Affrontare il proprio passato e ciò che ha dato forma alla nostra persona non è affatto semplice ed è quello che racconta Le piccole cose della vita, nuova serie tv disponibile su Disney+ con protagonista Kathryn Hahn (WandaVision). Tratto dal bestseller “Piccole cose meravigliose” dell’autrice americana Cheryl Strayed, la nuova miniserie è impetuosa e travolgente ma riesce anche ad essere dolce ed intima.
Alla soglia dei 50 anni Clare (Hahn) vive un momento della sua vita particolarmente sregolato e confuso: cacciata di casa dal marito Danny (Quentin Plair, Ecco a voi i Chippendales) per aver concesso un prestito di denaro a sua insaputa, in conflitto con la figlia adolescente Frankie Rae, Clare annaspa non sapendo neppure dove andare a dormire. Scrittrice per vocazione – seppur mai realizzatasi -, nonostante viva un totale disordine nella sua vita, intraprende la scrittura di una rubrica di consigli a firma “Sugar”.
La miniserie racconta come il presente caotico e disastroso di Clare si specchi frequentemente nel suo passato. Difatti, le ragioni che l’hanno condotta a questa crisi attuale vanno ricercate nei suoi trascorsi: una gioventù interrotta dalla morte della madre Frankie (Merritt Wever) per un cancro sopraggiunto in maniera feroce che l’ha strappata nel giro di poco al suo amore e a quello del fratello Lucas. Nel corso degli episodi Clare fa i conti con alcuni rimorsi che la inseguono da anni e con la grande paura di farsi sfuggire l’amore della propria figlia tornando con la mente alle mancanze involontarie avute nei confronti di sua madre, agli errori commessi, alle leggerezze avute.
Se il compito di questa miniserie è spiegarci come emergere da se stessi e dal proprio baratro emotivo, allora è stato eseguito in maniera imprecisa perché al racconto manca qualche tassello: la narrazione lascia intendere che Clare abbia vissuto momenti di sconforto e instabilità in passato ma è anche esattamente ciò che viene mostrato nel suo presente, quasi fosse un continuum.
Attraverso dei flashback veniamo difatti condotti nella sua vecchia vita, già allora segnata da rabbia e tormento, ma i due archi temporali che si intrecciano non si soffermano mai su cosa l’abbia portata a risolversi prima di quest’ultima involuzione, né su cosa abbia scatenato lo sconvolgimento attuale.
Una serie per mettere alla prova la nostra empatia
Partendo da un dettaglio o da una richiesta di consiglio di un lettore alla posta di Clare/Sugar, ogni episodio incrocia un evento del presente per sciogliere un irrisolto del passato. In tal senso, sembra in qualche modo di ritrovarsi negli episodi di This Is Us, serie tv NBC conclusasi brillantemente nel 2022, fondata su tre archi temporali narrativi che consentivano la narrazione di un dramma familiare attraverso flashback e ricordi.
Lo stile de Le piccole cose della vita risulta però più graffiante, più crudo. In uno dei ritorni al passato, ad esempio, una giovane Clare del 1995 parla di sua mamma e distrugge la retorica del “malato di cancro coraggioso” che ancora oggi viene erroneamente usata per raccontare le storie di chi affronta una malattia oncologica. Una cronaca spietata di chi – sfortunatamente – con il cancro deve farci i conti, non lo sceglie certo come nemico da combattere.
Ma c’è spazio anche per alcune dolcezze in questa miniserie. Una delle più belle arriva verso la fine: un sogno che riesce ad accarezzare l’anima di Clare e in qualche misura anche quella degli spettatori. Un modo per alleviare una ferita, un desiderio recondito per chiunque abbia perduto qualcuno che amava.
Le piccole cose della vita trascina lo spettatore in un turbinio di emozioni raccontando un’esistenza imperfetta, sbeccata, vera, piena di durezza, di risate, di dolore e di tenerezza. Fa sorridere e poi arrabbiare, rattrista e commuove, poi rallegra e poi tutto da capo. Un ottimo modo per mettere alla prova la nostra empatia.