Non c’è niente di meglio di un buon mistero per accattivare l’attenzione di un vasto pubblico di lettori. Una verità testimoniata dal successo di personaggi come l’investigatore Sherlock Holmes, protagonista di diversi romanzi e racconti a puntate, la cui popolarità costrinse addirittura il suo riluttante creatore Arthur Conan Doyle, sotto la pressione dei fan, a riportarlo in vita dopo la sua prematura dipartita (avvenuta nella storia “L’ultima avventura”, datata 1893. Dopo la resurrezione, il personaggio sarà protagonista di tante altre imprese, fino al 1927). L’elemento giallo esercita sicuramente una forte attrattiva sul pubblico, cosa non ignorata da una forma di racconto seriale – e quindi, con la necessità di mantenere nel tempo il suo bacino di lettori – come il fumetto. Un genere che, in quel mondo solitamente sopra le righe, si ibrida spesso e volentieri con elementi fantastici.
La figura del detective che si occupa di casi legati al paranormale è infatti molto popolare negli albi a fumetti, con esempi che vanno dal nostro “Oldboy” Dylan Dog al demoniaco e muscolare Hellboy di Mike Mignola. Da annoverare tra i più celebri, vi è anche quello scaltro bastardo e fumatore impenitente di John Constantine. Parte del corposo pantheon di personaggi della DC Comics, il ragazzaccio di Liverpool è il protagonista della testata “Hellblazer”, con all’attivo trasposizioni sia per il grande che per il piccolo schermo (il film Constatine con Keanu Reeves, una serie tv durata solo una stagione). E proprio rimanendo in casa DC che incontriamo anche i Dead Boy Detectives, personaggi creati da Neil Gaiman e Matt Wagner come comprimari di Sandman e al centro della nuova omonima produzione targata Netflix, disponibile sulla celebre piattaforma di streaming a partire dal 25 aprile. Una nuova serie tv ambientata nello stesso universo narrativo della precedente The Sandman (come testimoniato anche dalla presenza di Kirby Howell-Baptiste, che riprende il suo ruolo di Morte in una breve apparizione).
Otto indagini sovrannaturali e una trama orizzontale
Sviluppata da Steve Yockey (Doom Patrol, L’assistente di volo – The Flight Attendant) insieme alla co-showrunner Beth Schwartz (Arrow, Legends of Tomorrow), Dead Boy Detectives ci introduce all’omonima coppia di investigatori, Edwin Paine (George Rexstrew) e Charles Rowland (Jayden Revri), entrambi giovani fantasmi scappati dall’aldilà. Di base a Londra, l’agenzia investigativa dei due ragazzi si occupa di risolvere misteri legati al mondo del soprannaturale, tra spiriti con conti in sospeso e casi di possessione demoniaca. Proprio durante uno di questi casi, Edwin e Charles si imbattono nella sensitiva Crystal Palace (Kassius Nelson), una delle poche persone in grado di vederli e di poter interagire con loro. Le straordinarie capacità divinatorie della ragazza portano presto il terzetto nella cittadina di Port Townsend, dove dovrà vedersela, tra le altre cose, con Esther Finch (Jenn Lyon), strega immortale senza il ben che minimo scrupolo.
Dead Boy Detectives è composta da otto episodi, in cui vengono affrontati altrettanti casi da risolvere, dove si alternano diversi topoi orrorifici, conditi con un pizzico di folklore e mitologia (marchio di fabbrica di Gaiman, come abbiamo già potuto constatare sia nel succitato The Sandman che in American Gods). A fare da trait d’union, una trama orizzontale che ci porterà a scoprire sempre più elementi del tragico passato dei protagonisti. Al centro, due personaggi quasi diametralmente opposti: Edwin è riflessivo e riservato, tanto quanto Charles è avventato e impetuoso. Due amici per la pelle in apparenza molto diversi tra loro, ma uniti dalla solitudine del loro status di spiriti e dalla loro volontà di riscatto, nonché da un passato problematico, fatto di abusi e bullismo. Edwin e Charles sono entrambi due outsider, legati da un profondo rapporto che si è venuto a creare nei lunghi anni trascorsi insieme. Un legame che viene destabilizzato dall’arrivo di Crystal, terzo incomodo che porterà scompiglio nelle loro dinamiche di coppia (anche romantica, da un certo punto di vista, dato che Edwin prova un’inconfessabile attrazione per l’amico).
Un prodotto smaccatamente teen oriented
Sullo sfondo troviamo la cittadina di Port Townsed, classica small town della provincia americana dove, sotto una facciata di rassicurante normalità, si nascondono diversi orrori e tanti piccoli segreti (un trope popolarizzato da Mark Frost e David Lynch con il loro Twin Peaks, per poi essere ripreso in prodotti seriali di varia natura, da Riverdale a Omicidio a Easttown). Ma la cupezza del soggetto è stemperata da una confezione giovanilistica e alla moda, dove un’estetica weird e queer è accompagnata da un commento musicale che alterna il suono del theremin a canzoni indie pop e punk rock. Un contesto dove trova spazio anche un personaggio luminoso e ironico come Niko (Yuyu Kitamura), stravagante ragazza giapponese appassionata di shōjo manga, pronta a diventare la piccola mascotte kawaii del gruppo.
Dead Boy Detectives è una produzione rivolta prevalentemente ad un pubblico di adolescenti e di giovani adulti, dove l’avventura sovrannaturale incontra toni e tematiche smaccatamente teen oriented. Una caratteristica intuibile anche solo dal nome di uno dei produttori coinvolti nella serie: quello di Greg Berlanti, uno dei principali artefici dietro alle serie del cosiddetto Arrowverse e a prodotti come Dawson’s Creek e You. Questo adattamento del fumetto di Neil Gaiman e Matt Wagner, rispetto a The Sandman, va ad allinearsi a serie Netflix come Le terrificanti avventure di Sabrina e Mercoledì, dove i giovani protagonisti si trovano a fare i conti sia con misteri dalle tinte horror che con i classici problemi dell’adolescenza, senza trascurare il lato sentimentale. Il risultato è uno show perlopiù riuscito anche se non proprio originale, che ripercorre con professionalità strade già ampiamente battute.