Little Fires Everywhere è la nuova miniserie – composta da otto episodi – pronta a debuttare su Amazon Prime Video a partire dal 22 Maggio; da questa data, infatti, sarà possibile spiare di nascosto le vite degli altri e le vicende che coinvolgono le madri Elena Richardson (Reese Witherspoon) e Mia Warren (Kerry Washington), due donne diverse e alle prese con insondabili misteri – effettivi ed emotivi – che s’insinuano nelle loro tranquille esistenze che scorrono sullo sfondo dell’Ohio degli anni ’90.
Basato sul romanzo omonimo scritto nel 2017 da Celeste Ng, la serie segue appunto i destini incrociati dei Richardson, tipica famiglia modello della borghesia americana, e dei Warren, nucleo composto da una madre enigmatica e sua figlia che stravolgerà le loro vite. Due donne, le loro esistenze, innumerevoli misteri e un grande incendio (che vede protagonista la casa di Elena) che aleggia sulle loro scelte: chi è il colpevole? Una storia che esplora vari temi come il peso dei segreti, la natura dell’arte e dell’identità, la forza feroce della maternità e il pericolo che scaturisce dal pensare che solo seguendo le regole si possa evitare un disastro.
Little Fires Everywhere, nonostante la visione in anteprima solo dei primi tre episodi, permette comunque di focalizzare l’attenzione sulle tematiche cardine intorno alle quali ruoterà la miniserie (che probabilmente verrà rinnovata per una seconda stagione): la maternità nelle sue molteplici sfaccettature, le differenze sociali e razziali, la lotta di classe e le dinamiche giovanili care al coming of age contaminate da un gusto rigorosamente melodrammatico saranno le vere protagoniste delle storie narrate sul piccolo schermo.
Melodramma, sì, perché una volta privato di un’accezione quasi arcaica e demodé questo genere diventa l’unico capace di narrare le piccole idiosincrasie del quotidiano, le rituali altalene emotive che ogni essere umano vive mentre è coinvolto nella complessa gestione dell’esistenza; e allora ecco che le madri si trasformano in “guardiane” silenziose per tenere d’occhio i loro figli che si conoscono e si scoprono progressivamente; loro stesse finiscono per avvicinarsi e tenersi a diffidente distanza di sicurezza come in una strana danza, mentre altri genitori scoprono legami e fili sottili che li collegano ad altri, in un’ininterrotta catena di relazioni e rapporti umani.
La maternità, e la figura femminile in generale, sono le colonne portanti di Little Fires Everywhere: al di là dell’alone di mistero, delle congetture noir e melò che hanno reso accattivante il romanzo della Ng e che altrettanto calamitano l’attenzione sulla serie, lo sguardo dello spettatore viene veicolato sull’osservazione silenziosa delle donne; donne che hanno il controllo, che lo perdono, che lo vivono come un conflitto interiore, donne che nascondono misteri e segreti.
Per raccontare le loro storie la compianta Lynn Shelton (regista di quattro episodi) e Liz Tigelaar (creatrice, showrunner e produttrice insieme alle attrici Washington-Witherspoon) optano per la resa visiva del flashback, che riavvolge il nastro del tempo dopo il catastrofico incendio iniziale della casa di Elena: il fuoco divampa, e forse dei segreti sono emersi o sono bruciati per sempre. Costruita come un’indagine emotiva dell’insondabile animo umano, Little Fires Everywhere si aggiunge alla lista di serie – Big Little Lies, Sharp Objects – che hanno avuto il privilegio di saper raccontare il femminile sul piccolo schermo.
Mentre al cinema la polemica legata ai ruoli femminili divampa e sembra non arrestarsi, assecondando l’onda lunga del #MeToo, è proprio sul piccolo schermo e sulle piattaforme VOD (Hulu ha distribuito la serie negli USA prima di Amazon) che si approfondiscono ruoli più complessi, sfaccettati, pronti a toccare corde più profonde e argomenti scomodi: eliminata la semplificazione talvolta cara soprattutto al cinema classico, resta un magma incandescente e infuocato, materia viva e pulsante dalla quale partire per analizzare il femminile nella nostra società moderna.
E forse non è nemmeno tanto casuale la scelta di ambientare Little Fires Everywhere nel 1997, in un periodo – gli anni ’90 – di transizione dove ci si proiettava già con la mente nel nuovo millennio, ma la società continuava a vivere anacronistiche contraddizioni (il ruolo delle donne nella famiglia, le differenze sociali e di classe, le differenze culturali e razziali etc.) che sembrano, in parte, ripercuotersi anche su alcuni aspetti della scrittura della serie, pronta in alcuni momenti a sacrificare l’organicità del racconto, il suo ritmo e il tempo in nome di una molteplicità di significati fin troppo difficile da approfondire nel dettaglio.