Il cavaliere elettrico è un titolo dalla forte carica immaginifica, che ha probabilmente fatto sognare ad occhi aperti tanti bambini appassionati di letteratura e cinema sci-fi e fantasy, soprattutto nel periodo in cui uscì la pellicola, nel 1979, in piena febbre da Guerre stellari, dove cavalieri magici agitavano le loro luminose spade laser.
In realtà, dietro un titolo così evocativo si nascondeva un dolce comedy-drama sentimentale di Sydney Pollack, con protagoniste le superstar Robert Redford e Jane Fonda; una pellicola su un cowboy da rodeo che non aveva niente a che fare col fantastico, più affine ai gusti di “mamma e papà”. Un’ambiguità che di sicuro non riguarda Ragazze elettriche, romanzo di fantascienza della scrittrice britannica Naomi Alderman, vincitore del Women’s Prize for Fiction e inserito dal New York Times nella lista dei dieci migliori libri del 2017.
Una storia che parla, appunto, di ragazze, sparse in giro per il globo, che iniziano a manifestare misteriosi poteri elettrici. Un titolo, quindi, diretto e dalla natura per niente metaforica, che riassume perfettamente il soggetto di una trama che gira intorno all’epopea di personaggi dotati di superpoteri. Un libro che parla dei rapporti di forza tra i generi – tematica molto sentita, soprattutto negli ultimi anni – inserendo un elemento fantastico, affine al ritrovato interesse del grande pubblico per storie dal carattere supereroistico.
Un’occasione ghiotta per il colosso dello streaming Prime Video, che ne ha acquisito i diritti per una serie tv omonima (intitolata The Power, in originale). Sviluppata per il piccolo schermo dalla stessa Alderman insieme a Raelle Tucker (Jessica Jones), Sarah Quintrell (His Dark Materials) e Claire Wilson (The Little Drummer Girl), la produzione ha potuto contare su una writers’ room completamente al femminile.
Una storia corale dal respiro internazionale
In arrivo a partire dal 31 marzo, Ragazze elettriche è composta da nove puntate, di cui abbiamo avuto occasione di visionare in anteprima le prime tre. Degli episodi prettamente introduttivi, dove vengono presentati i protagonisti della vicenda, per la maggior parte alcune delle succitate ragazze, tutte tra i 12 e i 19 anni, che iniziano a manifestare straordinarie abilità elettriche. Capacità che permetteranno a Allie (Halle Bush), orfana affetta da mutismo selettivo, di scappare dall’abusivo patrigno e iniziare un viaggio on the road attraverso gli USA.
Altre figure centrali, dotate di poteri, di cui facciamo la conoscenza sono Roxy (Ria Zmitrowicz), figliastra del boss londinese Bernie Monke (un Eddie Marsan che ricorda il Milo della saga di Pusher di Nicolas Winding Refn), e Jos (Auli’i Cravalho), introversa figlia del sindaco di Seattle Margot Cleary-Lopez (Toni Colette), prima figura politica a rendere pubblica la questione inerente le ragazze dotate. In mezzo ad un cast di personaggi a maggioranza femminile, trova spazio Tunde (Toheeb Jimoh), aspirante giornalista nigeriano che verrà coinvolto nella vicenda a livello personale.
La serie mutua il classico topos degli adolescenti superdotati, ma anche con un sacco di superproblemi, dai fumetti degli “X-Men” di Stan Lee e Jack Kirby, riprendendo il tono quotidiano – in cui irrompe, in modo violento, l’elemento fantastico/fantascientifico – del prologo dedicato a Rogue (interpretata da Anna Paquin), con la drammatica manifestazione dei suoi poteri, della prima pellicola dei mutanti diretta da Bryan Singer.
Anche le giovani protagoniste di Ragazze elettriche si ritrovano con terribili capacità incontrollabili, causando spesso, involontariamente, tragedie irreparabili, come un disastroso incidente aereo. Uno show che, nella sua componente corale e internazionale, ricorda a tratti anche Sense8, sfortunata serie tv Netflix creata dalle sorelle Wachowski con J. Michael Straczynski. Un viaggio in giro per il mondo, dove completi sconosciuti iniziano a manifestare simili e straordinarie capacità, che sembrerebbero legarli ad un destino comune, più grande di loro.
Ragazze Elettriche presenta tante premesse che sanno di già visto, soprattutto dopo anni di prodotti culturali – libri, fumetti, videogiochi, ecc. – dagli spunti molto simili. Tre episodi che, per adesso, non riescono a convincere ed appassionare del tutto, dove però le tematiche femministe del romanzo non hanno ancora mostrato tutte le loro potenzialità. Attendiamo l’evolversi della serie per un giudizio definitivo, nonostante un biglietto da visita tutt’altro che entusiasmante.