Un’avventura tra podcast e realtà quella della seconda stagione di Only Murders in the Building, in arrivo il 28 giugno sulla piattaforma Disney+. Per un totale di dieci episodi – sono stati concessi i primi sei in anteprima -, ritroviamo anche in questa nuova ondata di avventure gli ottimi protagonisti della prima stagione: Steve Martin, Selena Gomez e Martin Short, cui si aggiungono anche delle onorevoli presenze quali Cara Delevigne, Amy Schumer e la vulcanica Shirley MacLaine.
“Elvis Has Left the Building”, suona così un modo di dire coniato per riferirsi a qualcuno che è appena uscito di scena: stessa sorte per la povera e poco sopportata Bunny (Jayne Houdyshell), intorno al cui omicidio ritroviamo le sorti di Charles (Steve Martin), Mabel (Selena Gomez) e Oliver (Martin Short). Il podcast a mo de “La finestra sul cortile” sembra aver portato solo guai al terzetto e pian piano la narrazione si fonderà con la loro “realtà” fino ad inglobarli completamente.
Il secondo capitolo di Only Murders in the Building riesce a cambiare registro senza perdere di brio e originalità, soffermandosi su altri aspetti meno approfonditi – per necessità di tempistica del racconto – nella prima stagione. Il fascino leggermente retrò permane l’intera struttura del prodotto, anche se in questo caso l’umorismo “alleniano” cede il passo a dei tempi investigativi che strizzano l’occhio a classici come Simenon e Christie.
La scrittura infatti si sofferma, in un continuo gioco di rimandi, sulla ri-narrazione che i protagonisti tentano di dare a se stessi, ognuno con il suo peculiare modo di approcciarsi agli eventi. Charles, Mabel e Oliver si troveranno così a scandagliare il profondo delle loro coscienze e questa nuova intonazione dirotterà sempre di più il tono di Only Murders in the Building verso un respiro delicatamente noir.
C’è da aggiungere che la qualità e l’estrema connessione dei tre interpreti protagonisti si conferma ancora una volta: se Steve Martin e Martin Short non perdono un secondo per dimostrare nuovamente la loro ecletticità – ma il pubblico affezionato già lo sa bene -, Selena Gomez conferma ancora una volta il suo talento, complice una scrittura del personaggio di Mabel davvero ben congeniata.
A conti fatti, il punto di forza di Only Murders in the Building risiede nella capacità di sospendere il tempo: a differenza dei ritmi incalzanti cui la produzione contemporanea ci ha abituati, la serie ideata da Steve Martin e Jhon Hoffman si prende i suoi tempi pur instaurandosi nella frenesia del contemporanea e nella tipica “ricerca del vero assassino”.
Only Murders in the Building propone quindi una notevole seconda stagione che non potrà far altro che confermare le ottime basi di partenza. Il pubblico conoscitore ne uscirà ben soddisfatto e – forse, chissà – ancor più affamato di podacast e misteri da risolvere.