Nata dalla mente del drammaturgo e sceneggiatore britannico Peter Harness (Doctor Who), Constellation è una nuova serie che mescola fantascienza e thriller psicologico. La prima stagione, composta da otto puntate, è in arrivo su Apple TV+ a partire dal 21 febbraio (dopo il rilascio dei primi tre episodi, i seguenti seguiranno un’uscita a scadenza settimanale). Show che vede anche il coinvolgimento della produttrice esecutiva Michelle MacLaren, una delle figure più prolifiche del piccolo schermo, che ha lavorato a serie cult come X-Files e Breaking Bad (proprio quest’ultima, le è valsa due Primetime Emmy consecutivi per la migliore serie drammatica). Un ritorno anche dietro la macchina da presa per MacLaren (tra le ultime cose da lei dirette, alcune puntate di Shining Girls), che ha firmato la regia dei primi due episodi.
L’esplorazione spaziale ha da sempre esercitato un fascino innegabile sull’uomo, con le sue promesse di scoperte scientifiche rivoluzionarie, se non dello stesso senso della vita. Una fantomatica ultima frontiera che, dai viaggi immaginari della USS Enterprise, è diventata sempre più concreta dopo lo storico allunaggio del 1969, ma non per questo meno ricca di mistero. Siamo ancora all’inizio del nostro viaggio tra le stelle, alla ricerca di risposte che ci permettano finalmente di decodificare la nostra realtà. Un contatto con forze incomprensibili che sconvolga la nostra esistenza, su cui la fiction tutta, negli anni, ha fantasticato, immaginando scenari sia ottimistici (l’incontro con il monolite nel classico 2001: Odissea nello spazio, che scatena la prossima fase evolutiva dell’uomo) che, letteralmente, da incubo (la dimensione infernale di Punto di non ritorno). Esperienze scioccanti che potrebbero cambiare radicalmente noi stessi e la nostra percezione, anche nel caso dovessimo tornare a casa, sulla Terra, sani e salvi.
Qualcosa non va nella realtà
Proprio su questo presupposto poggia le sue basi la trama di Constellation: il miracoloso ritorno sul nostro pianeta dell’astronauta svedese Jo Ericsson (Noomi Rapace) dopo un grave incidente sulla stazione spaziale internazionale (un oggetto non identificato ha colpito la struttura, compromettendone i sistemi di supporto vitale). Dopo una disperata lotta per la sopravvivenza nella solitudine dello spazio, la donna riesce finalmente a riabbracciare il marito Magnus (James D’Arcy) e la figlia Alice (interpretata dalle gemelle Rosie e Davina Coleman), ma qualcosa sembrerebbe non andare. Diversi elementi della realtà che la circonda sembrerebbero differenti da come li ricordava, sia in piccoli dettagli che in discrepanze più macroscopiche. Che sia dovuto al trauma subito nello spazio? E se invece fosse connesso al misterioso esperimento portato avanti dal premio Nobel Henry Caldera (Jonathan Banks)?
Siete familiari con il termine “effetto Mandela”? Viene definito così il fenomeno legato ai falsi ricordi. A tutti è capitato, almeno una volta nella vita , di essere al 100% sicuri di una cosa – un fatto storico, una curiosità legata alla cultura pop – che poi si è rivelata essere, in seguito, distorta o completamente errata (per esempio, andate a controllare di che colore sono le gambe di C-3PO). Il nome “effetto Mandela” deriva da uno dei ricordi fallaci più diffusi: la convinzione che Nelson Mandela, futuro presidente del Sudafrica, sia morto in prigione negli anni ’80, mentre in realtà è vissuto fino al 2013. Diversi falsi ricordi condivisi, come il succitato, sono portati da alcuni come prova dell’esistenza delle dimensioni parallele (teoria molto gettonata tra i complottisti del web).
Dallo spazio all’incubo
Constellation prende spunto proprio da questo fenomeno, costruendo una storia di tensione e incertezza attorno ad una protagonista sempre più alienata dalla realtà, che non riesce a riconoscere il mondo a cui è tornata (da piccolezze, come il colore dell’automobile di famiglia, fino ai suoi rapporti più intimi). Quella che parte come un’avventura survival d’ambientazione spaziale, vicina a pellicole come Apollo 13 e Gravity, sfocia presto nella paranoica solitudine del Moon di Duncan Jones, dove alcuni vuoti di memoria e visioni da incubo iniziano ad anticipare quello che ci attende: un ansiogeno thriller psicologico che metterà in dubbio tutte le certezze della sua protagonista. Dal punto di vista del contesto tecnologico, si punta sulla credibilità, con un’estetica vicina alle attuali strumentazioni per i viaggi spaziali, dove l’unico elemento davvero futuribile è il congegno al centro del fatidico esperimento, probabile causa delle drammatiche vicende.
Constellation porta avanti diverse suggestioni, che vanno da “Alice nel Paese delle Meraviglie” alla leggenda del changeling, direttamente evocate in alcuni momenti della serie. Entrambe storie, ben radicate nell’immaginario collettivo, che parlano di personaggi estraniati dal mondo e dalle persone che li circondano, in cui non riescono a ritrovare caratteristiche e peculiarità a loro familiari. Tutto risulta in qualche modo bizzarro, se non ostile. Al centro di questo bad trip psico-fantascientifico ci sono, comunque, le relazioni umane, che pagheranno il conto più salato di queste alterazioni, vere o solamente percepite che siano. Una componente drammatica a cui l’ottimo cast di Constellation riesce a dare credibilità e spessore. Spiccano un’eccellente Noomi Rapace e il sempre bravo Jonathan Banks, qui in un doppio ruolo che ci riserviamo di anticiparvi.