lunedì, Dicembre 4, 2023
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Il camorrista, recensione della serie di Giuseppe Tornatore

La recensione de Il camorrista - La serie di Giuseppe Tornatore, girata contestualmente al suo omonimo film d’esordio e mai andata in onda, presentata alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il camorrista, opera prima di Giuseppe Tornatore, rivive sul grande schermo della 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma a seguito di un imponente restauro delle cinque puntate perdute.

La serie, completamente scansionata in 4k, è stata presentata in un nuovo formato in 16:9, con audio riconvertito in 5.1 e una color correction che ha ripristinato i colori della pellicola originale. Ne abbiamo vista una parte in anteprima.

Un’opera dal destino avverso

Fortemente voluto da Goffredo Lombardo di Titanus, il progetto – esordio di Tornatore alla regia di un lungometraggio cinematografico – costò 4 miliardi di lire e fu pensato per essere distribuito in una doppia versione: il film destinato alle sale e una serie tv in cinque puntate. Un esperimento interessante in un’epoca in cui sì, in tv non mancavano gli sceneggiati, ma il concetto di serialità contemporaneo era ancora lontano. Il camorrista, inoltre, andava a toccare temi molto scottanti e attuali per l’epoca.

Adattato liberamente dal libro inchiesta di Giuseppe Marrazzo, Il camorrista arrivava infatti nelle sale in un momento molto particolare per il nostro paese: le stragi della criminalità organizzata erano all’ordine del giorno; parlare di argomenti di questo calibro significava fare i conti con la realtà su più livelli. Non a caso il film fu presto ritirato dalle sale a seguito di una querela da parte del vero camorrista, Raffaele Cutolo (figura a cui il film si ispira) e la serie tv non andò mai in onda, perdendosi nei magazzini di Titanus.

Guardare Il camorrista oggi

Nel guardare per la prima volta la serie è impossibile non notare la padronanza del mezzo da parte di Tornatore: all’epoca il regista non aveva neanche trent’anni ed era già alle prese non solo con una tematica impegnativa, ma anche con una produzione imponente per un esordiente.

A parte qualche vezzo e sbavatura, come un uso un po’ troppo abbondante dello zoom, sul fronte tecnico, così come quello recitativo, Il camorrista è un lavoro ben fatto. Inoltre il coraggio di Tornatore di mostrare senza indugi la violenza può far veramente comprendere, soprattutto a chi non c’era, che clima si respirasse in quegli anni in Italia.

Sotto l’aspetto narrativo, però, la serie appare datata e acerba. Tornatore sceglie di mettere in scena in modo piuttosto cronachistico una vicenda reale (l’intento è di raccontare gli effetti delle organizzazioni criminali sulla società, come recita il lungo messaggio in apertura di film) senza però caratterizzare i suoi personaggi, che restano relegati a una condizione di bidimensionalità.

Non c’è un’indagine psicologica, tutti i personaggi hanno un proprio arco ma nessuno di essi viene sviluppato a fondo; cosa che sarebbe stata interessante, visto il tema trattato. Un modo di procedere che forse Tornatore mutuò dalla sua precedente esperienza nel cinema documentaristico e, senza dubbio, anche da una sensibilità diversa rispetto alla serialità figlia di quel periodo.

È chiaro quindi che, nell’approcciare Il camorrista oggi, bisogna necessariamente tenere conto che si tratta di una serie pensata per un pubblico di oltre trent’anni fa: un momento in cui la serialità era ben presente sui palinsesti ma era costruita diversamente rispetto alle serie tv a cui è abituato il pubblico di oggi.

La grande innovazione della serie di Tornatore è stata senza dubbio la volontà di voler trattare una tematica che, almeno in Italia, non era stata ancora ben affrontata né al cinema né in televisione; qualcosa che, come sappiamo, avrebbe conosciuto una maggiore popolarità solo successivamente (basti pensare al fenomeno Gomorra).

Non possiamo sapere come sarebbe stata accolta la serie se il suo passaggio in tv, più di trent’anni fa, non fosse stato bloccato. Se da un lato il lavoro di restauro risulta encomiabile (se non altro per restituire dignità all’opera!), dall’altro non è immediato che il pubblico odierno riesca a familiarizzare con il suo linguaggio, nonostante le tematiche che tratta non siano, purtroppo, passate di moda.

GIUDIZIO COMPLESSIVO

È chiaro quindi che, nell'approcciare Il camorrista oggi, bisogna necessariamente tenere conto che si tratta di una serie pensata per un pubblico di oltre trent'anni fa: un momento in cui la serialità era ben presente sui palinsesti ma era costruita diversamente rispetto alle serie tv a cui è abituato il pubblico di oggi. La grande innovazione della serie di Tornatore è stata senza dubbio la volontà di voler trattare una tematica che, almeno in Italia, non era stata ancora ben affrontata né al cinema né in televisione; qualcosa che, come sappiamo, avrebbe conosciuto una maggiore popolarità solo successivamente. 

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È chiaro quindi che, nell'approcciare Il camorrista oggi, bisogna necessariamente tenere conto che si tratta di una serie pensata per un pubblico di oltre trent'anni fa: un momento in cui la serialità era ben presente sui palinsesti ma era costruita diversamente rispetto alle serie tv a cui è abituato il pubblico di oggi. La grande innovazione della serie di Tornatore è stata senza dubbio la volontà di voler trattare una tematica che, almeno in Italia, non era stata ancora ben affrontata né al cinema né in televisione; qualcosa che, come sappiamo, avrebbe conosciuto una maggiore popolarità solo successivamente. Il camorrista, recensione della serie di Giuseppe Tornatore