venerdì, Settembre 29, 2023
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Depp contro Heard, recensione della docu-serie Netflix

La recensione di Depp contro Heard, docu-serie in tre episodi sul processo intentato da Johnny Depp contro l'ex moglie Amber Heard. Disponibile su Netflix dal 16 agosto.

Anche i ricchi piangono: ma a noi, gente comune, ce ne dovrebbe importare qualcosa? Riflettere su un tale quesito significa anche chiedersi quanto un prodotto come Depp contro Heard sia effettivamente necessario. La docu-serie, uscita in Inghilterra su Channel 4 lo scorso maggio e disponibile su Netflix a partire dal 16 agosto, ripercorre le tappe salienti del processo di diffamazione intentato da Johnny Depp contro l’ex moglie Amber Heard, rea di aver accusato il divo di violenze domestiche in un articolo uscito nel dicembre 2018 sul Washington Post. Il dibattimento, che si è tenuto nella primavera del 2022 nella contea di Fairfax (Virginia), è scaturito da una denuncia presentata nel 2019 dal celebre attore.

La regista Emma Cooper sembra, a primo acchito, disinteressata a grandi voli pindarici o a riflessioni sui massimi sistemi: il suo scopo apparente è quello, puro e semplice, di consegnarci una fotografia dello scontro giudiziario e del circo mediatico che esso ha generato. Si tratta di un obiettivo curioso e quantomeno sospetto, visto il suo tempismo. Depp contro Heard è infatti disponibile sui nostri schermi a distanza di poco più di un anno dalla sentenza che ha dato ragione a Depp e che è stata già ampiamente commentata e sviscerata su giornali, talk show, canali YouTube, account social e chi più ne ha più ne metta.

La pretesa storiografica del documentario, con il suo intento di tramandare ai posteri un compendio esaustivo di quanto accaduto nel tribunale di Fairfax, risulta perciò discutibile oltre che perfettamente inutile: per i pochissimi che non sanno assolutamente niente di questa vicenda, sarebbe comunque facile reperire l’intero processo online, dove è disponibile nella sua interezza. La decisione del giudice di permettere l’accesso delle telecamere in aula ha infatti assicurato al procedimento una copertura mediatica senza precedenti (unico esempio vagamente analogo è, forse, il famigerato processo contro O.J. Simpson), tale da trasformare questa controversa causa legale in un vero e proprio evento nazional-popolare.

Depp contro Heard, nel corso dei tre episodi che lo compongono, passa in rassegna i più attivi commentatori della vicenda, tutti rigorosamente pro-Depp: questa desolante schiera di fanatici privi di senso critico e di onestà intellettuale, produttori seriali di meme di cattivo gusto e istigatori professionisti di flame acchiappa-views, ci fa prendere in considerazione l’idea di eliminare tutti i nostri account social e ritirarci in un eremo, finalmente lontani da clamore e sciocchezze. La feroce critica al mondo social e alle polarizzazioni di cui spesso e volentieri si macchia il popolo della rete sembrerebbe essere il fulcro centrale di Depp contro Heard.

Un’opera confusa, priva di una direzione ben precisa

Il tentativo della Cooper di imbastire un ragionamento di tipo sociologico e culturale si ferma tuttavia alla superficie, risolvendosi in un’opera confusa e priva di una direzione ben precisa, dove all’indignazione si sostituisce prima il fastidio e infine lo sconforto. La regista da una parte si sofferma sui momenti più succulenti per il pubblico avido di gossip, dall’altra decide che questo becero collage debba essere quasi del tutto sbilanciato dalla parte della protagonista femminile della vicenda.

Depp contro Heard rifugge la neutralità e, in effetti, riesce – seppur maldestramente – a riabilitare in parte Amber Heard dall’odio social che le è stato vomitato addosso. Al termine della visione, molti spettatori nutriranno più di una riserva verso Depp e si vergogneranno persino di aver “tifato” (appunto) per lui nei giorni del processo. Ma questo – forse necessario ma, posto in questi termini, assai poco etico – bagno di autocritica che prezzo ha? Più volte si ha la sensazione che Depp contro Heard sfrutti a proprio vantaggio lo stesso meccanismo che vorrebbe denunciare: il sensazionalismo fine a sé stesso e l’indignazione a buon mercato, sostenuta da inconsistenti prove indiziarie.

Questo discutibile tentativo di condensare un procedimento giuridico in tre ore scarse di visione, alludendo a fantomatici complotti e condizionamenti della giuria (che, lo ricordiamo, è rimasta in aula per ben 24 giorni, un tempo assai più lungo del minutaggio del documentario) si fonda sulla tecnica del cherry picking: tentare di persuadere il pubblico a proposito di una certa tesi, includendo nel discorso tutte le prove che la avvalorano ed escludendo le altre. Il documentario risulta fallimentare soprattutto se lo si guarda in un’ottica post #MeToo: la velata riflessione sui rapporti di potere ad Hollywood si serve, in questo caso, di argomentazioni deboli ed evita di aggiungere elementi nuovi al caso (forse perché non ci sono).

Il tentativo di demolire la figura di Johnny Depp in quanto uomo influente accecato dal vizio e di riscattare quella di Amber Heard in quanto giovane inesperta e innamorata del divo sciupafemmine appare vuoto e fine a sé stesso, se non addirittura pretestuoso, riuscendo nell’ardua impresa di danneggiare sia l’uno che l’altra ai nostri occhi. E infatti, una volta squarciato questo sipario di fuffa, quel che resta non è altro che lo spettacolo desolante di una coppia tossica, prima caduta in una spirale di autodistruzione reciproca e poi avviluppata in una rete di dolorose e grottesche recriminazioni: due istrioni tristi e patetici, mai così distanti dalle luci della ribalta.

Guarda il trailer ufficiale di Depp contro Heard

GIUDIZIO COMPLESSIVO

La feroce critica al mondo social e alle polarizzazioni di cui spesso e volentieri si macchia il popolo della rete sembrerebbe essere il fulcro centrale di Depp contro Heard. Il tentativo della regista di imbastire un ragionamento di tipo sociologico e culturale si ferma tuttavia alla superficie, risolvendosi in un’opera confusa e priva di una direzione ben precisa, dove all’indignazione si sostituisce prima il fastidio e infine lo sconforto.
Annalivia Arrighi
Annalivia Arrighi
Appassionata di cinema americano e rock ‘n’ roll | Film del cuore: Mystic River | Il più grande regista: Martin Scorsese | Attore preferito: due, Colin Farrell e Sean Penn | La citazione più bella: “Questo non è volare! questo è cadere con stile!” (Toy Story)

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La feroce critica al mondo social e alle polarizzazioni di cui spesso e volentieri si macchia il popolo della rete sembrerebbe essere il fulcro centrale di Depp contro Heard. Il tentativo della regista di imbastire un ragionamento di tipo sociologico e culturale si ferma tuttavia alla superficie, risolvendosi in un’opera confusa e priva di una direzione ben precisa, dove all’indignazione si sostituisce prima il fastidio e infine lo sconforto.Depp contro Heard, recensione della docu-serie Netflix