sabato, Marzo 22, 2025
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Eric, recensione della miniserie con Benedict Cumberbatch

Interpretata e prodotta da Benedict Cumberbatch, la miniserie Eric è disponibile su Netflix dal 30 maggio.

C’era una volta, prima della sanificazione portata dalla gentrificazione, una città sporca, strangolata dal crimine e dai caratteristici tombini fumanti. New York City, soprattutto negli anni ’70 e ’80, era quella che molti avrebbero definito “una fogna a cielo aperto”; una metropoli in forte difficoltà, dalla corruzione diffusa, con cinema e negozietti dedicati alla pornografia che si affacciavano sulla centralissima Times Square (recuperate l’ottima The Deuce per rendervi conto dell’ambientino tranquillo di cui stiamo parlando). Un vero e proprio scenario da incubo, ma anche unico e affascinante per l’energia selvaggia che era capace di emanare. Una “giungla d’asfalto” che ha ispirato alcune delle opere di fiction più importanti e iconiche del secolo scorso; film come Il braccio violento della legge e Taxi Driver, ma anche la Gotham City in cui muove i primi passi il Batman di Frank Miller nella seminale storia a fumetti “Anno uno”.

Proprio in questo contesto inconfondibile e caratteristico è ambientata Eric, nuova miniserie disponibile su Netflix a partire dal 30 maggio. Un thriller psicologico creato dalla drammaturga e sceneggiatrice gallese Abi Morgan (che ha scritto, per il cinema, cose come The Iron Lady e Shame; sul fronte del piccolo schermo troviamo, invece, l’interessante poliziesco River), prodotto da Jane Featherstone (la bellissima Chernobyl di HBO, ma anche Ragazze elettriche) e diretto da Lucy Forbes (The End of the F***ing World, This is Going to Hurt), che firma la regia di tutti e sei gli episodi. Una serie che prende la succitata ambientazione newyorchese per mettervi al centro la storia di un padre e di un figlio diversa dal solito.

Quando il thriller incontra la dimensione infantile

New York, anni ’80. Vincent (Benedict Cumberbatch, anche produttore esecutivo) è l’intrattabile creatore del programma di successo per bambini “Good Day Sunshine” (uno show di pupazzi ricalcato sui celebri segmenti di Sesame Street). L’uomo ha seri problemi con l’alcol e una relazione burrascosa, fatta di continue e accese discussioni, con la moglie Cassie (Gaby Hoffmann). Un’atmosfera che mina la serenità del piccolo Edgar (Ivan Morris Howe), che per evadere dai problemi familiari si rifugia nella sua fantasia, partorendo l’idea di un nuovo pupazzo per lo show del padre: il mostro Eric. Una mattina, mentre i due genitori sono presi da uno dei soliti litigi, il ragazzino si avvia solo verso la sua scuola sparendo nel nulla. Vincent, sentendosi in colpa per la scomparsa del figlio, si convince che l’unico modo per riportarlo a casa sia quello di realizzare il pupazzo di Eric per il programma. Un’ossessione che presto rivela la storia di malattia mentale dell’uomo, sempre più spesso intento a dialogare con una manifestazione del mostro creata dalla sua mente. E se fosse stato proprio lui, inconsapevolmente, a fare del male al suo stesso figlio?

Il mistero messo in scena da Eric mescola l’inquietante con elementi della dimensione infantile. Quando il mondo innocente dei bambini, fatto di giochi e colorati disegni stilizzati, incontra il thrilling dà vita ad opere fortemente perturbanti (risuona ancora nei nostri ricordi cinefili l’agghiacciante nenia del bambino urlante di Profondo rosso, o il “They’re here!” pronunciato dalla piccola Carol Anne in Poltergeist – Demoniache presenze). Proprio l’immaginario infantile del piccolo Edgar sarà la chiave per risolvere il segreto dietro la sua sparizione, con una parte finale che vede Vincent coinvolto in una vera e propria caccia al tesoro tra i bassifondi di New York, con tanto di mappa piena di indizi da decifrare. Una ricerca portata avanti con l’aiuto di un insolito assistente, nato dalla fantasia del bambino e visualizzato dalla mente malata del padre, Eric. Il rapporto, spesso conflittuale e litigioso, tra il protagonista e l’immaginario pupazzone peloso ricorda da vicino quello instaurato dal Nick Sax di Christopher Meloni con il piccolo unicorno volante di Happy!, serie tv basata sull’omonima graphic novel di Grant Morrison e Darick Robertson.

