Una nuova serie true crime prodotta da Hulu è disponibile nel catalogo Star di Disney+: Ecco a voi i Chippendales. Si tratta di otto episodi che narrano la storia di colui che diede vita allo spogliarello maschile per donne, l’imprenditore Somen Banerjee (interpretato da Kumail Nanjiani, Eternals).
Arrivato negli Stati Uniti dall’India, Somen lavora duramente per anni in un distributore di benzina riuscendo a racimolare denaro a sufficienza per aprire un locale elegante, scegliendo di farsi chiamare Steve. L’attività non decolla ma sembra arrivare la svolta dopo l’incontro fortuito con il falso promoter Paul Snider (Dan Stevens) e sua moglie, la playmate Dorothy Stratten (Nicola Peltz). Questi lo conducono verso l’intuizione che ne determinerà la fortuna: un locale di striptease per donne.
Ambientato negli anni Settanta, quando la società inizia ad ascoltare le donne, si discute sempre più di frequente di piacere femminile e pillola contraccettiva, mentre la sessualità delle donne emerge sempre di più. In questo contesto, si rivela astuto avviare uno show serale interamente rivolto al pubblico femminile. L’idea risulta essere vincente soprattutto quando nel team si aggiunge Nick De Noia (Murray Bartlett), coreografo di successo che allestisce un vero e proprio spettacolo di ballerini dal fisico prestante che eseguono spogliarelli a passo di danza.
Attingendo alla storia reale dei Chippendales, Ecco a voi i Chippendales racconta la scalata imprenditoriale di Steve e il suo tentativo ossessivo di trovare un riscatto sociale nel successo derivato dall’attività. Banerjee sembra infatti essere estremamente insicuro, accecato dalla voglia di rivalsa, desideroso di affermarsi come vincente, per questo maniaco del controllo. Più i suoi guadagni aumentano, più i suoi timori crescono esponenzialmente perché non accetta l’idea di essere secondo a nessuno; annienta i competitor e non sopporta che De Noia assuma sempre più importanza nella riuscita di Chippendales.
Un racconto misto tra la cronaca e il romanzato
L’ambizione di Steve non sposa con il suo atteggiamento schivo e la sua quasi estraneità a frivolezze e spudoratezza, ma è tale la sua bramosia da oltrepassare i limiti in modi sempre più subdoli e codardi. La sua figura è meno complessa di ciò che la sceneggiatura lascia intendere. Si tratta di un immigrato partito da zero, relegato a pochi spazi e al quale sono concesse meno occasioni. Situazione questa che lascia emergere il peggio di Steve, dimostrando una certa inquietudine, una forma di frustrazione e di razzismo interiorizzato che affiora ad ogni passo avanti.
La serie scorre in un racconto misto tra la cronaca nera che ha macchiato l’intera vicenda dei Chippendales e il romanzato: diversi sono infatti gli omicidi e gli atti criminali che si sono verificati in questa storia, fino al triste epilogo. Inoltre, Ecco a voi i Chippendales è piuttosto prevedibile: anche per chi non conosce la realtà dei fatti, non è difficile immaginare lo svolgimento degli avvenimenti e lo sviluppo dei personaggi. Deludente è proprio la caratterizzazione di Banerjee, banalmente identica a quella di ogni protagonista di simil storie: dalla partenza in circostanze svantaggiose, all’ascesa, alla perdita di controllo, fino al fallimento. Per buona parte degli episodi, Steve lavora sodo pur di migliorare il suo status quo senza mai ostentare, senza modificare il suo stile di vita. Sembra quasi che la ricchezza, il prestigio e la risonanza del locale non intacchino in alcun modo la sua razionalità fino a quando, come ogni essere umano, inizia a cedere, a strafare, a perdere il controllo pur di mantenerlo a tutti i costi.
La linearità e la prevedibilità della trama impoveriscono alcuni elementi che invece di per sé hanno una loro validità, come la creatività di molte esibizioni, le parentesi crime ben costruite e le buone interpretazioni offerte dal cast, tra cui spiccano Juliette Lewis e Annaleigh Ashford. Lo spogliarello maschile è diventato ciò che è ancora oggi grazie al progetto dei Chippendales, eppure non sembra essere la cosa maggiormente rilevante in una storia sottotono che avrebbe potuto proporre una versione meno romanzata e più realistica di un business ormai quarantennale che ha rivoluzionato il mondo dell’intrattenimento per sole donne.