Una manciata di giorni che hanno sconvolto migliaia di vite. Un fenomeno naturale di una forza dirompente che ci si aspettava, certo, ma non con una portata così straordinaria. Questo il racconto della tragedia dell’uragano Katrina, che il 23 agosto 2005 sommerse e distrusse la città di New Orleans, nella nuova miniserie Cinque giorni al Memorial (Five Days at Memorial), disponibile in streaming su Apple TV+, per un totale di 8 episodi, a partire dal 12 agosto.
La vicenda si basa sul racconto redatto dalla giornalista Sheri Fink vincitrice nel 2010 del premio Pulitzer proprio per le sue indagini – la ricerca in questione portava proprio il titolo “The Deadly Choices at Memorial” – intorno agli eventi succedutisi al Memorial Hospital come conseguenza dell’uragano.
Cinque giorni al Memorial vede protagonista la dottoressa Anna Pou (Vera Farmiga) e i suoi colleghi che tentano di riprendere in mano le redini del Memorial Hospital di New Orleans dopo la grande tempesta. Le condizioni avverse – fra cui la mancanza di elettricità e le alte temperature dovute alla stagione estiva – porteranno il personale dell’ospedale a dover prendere delle scelte davvero molto difficili.
La miniserie predilige, a ragione, un andamento cronologico seguendo passo passo gli eventi dei “cinque giorni” citati nel titolo. Con un testimone storico del genere, cercare di non cadere nell’ovvio e nella banalità rappresenta in maniera evidente il primo ostacolo da superare per un prodotto di questo calibro. Cinque giorni al Memorial riesce a superare questo scoglio e fare anche di più: la narrazione lineare, pulita ed essenziale si fa portavoce di una sofferenza globale che dai singoli protagonisti del Memorial si porta a una platea più nutrita e complessa, quella del pubblico.
Nel guardare la serie ci si sente immediatamente catapultati in quel grande buco nero esperenziale che è il sentimento di pericolo e di sciagura imminente, di incapacità e impossibilità di gestione di se stesso e di chi ci circonda. Affrontare il pericolo all’interno delle mura di un ospedale diventa quindi il simbolo più forte e significativo di una richiesta d’aiuto totalizzante, in quanto la maggior parte delle persone presenti può non essere in grado di far fronte alla situazione in maniera autonoma.
Cinque giorni al Memorial riesce nella messa in scena di tale complessità anche grazie a un buonissimo cast, fra tutti l’interpretazione di Vera Farmiga (vista di recente in Hawkeye dei Marvel Studios), molto peculiare nella rappresentazione di una silenziosa solidità e fortezza d’animo. Da aggiungere, una nota positiva anche per l’uso acuto e calcolato del materiale d’archivio relativo alla catastrofe meteorologica che non diventa mai un ripiego di comodo per recuperare “velocità” nel racconto degli eventi.
Cinque giorni al Memorial va visto in quanto testimonianza di una nuova possibilità di narrazione degli eventi, oramai libera dal solo racconto di un passato che ci sembra molto lontano da noi ma è in realtà molto più vicino di quanto possa sembrare.