Una New York anni ’80 strangolata dalla corruzione

Come accennato sopra, questa storia è contestualizzata in una New York anni ’80 sporca e strangolata dal crimine, dove la corruzione sembrerebbe aver intaccato tutti i livelli delle istituzioni, dalle forze dell’ordine all’amministrazione comunale. Proprio contro questa corruzione si troverà a combattere il detective Ledroit (McKinley Belcher III), poliziotto a cui è stato affidato il caso della scomparsa di Edgar. Omosessuale e afroamericano, Ledroit si trova a lottare contro un sistema marcio fino al midollo, dove le vittime principali sono gli emarginati (i senzatetto, le minoranze), di cui lui stesso fa parte. Un novello Serpico degli anni ’80, qui dipinti non sotto l’ottica glamour luccicante di alcune produzioni nostalgiche, ma con la durezza e l’ambiguità di certo cinema figlio della New Hollywood. Una rappresentazione degli anni ’80 che ha ispirato anche pellicole recenti come 1981: Indagine a New York, ma anche, rimanendo in territori più pop, il Joker di Joaquin Phoenix e Todd Phillips. Un immaginario cinematografico che viene richiamato anche a livello visivo, con un’immagine che cerca di replicare la grana della pellicola dei film dell’epoca.

Eric insinua intelligentemente il dubbio nello spettatore disseminando tanti elementi e personaggi ambigui, in un complesso intreccio in cui si dipanano diverse sottotrame (la succitata corruzione dell’amministrazione cittadina, la storia della sparizione di un altro ragazzo, un giro di prostituzione in uno dei nightclub della zona, il compagno di Ledroit malato terminale di AIDS). Tanta carne al fuoco a cui la miniserie non riesce forse a dare il giusto spazio, in modo da sviluppare significativamente anche queste altre tematiche, lasciando con la sensazione di lunghe digressioni un po’ fini a se stesse. Una pecca che è in parte bilanciata dal forte impatto emotivo della sua vicenda principale, con al centro un ottimo Benedict Cumberbatch, qui in una delle sue interpretazioni più convincenti, almeno per chi scrive.

Guarda il trailer ufficiale di Eric

GIUDIZIO COMPLESSIVO

La miniserie Eric mette in scena in sei episodi un thriller psicologico ambientato in una New York degli anni '80 sporca e strangolata dalla corruzione. Questa indagine di un padre alla ricerca del figlio scomparso, che rivela piano piano la storia di malattia mentale del genitore, ricorda a tratti la serie Happy! per come fa interagire il suo protagonista con un assistente fantastico partorito dalla sua mente malata. Sullo sfondo, una New York figlia di quelle pellicole dure e ambigue influenzate dalla New Hollywood. La serie mette forse troppa carne al fuoco, ma riesce comunque a colpire grazie al forte impatto emotivo della sua vicenda, con al centro un'ottima prova attoriale di Benedict Cumberbatch.
Marco Scaletti
Marco Scaletti
Prima sono arrivati i fumetti e i videogiochi, dopo l'innamoramento totale per il cinema e le serie tv. Consumatore onnivoro dei generi più disparati, dai cinecomics alle disturbanti opere del sommo Cronenberg | Film del cuore: Alien | Il più grande regista: il succitato Cronenberg o Michael Mann | Attore preferito: Joaquin Phoenix | La citazione più bella: "I gufi non sono quello che sembrano" (I segreti di Twin Peaks)

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La miniserie Eric mette in scena in sei episodi un thriller psicologico ambientato in una New York degli anni '80 sporca e strangolata dalla corruzione. Questa indagine di un padre alla ricerca del figlio scomparso, che rivela piano piano la storia di malattia mentale del genitore, ricorda a tratti la serie Happy! per come fa interagire il suo protagonista con un assistente fantastico partorito dalla sua mente malata. Sullo sfondo, una New York figlia di quelle pellicole dure e ambigue influenzate dalla New Hollywood. La serie mette forse troppa carne al fuoco, ma riesce comunque a colpire grazie al forte impatto emotivo della sua vicenda, con al centro un'ottima prova attoriale di Benedict Cumberbatch.Eric, recensione della miniserie con Benedict Cumberbatch