Ragazzi cresciuti negli anni ’90, con la colonna sonora de Il corvo – The Crow che pompa nelle casse dell’autoradio, mentre si sfreccia diretti verso un locale per una serata goth-industrial. Un gusto estetico che si è formato vedendo e rivedendo le due pellicole dedicate alla famiglia Addams di Barry Sonnenfeld e i film di Tim Burton; opere che condividono una simile matrice dark-fiabesca, tanto in voga all’epoca (trend iniziato proprio da Burton con il suo Batman, uscito nell’89; il blockbuster che ha anticipato, nell’estetica e nei toni, molti dei film della decade a venire).
Con così tante cose in comune, era destino che, prima o poi, il regista di Ed Wood e la famosa famiglia di stramboidi, creata dal cartoonist Charles Addams, avrebbero incrociato, in qualche modo, le loro strade. Ci hanno pensato MGM Television e Netflix a coinvolgere, nelle vesti di regista e produttore esecutivo, il cupo autore di Burbank – incredibile a dirsi, ma Burton è californiano – in una serie tv tutta dedicata a Mercoledì, l’algida figlia maggiore di casa Addams. Un progetto composto da otto episodi (tutti disponibili sulla piattaforma di streaming dal 23 novembre), quattro dei quali diretti dallo stesso Tim Burton; i restanti sono stati affidati alle capaci mani di Gandja Monteiro e James Marshall, navigati registi televisivi.
Pensata per un target prevalentemente adolescenziale – oltre che per i fedeli burtoniani, nel mentre diventati probabilmente genitori – la serie porta su schermo, per la prima volta, una Mercoledì teenager; personaggio che di solito è sempre stato rappresentato come una bambina o, al massimo, come una preadolescente. Una scelta facilmente intuibile conoscendo le due menti dietro lo show: Alfred Gough e Miles Millar, autori che hanno fatto della rielaborazione di famose IP, in chiave teen, il loro marchio di fabbrica (Smallville, Shannara).
Una produzione che non poteva prescindere dall’ambientazione scolastica, qui però più simile ad un lussuoso collegio europeo che ad una high school americana: la Nevermore Academy. Una scuola per reietti (vampiri, licantropi, sirene, praticanti delle arti oscure, ecc.) dove Mercoledì (Jenna Ortega) viene spedita dopo essere stata cacciata dall’ennesimo istituto per gente comune (la Scuola Superiore Nancy Reagan), “solo” per aver tentato di sterminare la squadra di nuoto con dei piranha. Ma una catena di strani omicidi sconvolge la Nevermore e la vicina cittadina di Jericho; un mistero che sembrerebbe essere collegato, in qualche modo, al passato dei genitori della ragazza, Morticia (Catherine Zeta Jones) e Gomez (Luis Guzmán), entrambi ex alunni dell’istituto.
Una horror comedy dalla forte componente teen
Mercoledì ci porta in una realtà che ricorda da vicino la Hogwarts della saga di Harry Potter, ma declinata in salsa gotica. Un contesto dove trovano spazio altri topoi narrativi adoperati dalle avventure del maghetto, come la “sana” competizione fra dormitori rivali (l’episodio 2 mette in scena una staffetta, tra canoa e corsa, senza esclusione di colpi, dedicata ad uno degli ex studenti più illustri della Nevermore: la Coppa Edgar Allan Poe). Simili anche i contrasti tra i reietti della scuola e i “normy” della classica small town americana, eco delle dinamiche tra maghi e babbani: occasione, nella serie, per riallacciarsi alle ombre, spesso omesse, dell’operato di alcuni tra i primi coloni americani del New England, tra paura del diverso e cacce alle streghe (i Padri Pellegrini erano i “cattivi” anche nella recita del campo Chippewa, messa in scena ne La famiglia Addams 2).
Una serie horror comedy, che gira intorno ad una trama mystery, fortemente influenzata da altre produzioni teen, come la popolare Riverdale, basata sui personaggi della Archie Comics. Presenti, naturalmente, all’appello: un immancabile triangolo amoroso – fortunatamente non così invasivo – tra Mercoledì, il reietto Xavier (Percy Hynes White) e il normy Tyler (Hunter Doohan); dei nuovi poteri paranormali manifestati dalla protagonista, metafora dei cambiamenti dell’adolescenza; una caffetteria dove i nostri si incrociano o riuniscono per confabulare (il Weathervane Café).
Mercoledì non è il massimo dell’originalità, e alcune svolte del mistero sono largamente prevedibili, ma riesce comunque ad intrattenere e divertire, in buona parte grazie allo stile settato da Tim Burton. La personalità del regista, infatti, emerge ampiamente nei contrasti tra il “bianco e nero” della protagonista e i colori pastello del mondo normale e di alcuni comprimari (su tutti, la solare coinquilina licantropa Enid, interpretata da Emma Myers), simile a quanto fatto precedentemente nel suo Edward mani di forbice. Interessante anche la predilezione per le inquadrature simmetriche, che mettono spesso al centro il pallido volto di Mercoledì, valorizzando lo sguardo assassino di Jenna Ortega, perfetto nell’enfatizzare il macabro umorismo del personaggio.
Uno stile che si ritrova anche in alcune scelte di design (una creatura che assomiglia ad una delle forme mostruose di Beetlejuice – Spiritello porcello; il camino nell’ufficio della preside Larissa Weems/Gwendoline Christie, che sembrerebbe uscito direttamente da uno dei bozzetti di Burton) e nei riferimenti cinematografici di molte scene (gli horror della Universal e della Hammer, ma anche il giallo all’italiana di Mario Bava, regista già citato da Burton in una sequenza de Il mistero di Sleepy Hollow). Nonostante diverse scelte narrative eccessivamente banali, Mercoledì saprà regalare più di un momento di gioia ai più giovani e ai fan del tenebroso autore; c’è pure un ruolo per la sempre deliziosa Christina Ricci.