martedì, Ottobre 8, 2024
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La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, recensione della serie Netflix

La recensione de La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, la serie prequel di Shonda Rhimes. Disponibile su Netflix dal 4 maggio.

La regina Carlotta è tornata, lunga vita alla regina! Direttamente all’universo di Bridgerton, torna sui piccoli schermi uno dei personaggi più amati dell’universo narrativo creato dalla showrunner Shonda Rhimes a partire dai romanzi di Julia Quinn, ovvero l’inflessibile, caustica e brillante regina appassionata dei gossip della “sovrana” incontrastata dei salotti della buona società londinese, Lady Whistledown. Se nei panni del personaggio torna, ancora una volta, Golda Rosheuvel, è in quelli della sua controparte più giovane che troviamo la prima di una serie di new entry, l’attrice India Amarteifio, seguita da Corey Mylchreest (nei panni di Re Giorgio III), Arsema Thomas (la giovane Lady Danbury) e infine le ritrovate Adjoa Andoh (Lady Danbury) e Ruth Gemmell (Lady Violet Bridgerton).

La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, disponibile dal 4 maggio per un totale di 6 episodi, è quindi incentrata sull’ascesa al potere della regina Carlotta, costituendo a tutti gli effetti un prequel dell’universo “ufficiale” targato Bridgerton. Il nuovo ciclo racconta come il matrimonio della giovane regina con Re Giorgio III abbia rappresentato non solo una grande storia d’amore, ma anche un cambiamento sociale significativo, portando alla nascita dell’alta società inglese in cui vivono i personaggi di Bridgerton, caratterizzata da un’inclusione ottenuta con difficoltà e lotte quotidiane per affermare il nuovo pronto ad avanzare.

Non c’è dubbio che la forma della serie guardi, con ammirazione, al format originale delle due stagioni di Bridgerton, non solo per mantenere una continuità, ma anche per replicare una formula vincente che ha conquistato le attenzioni dei fan: la ricostruzione del periodo storico è impeccabile, dettagliata e gustosamente pop; armonie cromatiche, scenografie magniloquenti, costumi (coadiuvati da trucco e parrucco), permettono di condurre lo spettatore nel cuore di un’epoca più che realistica ma dal sapore mainstream, a misura di grande pubblico, eppure non per questo meno affascinante o seduttiva.

I dialoghi oscillano tra i toni del dramma e della commedia con brillante consapevolezza, capaci di analizzare tematiche profonde con la grazia (e la leggerezza) dei tempi televisivi targati Netflix: la condizione della donna, il suo ruolo nei confronti del potere e l’ingerenza di quest’ultimo nel privato, il ruolo della salute mentale e la lunga strada per l’emancipazione e l’indipendenza (all’insegna dell’inclusione), sono ormai i capisaldi dell’intero brand e, soprattutto, di questo spin-off forse superiore all’originale per certi versi, perché versatile e capace di bilanciare spunti narrativi, gusti e suggestioni indirizzando il tutto verso una porzione di pubblico il più ampia possibile.

Un’immagine tratta da La regina Carlotta. Una storia di Bridgerton. Cr. Liam Daniel/Netflix © 2023

In nome della rappresentazione… 

Ma nonostante queste brillanti doti all’insegna dell’intrattenimento leggero, frivolo ma mai vuoto, ci sono dei dubbi che iniziano a sorgere nello spettatore medio, progredendo con la visione degli episodi: è davvero necessaria questa volontà, targata soprattutto Netflix, di revisionare la Storia in modo così drastico? Sì, la regina Carlotta è indubbiamente un personaggio affascinante, storicamente ribattezza – in più di un’occasione – come “la regina nera”, perché è probabile una discendenza mulatta da parte di uno dei rami della sua complessa famiglia.

Si continuano a studiare le misteriosi origini della sua figura, avvolta ancora nel mistero delle nebbie del tempo, risalendo la corrente fino ad amanti portoghesi che potrebbero aver lasciato il segno estetico di un melting-pot culturale sulla sovrana. È altissima la probabilità che nei ritratti dell’epoca la carnagione della regina fosse attenuata, considerando le mode del tempo e il fatto che quest’ultimi non hanno mai rappresentato la realtà storica come uno specchio; ci sono tracce letterarie che dipingono, forse in modo più accurato, gli aspetti salienti dei tratti della famosa regina, “patrona della botanica e delle arti”, mecenate di artisti come Mozart e Bach, nonna della futura regina Vittoria e sovrana illuminata quanto moderna.

Una personalità atipica, certamente, avvolta da un fitto mistero che è giunto fino ad oggi, suggestionando la creatività di showrunner, sceneggiatori, scrittori e piattaforme. Ma tutto questo non giustifica l’esigenza di strumentalizzare eventi e fatti della cronaca (storica) per narrare una versione alternativa, all’insegna della modernità e di un’inclusione (ad ogni costo) che rischia di travisare la verità, di smarrirla tra i riflessi di un’immaginaria stanza degli specchi massmediatica. Forse oggi non si può parlare di argomenti “caldi” per la nostra attualità, senza tradire il concetto stesso di veridicità in nome di un intrattenimento pop?

Con prodotti come Bridgerton, La regina Carlotta o anche Regina Cleopatra (il nuovo docu-drama incentrato sulla celebre sovrana egizia), senza considerare gli adattamenti (postmoderni) di classici della letteratura come Persuasione, Netflix ha ormai tracciato il solco di uno stile ben preciso da seguire, determinato a dar voce alle innumerevoli sfumature della narrazione… magari a discapito della veridicità, simulacro da sacrificare in nome della rappresentazione.

Guarda il trailer ufficiale de La regina Carlotta

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Non c’è dubbio che la forma de La regina Carlotta guardi, con ammirazione, al format originale delle due stagioni di Bridgerton, non solo per mantenere una continuità, ma anche per replicare una formula vincente che ha conquistato le attenzioni dei fan: la ricostruzione del periodo storico è impeccabile, dettagliata e gustosamente pop; armonie cromatiche, scenografie magniloquenti, costumi (coadiuvati da trucco e parrucco), permettono di condurre lo spettatore nel cuore di un’epoca più che realistica ma dal sapore mainstream, a misura di grande pubblico, eppure non per questo meno affascinante o seduttiva.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Non c’è dubbio che la forma de La regina Carlotta guardi, con ammirazione, al format originale delle due stagioni di Bridgerton, non solo per mantenere una continuità, ma anche per replicare una formula vincente che ha conquistato le attenzioni dei fan: la ricostruzione del periodo storico è impeccabile, dettagliata e gustosamente pop; armonie cromatiche, scenografie magniloquenti, costumi (coadiuvati da trucco e parrucco), permettono di condurre lo spettatore nel cuore di un’epoca più che realistica ma dal sapore mainstream, a misura di grande pubblico, eppure non per questo meno affascinante o seduttiva.La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, recensione della serie Netflix