Il matrimonio. L’idillio amoroso per eccellenza verso cui convergono, dopo varie peripezie, la maggior parte delle commedie romantiche nel loro, inevitabile, finale zuccheroso. Un epilogo che, nella vita reale, non è tutto rose e fiori.
Un rapporto di convivenza che, soprattutto sul lungo periodo, inizia spesso a deteriorarsi, tra incomprensioni, litigi e compromessi. Mentre nel mondo della fiction, sia letteraria che cinematografica, tutto si conclude preferibilmente con un happy ending, nella vita reale le cose non funzionano così; i rapporti di coppia proseguono spesso in modo totalmente inaspettato, se non proprio disastroso.
Se la nascita di un amore rimane il soggetto privilegiato – soprattutto in quelle produzioni pensate per allietare serate spensierate, in cerca di relax, di alcuni inguaribili romantici -, negli anni si sono avvicendate, sia sul grande che sul piccolo schermo, anche interessanti rappresentazioni sulla fine di una relazione: il divorzio.
Opere dalla natura più varia, come la pionieristica miniserie di Ingmar Bergman Scene da un matrimonio (recentemente rifatta negli USA con Oscar Isaac e Jessica Chastain), la commedia nera dai toni grotteschi La guerra dei Roses, fino al recente film Storia di un matrimonio (pellicola, per chi scrive, bellissima e sofferente).
Pochi, invece, sono i lavori che si concentrano sulla fase successiva; quella di metabolizzazione della fine del matrimonio, dove si è alla ricerca di un nuovo, e spesso difficile, inizio. È proprio su questo momento della vita post-matrimoniale che si concentra Fleishman a pezzi, serie tv di FX in arrivo in esclusiva su Disney+ il 22 febbraio, basata sull’omonimo romanzo di Taffy Brodesser-Akner (per di più showrunner stessa della serie).
Prodotta da Valerie Faris e Jonathan Dayton (Little Miss Sunshine, La battaglia dei sessi), anche registi di tre degli otto episodi, Fleishman a pezzi vede protagonista – come si può dedurre facilmente dal titolo, che sembrerebbe parafrasare quello dell’alleniano Harry a pezzi – il dr. Toby Fleishman (interpretato da Jesse Eisenberg), gastroenterologo che ha da poco divorziato dalla moglie Rachel (interpretata da Claire Danes), ambiziosa agente teatrale in carriera.
Ex nerd socialmente impacciato, Toby può finalmente godere delle gioie della “singletudine” precedentemente a lui precluse grazie alle dating app, buffet inesauribile di donne disponibili, soprattutto in una città come New York. Ma l’improvvisa e misteriosa scomparsa di Rachel lo lascerà in una situazione per niente facile: doversi occupare sia dei figli, in vacanza estiva, che dei suoi obblighi professionali e sentimentali.

Un inaspettato ribaltamento di prospettiva
Quello che si presenta, almeno all’inizio, come un classico soggetto da film del succitato Woody Allen – dove un goffo personaggio, oltretutto di fede ebraica, si interroga sui motivi del fallimento del proprio matrimonio, mentre è impegnato in avventure sessuali e problemi di varia natura, in un contesto newyorchese manifestamente borghese – arriverà, piano piano, a sovvertire le aspettative.
All’inizio sarà naturale tifare per Toby, presentato come la parte debole della coppia: un “mammo” premuroso e medico integerrimo, che pensa prima di tutto ai suoi pazienti e dopo alla carriera, contrapposto ad una donna algida e ambiziosa, ossessionata dal lavoro e dallo status raggiunto.
Ma Fleishman a pezzi introduce un ribaltamento di prospettiva grazie alla sua voce narrante femminile: Libby (interpretata da Lizzy Caplan), amica di Toby sin dai tempi del college, il cui voice over ci accompagnerà attraverso tutti gli episodi, commentando in modo ironico e sagace le disavventure del protagonista.
Un punto di vista esterno alla coppia che ci farà scoprire, in seguito, anche quello di Rachel, mostrandoci come siano incomprensioni ed incomunicabili stati d’animo, derivanti tra traumi pregressi, a portarci a ferire gli altri, spesso agendo in maniera apparentemente egoistica.
Fleishman a pezzi è un dramma agrodolce che si smarca dall’usuale appiattimento nella rappresentazione delle dinamiche di coppia, riuscendo a sorprendere lo spettatore con un efficace ribaltamento del punto di vista. Una serie capace di ricordarci come siamo tutti allo stesso tempo persone fantastiche ma anche terribili, senza rinunciare, sul finale, a lasciarci con un minimo di speranza in una possibile riconciliazione.