lunedì, Settembre 25, 2023
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Queer as Folk, recensione del reboot targato STARZPLAY

La recensione di Queer as Folk, reboot della celebre serie britannica a tematica LBGT. Dal 31 luglio disponibile su STARZPLAY.

Ha debuttato il 31 luglio su STARZPLAY la serie tv Queer as Folk, una nuova versione dopo le due prodotte sul finire degli anni Novanta. Ambientata in una vivace e colorata New Orleans notturna, la serie apre con il ritorno in città del protagonista Brodie ed evolve raccontando l’impatto della sua ricomparsa sulle vite degli altri personaggi.

L’idea di Queer as Folk è di entrare nella quotidianità delle storie che si celano dietro le sigle e i termini che definiscono le identità di genere e che ancora oggi impariamo ad includere correttamente nei nostri vocabolari (con colpevole ritardo!). Uno spaccato del mondo queer finalmente rappresentato nella sua interezza e nella sua dimensione autentica. Troviamo ad esempio Ruthie, donna trans, migliore amica di Brodie e docente d’inglese assieme alla sua compagna Shar, di identità non binaria; Mingus, un neppure diciottenne supportato da sua madre nel desiderio di diventare Drag Queen; in contrasto con la situazione di Daddius che invece non può vivere la propria identità in famiglia con la stessa serenità, è infatti un omosessuale ripudiato dai genitori, i quali non mancano però di farsi vivi nel momento in cui c’è da monetizzare sul suo destino.

La trama non si limita alle vicende personali dei personaggi, a segnare le loro vite c’è un tragico evento: durante una serata al Babylon Club un uomo entra nel locale e spara sugli avventori del nightclub. Ispirata ai fatti di Orlando, la sparatoria avvenuta nel club Pulse l’11 giugno 2016 nella quale morirono cinquanta persone e quasi sessanta furono ferite, in Queer as Folk sono nove le vite spezzate, molte di più quelle cambiate drasticamente. La conseguenza della sparatoria infatti non è solo la perdita di amici e la distruzione del locale ma soprattutto il terrore di essere diventati bersaglio. I crimini d’odio sono una bomba e le schegge che colpiscono le vittime sono insidiose e ognuno deve fare i conti con le proprie infilate nella carne e nell’anima.

Gli episodi scorrono mostrando come un evento di tale portata può modificare gli equilibri individuali e collettivi, rendendo evidente quanto ai tempi d’oggi sia facile trasformare una strage e le sue conseguenze in un circo mediatico spiacevole, sia online che offline. Il massacro del Babylon diventa infatti un tema con il quale diversi personaggi famosi misurano la propria popolarità, scegliendo di approfittarsi della tragedia umana pur di raccogliere maggiore seguito sui social. Così i superstiti della sparatoria passano dal dolore dovuto all’esperienza vissuta, all’insofferenza di essere quasi ostaggi di veglie funebri celebrate da persone distanti dalla loro realtà ma opportunamente schierate con la comunità LGBTQIA+ per mettere in atto quella farsa che troppo spesso vediamo andare in scena, dove si scade nella morbosità, dove s’invade il privato di vittime e sopravvissuti, dove si entra con prepotenza nella sfera emotiva altrui per racimolare empatia e comprensività nei loro riguardi che diversamente sembrerebbe mancare.

Finendo con il respingere le commemorazioni pubbliche, i protagonisti scelgono di elaborare i propri lutti e i propri demoni tra loro, provando a superare il trauma dei colpi inferti alla propria identità, ridestando la vera anima del Babylon Club fatta di unione, di libertà e degli sfavillanti spettacoli delle Drag Queen. Rivendicando così il proprio diritto alla vita, all’esistenza, minato dagli intenti della sparatoria.

Il livello degli intrecci relazionali risulta un po’ scontato nel contesto del dramma romantico ma indubbiamente lo sviluppo delle individualità, la profondità con cui la serie affronta le conseguenze dei crimini d’odio ripaga la mediocrità dei soliti triangoli amorosi portando sullo schermo la realtà queer corale in tutto il suo buio e in tutta la sua luce.

Guarda il trailer ufficiale di Queer as Folk

GIUDIZIO COMPLESSIVO

L’idea di Queer as Folk è di entrare nella quotidianità delle storie che si celano dietro le sigle e i termini che definiscono le identità di genere e che ancora oggi impariamo ad includere correttamente nei nostri vocabolari (con colpevole ritardo!).
Doranna Discianni
Doranna Discianni
Vivo immersa nel grande schermo perché sono affascinata dalla bellezza. Potteriana e Tarantiniana | Film del cuore: Nuovo Cinema Paradiso | Il più grande regista: Vittorio De Sica. | Attore preferito: Julia Roberts | La citazione più bella: "Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità." (Harry Potter e la camera dei segreti)

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L’idea di Queer as Folk è di entrare nella quotidianità delle storie che si celano dietro le sigle e i termini che definiscono le identità di genere e che ancora oggi impariamo ad includere correttamente nei nostri vocabolari (con colpevole ritardo!).Queer as Folk, recensione del reboot targato STARZPLAY