zona pericolosa“, pubblicato nel 1997. Showrunner della serie è Nick Santora, con all’attivo crediti come sceneggiatore in prodotti del calibro de I Soprano, Prison Break e Law & Order – I due volti della giustizia. Figura tra i produttori Christopher McQuarrie, regista del succitato La prova decisiva e degli ultimi capitoli di Mission: Impossible.
La trama vede l’ex membro della polizia militare Jack Reacher (Alan Ritchson), datosi a vita nomade dopo il congedo, arrivare nella piccola cittadina di Margrave, in Georgia. Il nostro viene subito arrestato dalla polizia locale perché sospettato di essere il responsabile di un omicidio, scoperto poco dopo il suo arrivo. Toccherà allo stesso Reacher, con l’aiuto del detective Finlay (Malcolm Goodwin) e dell’agente Roscoe (Willa Fitzgerald), indagare per essere scagionato dalle accuse.
La serie tv traspone il romanzo di Lee Child in modo abbastanza fedele, soprattutto nei primi episodi, prendendosi in seguito qualche libertà, che però non intaccherà significativamente l’essenza della storia. Molti dei cambiamenti sono dovuti alla necessità di adattare al meglio la storia al nuovo medium: per snellire la narrazione, molte fasi dell’indagine sono semplificate, rielaborando o eliminando passaggi eccessivamente ripetitivi e/o contorti. È dato anche più spazio ai comprimari, tra cui viene introdotta Frances Neagley (Maria Sten), personaggio che nei romanzi debutterà solo successivamente.
A beneficiare principalmente del suo ruolo più preminente è la figura dell’agente Roscoe: non più solo damigella in pericolo, pronta a gettarsi subito tra le braccia del protagonista, ma personaggio con un ruolo più attivo, determinato a vederci chiaro nella faccenda. Il tutto senza ridimensionare eccessivamente il ruolo di Reacher, che risulta sempre una vera e propria macchina da guerra, efficace in battaglia e dalle capacità deduttive vicine a quelle di Sherlock Holmes. La fedeltà alla fonte letteraria passa anche attraverso il casting abbastanza centrato: la maggior parte degli attori scelti rispecchia quasi perfettamente la controparte cartacea. Ritchson soprattutto è l’incarnazione vivente del Reacher dei romanzi, una montagna umana dai capelli biondi (la mancanza di carisma rispetto a Cruise è riequilibrata dalla genetica).
Dal punto di vista prettamente tecnico ed estetico, la serie non si distacca dalla media delle produzioni televisive odierne, risultando comunque sufficientemente efficace nella messa in scena delle sequenze d’azione. La fotografia non differisce da quella di altre produzioni crime che affollano il piccolo schermo (i vari NCIS – Unità anticrimine e Criminal Minds). Una piattezza visiva che sicuramente non comprometterà il divertimento dei fan dell’opera di Lee Child e di certo cinema action thriller degli anni ’90, a cui Reacher è largamente debitore.