Emerald City è la nuova serie di punta del prime time NBC cha ha appena concluso il proprio ciclo da dieci puntate da un’ora ciascuna. Nonostante i buoni ascolti, però, è uno dei prodotti a rischio chiusura che, con molta probabilità, non vedrà mai una seconda stagione, lasciando irrisolti alcuni dubbi nello spettatore e un cliffangher finale che potrebbe non trovare mai una propria, degna conclusione.
Creata da Matthew Arnold, Josh Friedman, David Schulner, Shaun Cassidy e diretta da Tarsem Singh, Emerald City si colloca nella “terra di mezzo” dei remake e dei reboot, dove un prodotto classico – dalla struttura inaffondabile e dal conclamato successo – viene riadattato e riaggiornato al gusto contemporaneo, con risultati più o meno convincenti.
In questo caso la scelta è ricaduta sul romanzo per l’infanzia “Il Meraviglioso Mago di Oz” scritto da L. Frank Baum nel 1900 e già adattato per il cinema, il teatro e la televisione innumerevoli volte, passando abilmente dai toni del musical, alla commedia, alla parodia fino all’annunciata rivisitazione in chiave horror.
La storia è sempre la stessa (più o meno), inalterata nella sua perfetta immutabilità: Dorothy Gale viene trascinata via – insieme al suo cane poliziotto Toto – da un tornando dalla sua dimora in Kansas. Con la sua macchina atterra in uno strano luogo dove, a farne le spese, è la malvagia Strega dell’Est, schiacciata appunto dal veicolo in fase di atterraggio. Quello che la ragazza troverà è una una terra mistica che pullula di regni in competizione, guerrieri letali e magia nera, e dove infuria una sanguinosa battaglia per la supremazia.
Emerald City: trailer ufficiale della serie NBC ispirata a il Mago di Oz
La stessa trama già protagonista di innumerevoli rimaneggiamenti trova adesso il suo corrispettivo via cavo, in un curioso ibrido tra tradizione favolistica ed estetica da fantasy moderno, vicino al mondo steampunk e dark degno del cult Game of Thrones o della saga de Il Signore degli Anelli.
La fiaba per bambini perde i propri aspetti più innocenti per mutare in un atipico procedural di tipo poliziesco dove Dorothy non è più una bambina, ma una giovane donna alla ricerca del proprio passato e delle proprie origini; un fortuito tornado solleva la sua auto e la scaraventa in un “non luogo” alternativo dove ci sono streghe buone, streghe cattive, sovrani dispotici e sinistri, e regni in lotta tra loro.
Il Leone diventa un capitano della guardia del Mago; l’Uomo di Latta si fonde con Jack O’Lantern e lo Spaventapasseri si trasforma in un soldato senza memoria. La Strada di Mattoni Gialli verso Emerald City è lastricata di Oppio, e una terribile minaccia non meglio identificata chiamata “Bestia Eterna” aleggia su questo mondo fantastico.
Dopo dieci episodi, Emerald City lascia spiazzati e smarriti nella sua incapacità di prendere una posizione specifica e definita nella narrazione degli eventi: il tono dark condito da cieca violenza e oscura cattiveria vuole evocare l’universo di George R.R. Martin, ma le incursioni più leggere e umoristiche in puro stile Fabbrica di Cioccolato contribuiscono a far perdere, allo spettatore, la bussola orientata verso la Città di Smeraldo, che diventa appunto l’ultimo spauracchio di un universo tradizionalmente infantile altrimenti cancellato dall’uso massiccio della computer grafica e da disorganici dialoghi televisivi.