Iron Fist è la prova che non basta il marchio Marvel per ottenere successo. Purtroppo il quarto serial della casa delle idee, prodotto da Netflix, si dimostra molto sotto le aspettative.
Il Marvel Cinematic Universe (abbreviato MCU) ha sviluppato un modo nuovo di intendere la narrativa audiovisiva, creando un universo narrativo in grado di espandersi non solo con un gran numero di film, ma anche coinvolgendo i mezzi televisivi e dello streaming. Film e serie collegate nello stesso mondo, che per quanto tentino di raccontare storie singole, sono immerse in un concetto che prima era solo appannaggio del mezzo fumettistico: la continuity.
Le serie Marvel Netflix, Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, a cui si aggiunge ora Iron Fist, sebbene immerse nella grande continuity del MCU, sono a loro volta inserite in un sottoinsieme specifico. The Defenders, che uscirà nel corso dell’estate, sarà di fatto l’Avengers del MCU di Netflix.
Per questo motivo, sembra proprio che la testa di ponte verso il crossover sia stata fatta con un’impressionante superficialità. Sembra quasi che gli autori si siano rilassati un po’ troppo, contando sul fatto che l’hype per The Defenders avrebbe comunque spinto gli spettatori a guardare anche Iron Fist.
Sull’Himalaya, dopo un terribile incidente aereo in cui ha perso i genitori, il giovane Danny Rand viene salvato da dei monaci guerrieri. Allenandosi nella mitica città di K’un-Lun, Danny diventa Iron Fist, il guerriero che ha il compito di proteggere la città dal gruppo della Mano. 15 anni dopo, Danny viene meno al suo compito, decide di tornare a New York per capire cosa è successo ai suoi genitori e alla sua vita.
Iron Fist: trailer ufficiale della serie Marvel Netflix con Finn Jones
Iron Fist, non a torto, soprattutto agli inizi, ricorda Arrow. Se ne discosta rapidamente, ma a livello d’intrattenimento è molto meno efficace dello show targato DC. Molti additano la scelta del cast come principale causa dell’insuccesso di questa serie: niente di più sbagliato. Sicuramente gli attori sono tutti molto validi, Tom Pelphrey (Banshee, Sentieri) su tutti.
Il principale problema di Iron Fist risiede nella sceneggiatura. Le storyline che compongono la serie non hanno alcun tipo di organicità: ad esempio, la storia della famiglia Meachum sarebbe potuta tranquillamente essere un drama family a parte; invece è costretta (nel vero senso della parola, poiché alcuni eventi sono esplicitamente costrittivi senza alcun nesso logico) a convivere con la parte supereroica che fa acqua da tutte le parti. Infatti non solo il protagonista è molto debole, ma è anche quasi del tutto superfluo. Tutto è estremamente macchinoso: l’esempio del personaggio di Claire Temple (Rosario Dawson) è paradigmatico!
Segue a ruota l’aspetto tecnico, molto spoglio e privo di personalità. Di fatto non si riesce a distinguere un episodio di Iron Fist da un altro qualsiasi delle altre serie Marvel Netflix. Infine, dal design del personaggio cartaceo viene a mancare la componente fondamentale: l’influenza dei film di Kung Fu anni ’70. Non c’è nemmeno un minimo richiamo a quel tipo di estetica, o comunque viene appiattita talmente tanto da risultare ridicola.
Iron Fist è un’occasione sprecata. Il peggior Marvel serial prodotto da Netflix. Una pericolosa incrinatura si staglia sulle parole The Defenders…