sabato, Giugno 3, 2023
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Citadel, recensione dei primi due episodi della serie Prime Video dai Fratelli Russo

La recensione dei primi due episodi di Citadel, action-spy thriller con Richard Madden e Priyanka Chopra Jones. Dal 28 aprile su Prime Video.

L’industria dell’audiovisivo ha basato – e continua a fondare – il proprio successo sulla rielaborazione, infinita e incessante, degli archetipi: figure fisse, situazioni, topoi e caratteri immortalati nella persistenza della memoria dello schermo d’argento, in un eterno ritorno dell’uguale fatto di corsi e ricorsi, unica via per scomodare la filosofia, carpendo l’essenza intrinseca del magma creativo.

Ad esempio le spie sono personaggi affascinanti che si sono impressi nella memoria collettiva degli spettatori, grazie anche ad autori che ne hanno raccontato le eclettiche gesta: se Chandler è stato “il cantore” degli investigatori privati, Ian Fleming è l’unico e solo padrino del genere spy story, complice la creazione dell’indimenticabile James Bond, la spia al servizio di Sua Maestà. Ispirandosi vagamente al cugino Christopher Lee, lo scrittore ha plasmato il prototipo dell’agente affascinante, letale e sicuro di sé basandosi sulle sue esperienze in ambito militare e nello spionaggio, restituendo una versione romanzata (e romantica) della vita sotto copertura e sul campo.

Ad oggi, la vera difficoltà è proprio quella di rinnovare un genere così consolidato e codificato, cristallizzato nella memoria, nell’empireo della percezione, perfino nel piacere retinico che ancora porta gli spettatori in sala ogni volta che un nuovo capitolo di Bond viene rilasciato nei cinema; ma come si fa a riconfigurare un intero immaginario (sia in sala che sul piccolo schermo), quando ormai tutto è già stato scritto, rappresentato, girato o più semplicemente creato? C’è un unico modo: riallacciare i fili con la tradizione, traghettando il passato nel futuro, consapevoli che le formule già collaudate sono spesso le migliori.

Ne è una dimostrazione Citadel, la nuova serie Prime Video firmata dai fratelli Russo (i padrini dei supereroi Marvel di Avengers: Infinity War ed Endgame) che, in veste di produttori esecutivi, coadiuvati dallo showrunner David Weil (artefice del successo della serie Hunters), hanno investito il loro talento da intrattenitori iperbolici in un prodotto per il pubblico mainstream in grado di abbattere il confine – fragile e invisibile – tra grande e piccolo schermo.

La serie, che sarà disponibile a partire dal 28 aprile per un totale di 6 episodi, vede protagoniste delle star come Richard Madden (Eternals), Priyanka Chopra Jonas (Quantico), Lesley Manville (La signora Harris va a Parigi) e Stanley Tucci (Whitney – Una voce diventata leggenda), pronti a condurre il gioco di specchi, intrighi e inganni che trascinerà lo spettatore nel cuore della fantomatica agenzia di intelligence internazionale Citadel, caduta dopo ben otto anni di onorato servizio sul campo. L’agenzia indipendente – nata con lo scopo di difendere la sicurezza di tutte le persone – è stata infatti distrutta dagli agenti di Manticore, una potente associazione che nell’ombra manipola il mondo. Con la caduta di Citadel, tutti i ricordi degli agenti scelti Mason Kane (Madden) e Nadia Sinh (Chopra Jonas) sono stati cancellati, ma nonostante tutto sono riusciti miracolosamente a salvarsi.

Da allora sono rimasti nascosti, costruendosi una nuova vita con identità alternative, entrambi ignari del proprio passato… almeno fino alla notte in cui Mason viene rintracciato dal suo ex collega Bernard Orlick (Tucci), che ha disperatamente bisogno del suo aiuto per impedire a Manticore di stabilire un nuovo ordine mondiale. Mason si mette alla ricerca della sua ex collega Nadia, intraprendendo una missione che li porta in giro per il mondo nel tentativo di fermare Manticore, proprio mentre fanno i conti con una relazione costruita su segreti, bugie e un amore pericoloso ma senza tempo.

Personaggi che danzano tra luci ed ombre

Attraverso i primi due episodi della serie – visti in anteprima – è già possibile valutare il livello del prodotto nato sotto l’egida dei fratelli Russo: forse consci dell’insuccesso (commerciale e di critica) riscontrato con il loro precedente lavoro – targato Netflix – The Gray Man, Anthony e Joe scelgono di mixare insieme due capisaldi del loro cinema d’intrattenimento, ovvero l’azione dei cinecomics e la tensione delle spy stories; il risultato finale è un ibrido accattivante che trasforma le spie in supereroi urbani super-tecnologici, dotati però di ferite tragiche e fragilità psicologiche che li rendono umani (troppo umani) ed estremamente accattivanti per il grande pubblico.

