Diventa sempre più difficile riflettere criticamente sui film (e le serie tv) del Marvel Cinematic Universe. Fino a qualche anno fa era possibile ancora ritenere ogni film a sé stante, nonostante il chiaro intento di tessere le fila per una vera e propria saga cinematografica. Quale sia stato il film della svolta impossibile dirlo (probabilmente The Avengers, all’interno del quale sono confluiti i primi sforzi da parte di produttori e sceneggiatori). Fatto sta che guardare oggi film come Eternals e Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli, oppure le serie Wandavision e Loki, significa fare i conti non con opere compiute, ma con frammenti facenti parte di un opera più grande, potenzialmente infinita. Stesso discorso ovviamente per la nuova serie Marvel Hawkeye, dal 24 novembre su Disney+ (sarà pubblicato un episodio a settimana, ogni mercoledì), di cui abbiamo visto in anteprima le prime due puntate.
La serie, ideata da Jonathan Igla (Bridgerton), rappresenta una “rivincita” per uno dei personaggi forse meno sfruttati dal MCU: Clint Burton/Occhio di Falco, nuovamente interpretato da Jeremy Renner. Apparso per la prima volta (brevemente) nel Thor di Kenneth Branagh, l’infallibile arciere che – a differenza degli altri Venditori – non può vantare un pedigree da supereroe (niente armature ipertecnologiche, niente superpoteri, ma solo una notevole abilità con i rudimentali arco e frecce), è entrato a far parte in pianta stabile del MCU a partite da The Avengers (dove per gran parte del film è sotto il controllo del villain Loki). La sua definitiva consacrazione ha coinciso però con l’uscita di Avengers: Age of Ultron, dove al personaggio viene dato maggiore spazio e inizia a delinearsi anche il rapporto privilegiato che lo legherà nei film successivi a Natasha Romanoff/Vedova Nera (Scarlett Johansson).
A dire il vero, però, Occhio di Falco è sempre sembrato, all’interno del MCU, figlio di un dio minore. Un personaggio intrigante ma schiacciato dal peso iconico e mediatico dei suoi fidi compari; e che ha subito per giunta l’onta di vedersi scavalcato – in fatto di gerarchie – persino da un ultimo arrivato come Ant-Man (protagonista di tre film, uno dei quali attualmente in lavorazione). Persino la sua cara Natasha è riuscita a strappare ai vertici Marvel e Disney un film tutto per sé (giunto forse un po’ fuori tempo massimo): il recente Black Widow. E pensare che il personaggio avrebbe avuto tutte le carte in tavola per sfondare sul grande schermo in solitaria (magari con la storia giusta), specie dopo i fatti successivi ad Avengers: Infinity War. Ricorderete: a causa dello schiocco di dita di Thanos, Clint vede svanire tutta la sua amata famiglia e inizia una vita dissoluta votata alla vendetta, assumendo l’identità di Ronin.
Ha invece dovuto attendere un po’ di più il personaggio impersonato da Jeremy Renner, che è stato costretto oltretutto a ripiegare sulla serialità televisiva (il che potrebbe essere un bene, data la sua naturale propensione alla verticalità e all’approfondimento; a differenza dell’orizzontalità narrativa dei film). Quarto prodotto seriale Marvel in live action dall’inizio dell’anno, Hawkeye forma un’ideale trilogia post Avengers: Endgame con Wandavision e The Falcon and the Winter Soldier, raccontando la vita di Clint dopo il blip (con il ritorno a una vita “normale”, grazie alla riapparizione dei suoi familiari), ma ricollegandosi anche al primo Avengers e, in particolare, ai fatti che videro coinvolta New York nel 2012.
È proprio durante la battaglia nella Grande Mela che la giovane Kate Bishop (Hailee Steinfeld) perde il padre a seguito del parziale crollo del proprio palazzo, riuscendosi però miracolosamente a salvare insieme alla madre (Vera Farmiga). A distanza di anni il ricordo di quel giorno rimane per lei indelebile, così come l’immagine di quello che diventerà il suo eroe: Occhio di Falco (Renner, naturalmente). Ormai cresciuta, Kate non solo è diventata un’atleta provetta e un’arciera straordinaria, ma ha maturato un carattere ribelle ed estroverso. La notizia del matrimonio della madre con l’ambiguo Jack (Tony Dalton), coincidente con le feste natalizie, la indurrà ad indagare sulla vita del futuro patrigno, ma non immaginerà mai chi incontrerà sulla propria strada…
Dopo aver visto due episodi è difficile esprimere un giudizio su Hawkeye. La sensazione è quella di trovarsi al cospetto di un contenuto meno ambizioso rispetto a WandaVision e Loki, e più in linea con The Falcon and the Winter Soldier, del quale riprende lo schema da buddy movie, puntando tutto però su una strana coppia i cui componenti sono di genere opposto. Un aspetto quest’ultimo che “tradisce” il doppio intento della serie: da una parte approfondire uno storico Vendicatore, dall’altra invece introduttore all’interno del MCU un nuovo personaggio che avrà in Clint il proprio mentore e che, di fatto, prenderà le sue veci e il suo nome (da notare anche l’ambiguità del titolo: a chi si riferisce? A Clint, a Kate, o forse a entrambi?).
Contrariamente alla natura taciturna e seriosa del personaggio di Clint, Hawkeye è contraddistinta da una inaspettata verve comica. La cappa di fatalismo che, ad esempio, incombeva su Bucky e Falcon nella serie a loro dedicata si stempera, lasciando spazio a un contenuto più scanzonato (e questo nonostante il passato torni a tormentare Clint fin dalla prima puntata). Intelligentemente, la nuova serie non vuole solo raccontare una storia, ma si prefigge l’obbiettivo fin dai due episodi introduttivi di riflettere sul personaggio di Occhio di Falco e al contempo rinnovarlo, sia all’interno del MCU sia nella percezione spettatoriale: più volte Kate consiglia a Clint, costantemente snobbato dai passanti, di rinnovare il proprio brand, di essere meno serioso e più empatico nei confronti del prossimo.
A una prima parziale visione le potenzialità della serie sono quindi evidenti, così come sono intriganti i possibili sviluppi della trama: dall’introduzione di nuovi personaggi (occhio al patrigno di Kate, Jack…), all’eventuale apparizione di vecchie conoscenze (non dimentichiamo che la sorellastra di Natasha, Yelena, è sulle tracce del formidabile arciere, come suggerito dalla scena post-credit di Black Widow). Suggestioni, forse persino illazioni, che (vere o false che siano) alimentano l’interesse nei confronti di un serie che ha una sua spiccata identità e che naturalmente punto tutto (almeno all’inizio) sul contrasto tra il glaciale Clint (si scioglierà mai?) e la vulcanica Kate. Senza dimenticare la presenza di un cane randagio guercio (un po’ ai margini nelle prime puntate) che va a completare un improbabile terzetto che siamo sicuri ci accompagnerà piacevolmente da qui fino a Natale.