Netflix quest’anno si è certamente superato e ha deciso di fare un regalo in occasione del Natale ai suoi abbonati: il 25 dicembre uscirà il nuovo lavoro della regina assoluta delle serie tv, Shonda Rhimes. Dopo aver lavorato per anni per la ABC, donando loro grandi successi come Grey’s Anatomy, Shonda è passata a Netflix con Bridgerton, la nuova serie in costume della celebre piattaforma streaming.
La produttrice è stata affiancata in questo progetto dalla sempre fedele Betsy Beer e da Chris Van Dunsen (che aveva già lavorato con Shonda Rhimes per Scandal). La serie è tratta dai romanzi della saga “Bridgerton” scritti dall’autrice americana Julia Quinn e diventati dei veri e propri bestseller, tradotti in ben 29 lingue. La prima stagione di Bridgerton è composta da otto episodi, lunghi poco meno di un’ora e girati da quattro registi per due episodi ciascuno, tutti collaboratori di Shonda Rhimes già da tempo: Sheree Folkson, Alrick Riley, Julie Anne Robinson e Tom Verica. Sul set sono state presenti per tutto il tempo delle riprese sia Julia Quinn che una professoressa di storia dell’università di New York, Hannah Greig, che ha aiutato i produttori e i registi affinché la serie fosse veritiera dal punto di vista storico.
Siamo nella Londra dei primi anni dell’800 e l’alta società si sta preparando agli eventi mondani dell’estate. Tra tutte le famiglie, vi è quella dei Bridgerton che, nonostante non abbia titoli nobiliari, può contare su grande patrimonio. La famiglia è composta dalla madre vedova e dai figli, la maggior parte dei quali ormai in età da matrimonio. L’unica componente interessata alle nozze, però, è Daphne (interpretata da Phoebe Dynevor), la protagonista della serie, una ragazza innamorata dell’amore e delle buone maniere, che vuole a tutti i costi avere un matrimonio romantico come quello dei genitori. La bella facciata che mostra l’alta società, come si sa, spesso cela dei segreti scandalosi che, invece di essere custoditi, vengono improvvisamente messi in piazza da Lady Whistledown, un personaggio alquanto misterioso, di cui sentiamo fin dall’inizio la voce fuori campo.
Lady Whistledown ha il vizio di raccontare in un suo personale giornale gli affari privati delle famiglie dell’alta società, smascherando spesso intrighi, tradimenti ed inganni. I lettori, compresa la regina d’Inghilterra, si sentono spesso offesi e umiliati dalle parole della scrittrice e vorrebbero conoscere la sua identità, tuttavia sembra alquanto impossibile. Uno degli argomenti preferiti di Lady Whisteldown è certamente la storia d’amore tra Daphne Bridgerton e l’affascinante Duca di Hastings, Simon Basset (interpretato dall’attore britannico Regé Jean Page). I due inizialmente decidono di frequentarsi e di fingersi innamorati cosicché le madri delle giovani promesse spose smettano di importunare il duca per ricevere una proposta di matrimonio e i giovani rampolli dell’alta società trovino Daphne ancora più interessante da conquistare; ma in seguito quello che era nato come un gioco si trasforma in realtà in un amore vero e profondo, che, tuttavia, incontrerà sul suo cammino non poche difficoltà. Anche gli altri fratelli Bridgerton hanno una vita piuttosto movimentata, anche perché la maggior parte di loro cercano di vivere fuori dagli schemi imposti dall’alta società.
Bridgerton è una serie tv dall’impalcatura impeccabile e infallibile: bravi attori, scenografie lussureggianti, musiche pop in versione orchestrale e un plot fatto di intrighi e colpi di scena perfettamente costruiti. Quel che non convince è probabilmente questa continua ricercatezza della perfezione e una trama che ricorda quella di tanti altri film in costume; spesso lo spettatore, alla fine di un episodio, rimane col fiato sospeso e non vede l’ora di cominciare il seguente, per poi, però, restare deluso, in quanto accade esattamente quello che si aspetta.
Se nei primi episodi si è rapiti dalle atmosfere e dai profili dei personaggi, in un secondo momento ci si accorge della banalità delle dinamiche dei rapporti tra loro: abbiamo sempre la solita bella ragazza, certamente più scaltra delle altre, ma che concentra tutti i suoi sforzi nella ricerca di un amore romantico e passionale; il bel ragazzo, un po’ tenebroso e misterioso, difficile da conquistare, ma comunque sempre d’animo gentile; la sorella della protagonista, un po’ meno carina ma dotata di grande intelletto e di un temperamento mascolino per l’epoca; la ragazza bella, ma meno fortunata e con un destino più difficile delle altre; la donna matura che, senza darlo troppo a vedere, cerca di far andare le cose secondo il suo volere, utilizzando tutti i modi possibili; l’artista che conduce una vita peccaminosa.
L’aspetto più piacevole della serie, nonché l’intento di originalità più apprezzabile, è la presenza di questa misteriosa figura, Lady Whistledown, che funge da narratrice onnisciente e interna alla storia. Le scenografie sono capaci di catturare gli animi più sensibili del pubblico della serie: castelli dai giardini immensi e dagli arredi suntuosi, ville con grandi sale da ballo addobbate a festa, parchi verdi con schiere di coppie dell’alta società che passeggiano, teatri, sale da tè. A tutto questo si aggiungono i preziosissimi abiti indossati dai personaggi, così come i gioielli, le acconciature e gli accessori, che sono una delle caratteristiche più apprezzabili di Bridgerton. Vi è inoltre un particolare uso della luce, che appare ossessivamente e innaturalmente chiara quando si tratta di scene relative alla protagonista, quasi a sottolineare la purezza dell’animo del personaggio.
Bridgerton, sicuramente un buon prodotto dal punto di vista dell’estetica televisiva, è l’ennesima mossa scaltra di Shonda Rhimes, ma presenta un contenuto banale, già visto, che al sesto episodio rischia di stancare lo spettatore maturo, legato a storie come Piccole donne, La fiera delle vanità o Orgoglio e pregiudizio, a meno che il target pensato non sia quello di un pubblico adolescenziale.