Vedere dei personaggi che danzano tra luci ed ombre, nel tentativo di svelare quelle debolezze che ne decostruiscono il mito fino a scalfirne la corazza invincibile, si dimostra una scelta vincente: Citadel non si allontana da pattern, forme e modelli consolidati, limitandosi soltanto ad aggiornarli in nome della contaminazione e del concetto stesso di inclusione, necessario per il successo dell’intera operazione.

Perché per Citadel sono già state previste nuove stagioni e innumerevoli spin-off ambientati in Italia (con protagonista la nostra Matilda De Angelis), Spagna e India: un’esperienza di visione collettiva quindi, che punta a conquistare nuove leve di spettatori alla ricerca di “brividi facili” che possano sostituire la suspense tradizionale – e, talvolta, forse fin troppo convenzionale – del più classico James Bond.

E in un periodo in cui i rumors sul futuro di 007 e del franchise a lui dedicato continuano a rincorrersi, vedere delle nuove spie in azione sembra quasi una boccata di freschezza: considerando il piccolo schermo delle piattaforme streaming a cui è destinata, la serie riesce a centrare il target giusto di riferimento, configurandosi come un’evoluzione necessaria di canoni già consolidati, sfruttando tutto il potenziale di una narrazione episodica (e rapsodica) che sfrutta le coordinate di spazio e tempo fino a decostruirle, frammentandole e usandole a vantaggio della propria drammaturgia.

E se dal punto di vista narrativo Citadel forse non brillerà per innovazione ed eccessiva profondità nell’approccio alla scrittura dei singoli personaggi (ma Never Say Never Again, dopotutto), indubbiamente la qualità del comparto tecnico è strabiliante e magniloquente, una pantagruelica indigestione di azione, ritmo e affascinanti cliché che di sicuro saranno funzionali alla costruzione di un nuovo epos post-moderno, accattivante e seducente.

Un format consapevole della presenza degli spettatori dall’altra parte dello schermo, pronto a strizzare l’occhio nei loro confronti per trascinarli nel vorticoso tango di intrighi, bugie, seduzioni, tradimenti e colpi di scena che animano Citadel, incarnazione della nuova frontiera della spy story moderna che punta a superare i limiti delle convenzioni, aggiungendo alla lunga lista dei vari James Bond, Jason Bourne, Jack Bauer, Jack Reacher, Eggsy e Harry Hart (usciti direttamente dall’universo di Kingsman) la new entry rappresentata da Mason Kane, un Avenger spezzato, un supereroe metropolitano tormentato e infelice alla ricerca dei ricordi perduti di una vita.

Guarda il trailer ufficiale di Citadel

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Citadel non si allontana da pattern, forme e modelli consolidati, limitandosi soltanto ad aggiornarli in nome della contaminazione e del concetto stesso di inclusione, necessario per il successo dell’intera operazione. Riesce così a centrare il target giusto di riferimento, configurandosi come un’evoluzione necessaria di canoni già consolidati, sfruttando tutto il potenziale di una narrazione episodica (e rapsodica) che sfrutta le coordinate di spazio e tempo fino a decostruirle, frammentandole e usandole a vantaggio della propria drammaturgia.
Ludovica Ottaviani
Ludovica Ottaviani
Imbrattatrice di sudate carte a tempo perso, irrimediabilmente innamorata della settima arte da sempre | Film del cuore: Lo Chiamavano Jeeg Robot | Il più grande regista: Quentin Tarantino | Attore preferito: Gary Oldman | La citazione più bella: "Le parole più belle al mondo non sono Ti Amo, ma È Benigno." (Il Dormiglione)

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Citadel non si allontana da pattern, forme e modelli consolidati, limitandosi soltanto ad aggiornarli in nome della contaminazione e del concetto stesso di inclusione, necessario per il successo dell’intera operazione. Riesce così a centrare il target giusto di riferimento, configurandosi come un’evoluzione necessaria di canoni già consolidati, sfruttando tutto il potenziale di una narrazione episodica (e rapsodica) che sfrutta le coordinate di spazio e tempo fino a decostruirle, frammentandole e usandole a vantaggio della propria drammaturgia.Citadel, recensione dei primi due episodi della serie Prime Video dai Fratelli Russo