martedì, Marzo 21, 2023
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Candy – Morte in Texas, recensione della miniserie con Jessica Biel

La recensione di Candy - Morte in Texas, miniserie true crime con protagoniste Jessica Biel e Melanie Lynskey. Disponibile su Star all'interno di Disney +.

Piccola città, bastardo posto. Wylie, il paese che fa da sfondo a Candy – Morte in Texas, è l’ennesima rappresentazione in scala di una società in cui cattiveria e meschinità sono destinate ad esplodere con agghiacciante violenza, nello spazio tra una raccolta fondi e un tè con le amiche. In questa cupa miniserie, disponibile dal 12 ottobre su Star all’interno di Disney+, la provincia viene eletta ancora una volta a simbolo della malvagità che inquina gli animi più insospettabili, segnati da antiche insoddisfazioni e ormai assuefatti allo scorrere placido e ripetitivo dei futili impegni quotidiani.

La miniserie creata da Nick Antosca e Robin Veil (che per l’occasione rinnovano il sodalizio inaugurato sul set di The Act, tratta a sua volta da una spaventosa storia vera), si inserisce nel solco tracciato dai più tradizionali prodotti true crime attualmente in voga. Tuttavia, Candy – Morte in Texas riesce a suo modo a distinguersi dalle innumerevoli opere appartenenti al filone, anche in virtù dell’onestà intellettuale dei suoi autori, disinteressati ad aizzare più del necessario la morbosità del pubblico. Il cruento omicidio di cui si macchiò la casalinga Candy Montgomery (Jessica Biel), che il 13 giugno 1980 trucidò a colpi di ascia (41 per l’esattezza) la compagna di parrocchia Betty Gore (Melanie Lynskey), resta sullo sfondo dei primi quattro episodi, monito minaccioso di una deflagrazione inevitabile nella sua brutale banalità.

L’intento di creare un senso di disagio nello spettatore viene raggiunto col primo, magistrale, episodio: gli aspiranti autori di racconti horror farebbero bene a prendere appunti. Non assistiamo a niente di scabroso, eppure sappiamo che è successo qualcosa di terribile. La concatenazione di eventi che conduce alla scoperta del crimine ci coglie alla sprovvista, lasciandoci nudi e disarmati di fronte all’emergere di paure ancestrali e inconfessabili. Il crescendo di tensione e inquietudine che contraddistingue l’incipit imposta l’atmosfera sinistra del racconto, il cui andamento muta però drasticamente dal secondo episodio in poi. A questo punto, si assiste infatti ad un inaspettato switch tra thriller tout court e dramma psicologico.

Una fotografia sbiadita di una società retrograda

Il percorso a ritroso nel tempo vorrebbe evidenziare le motivazioni di tutti gli attori in gioco e non soltanto dell’improbabile esecutrice materiale del misfatto. Malgrado ciò, il tentativo di fare luce sui rapporti uomo-donna nell’America di inizio anni ’80 conduce ad una bizzarra generalizzazione, tutta incentrata sull’inettitudine dei mariti e sull’insofferenza delle mogli.

Se Jessica Biel ci consegna una performance dignitosa, dominando la scena più per circostanza che per merito, colei che risulta totalmente sprecata è Melanie Lynskey, impegnata in una parte che avrebbe meritato qualche approfondimento in più. La sua Betty Gore è insofferente, abituata a reprimere ciò che la spaventa tanto da trovarsi costantemente sull’orlo di una crisi di nervi. La volontà evidente di giocare sul confronto tra le due donne, apparentemente diverse ma in realtà non così dissimili nelle rispettive idiosincrasie, si riduce ad un timido accenno all’interscambiabilità dei rispettivi ruoli di vittima e carnefice e si risolve infine in un deludente fuoco di paglia.

Gli ambiziosi tentativi di imbastire un’analisi psicologica (per non dire sociologica) degna di questo nome si concludono con la fotografia sbiadita di una società retrograda, ancora fondata sulla rigidità degli oneri attribuiti a uomini e donne. La storia di Candy Montgomery si svolge all’inizio degli anni ‘80, eppure sembra ambientata negli anni ’50: l’ottima confezione visiva ci immerge nel singolare contesto della vicenda, senza che però il racconto abbia sufficiente forza da svincolarsi dalla situazione particolare per alludere ad un contesto più universale.

L’opportunità di affrontare il controverso tema della legittima difesa, ponendo l’accento sul giustizialismo insito nella storia degli Stati Uniti e del Texas in particolare, viene a sua volta ignorata. Con la vicenda processuale, centrale nel quinto e ultimo episodio, il pubblico viene lasciato ancora una volta nella condizione di unire i puntini ed eventualmente indignarsi per conto proprio. La curiosità di assistere allo scioglimento del mistero attorno all’omicidio è ciò che, a lungo andare, mantiene desta l’attenzione dello spettatore (sempre che non ceda alla tentazione di dare una sbirciatina su Wikipedia prima della fine), a dispetto di quelle che forse erano le reali aspirazioni degli sceneggiatori.

Candy – Morte in Texas si rifiuta di prendere alcuna posizione netta e si accontenta di raccontare i fatti senza colpo ferire, nella fasulla illusione che sia possibile relegare questa storia ad un tempo remoto, alieno a noi e alle innumerevoli Candy e Betty che incroceranno, insoddisfatte e invisibili, il nostro cammino.

Guarda il trailer ufficiale di Candy – Morte in Texas

GIUDIZIO COMPLESSIVO

Candy – Morte in Texas si rifiuta di prendere alcuna posizione netta e si accontenta di raccontare i fatti senza colpo ferire, nella fasulla illusione che sia possibile relegare questa storia ad un tempo remoto, alieno a noi e alle innumerevoli Candy e Betty che incroceranno, insoddisfatte e invisibili, il nostro cammino.  
Annalivia Arrighi
Annalivia Arrighi
Appassionata di cinema americano e rock ‘n’ roll | Film del cuore: Mystic River | Il più grande regista: Martin Scorsese | Attore preferito: due, Colin Farrell e Sean Penn | La citazione più bella: “Questo non è volare! questo è cadere con stile!” (Toy Story)

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Candy – Morte in Texas si rifiuta di prendere alcuna posizione netta e si accontenta di raccontare i fatti senza colpo ferire, nella fasulla illusione che sia possibile relegare questa storia ad un tempo remoto, alieno a noi e alle innumerevoli Candy e Betty che incroceranno, insoddisfatte e invisibili, il nostro cammino.  Candy - Morte in Texas, recensione della miniserie con Jessica Biel