Boris strikes back! Un po’ come per l’Impero di Star Wars, ecco che René Ferretti e i membri della sua “gang” sono pronti a tornare per stravolgere Disney+ con la carica sovversiva della nuova stagione della prima, unica e sola “fuori serie italiana”, la quarta per la precisione. La prima senza Mattia Torre tra gli sceneggiatori – accreditato insieme a Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico – e Roberta Fiorentini (Itala) tra gli attori, entrambi scomparsi troppo presto lasciando orfano un pubblico di affezionati che, da molto tempo, attendeva il ritorno dei loro (anti) eroi quotidiani preferiti.
Dopo una presentazione in grande stile alla Festa del Cinema di Roma, sono già disponibili dal 26 di ottobre su Disney+ gli otto episodi di questo nuovo ciclo che riunisce, quindi, sotto la stessa egida Francesco Pannofino, Carolina Crescentini, Pietro Sermonti, Antonio Catania, Alessandro Tiberi, Caterina Guzzanti, Corrado Guzzanti, Ninni Bruschetta, Paolo Calabresi (che riprendono i ruoli che li hanno resi celebri sul piccolo schermo) e alcune gustose new entry come Edoardo Pesce.
Dopo tre stagioni ambientate originariamente nel backstage di una serie italiana low budget – intitolata Gli occhi del cuore – e ben dodici anni di silenzio, questo quarto ciclo racconterà il ritorno della storica troupe su un set. Intanto, però, il mondo e la televisione sono cambiati: a dettare legge sono i social, gli influencer e le varie piattaforme streaming. Come affronteranno questo “Nuovo Mondo” i nostri soliti – e stoici – protagonisti?
Boris 4 è la conferma che quando un prodotto è di qualità, in modo inequivocabile è possibile riannodare i fili della narrazione anche a distanza di anni, senza mai ritrovarsi impantanati in un’impasse narrativa ristagnante, incapaci di veicolare nuovi contenuti per il pubblico più avido: dietro Boris c’è sempre qualcosa da dire e forse ci sarà sempre una valida argomentazione finché l’industria dell’audiovisivo prospererà, nonostante le sue contraddizioni e le idiosincrasie che la stanno proiettando nel futuro.
Un’operazione nostalgica con ancora molto da dire
Questa quarta stagione è, a tutti gli effetti, non tanto uno spiraglio privilegiato sui segreti di un mondo – che è possibile sbirciare attraverso un “buco della serratura” discreto, come avidi voyeur della Settima Arte (ma non solo) –, quanto piuttosto un modo per mostrare com’è cambiata un’industria, per seguire un’evoluzione rapida e travolgente che ha investito un intero mondo cambiandone il volto, soprattutto negli ultimi anni segnati dal Covid-19.
Nell’era delle piattaforme VOD, dello streaming e delle serie tv, l’universo di Boris 4 ha perso quella dimensione più artigianale, (g)locale e intima, disseminata di set caotici e raffazzonati, popolati da personaggi eccentrici e sempre sopra le righe: cambiano le regole del gioco, e ai protagonisti non resta altro da fare che adattarsi (anche se a malincuore). In questo nuovo ciclo si ride, come sempre, perché è impossibile non farlo quando si parla del “Boris-verse” nostrano; ma c’è un alone di malinconia che sembra aleggiare sull’intero progetto, una mancanza talmente ingombrante e quasi impossibile da colmare. La presenza/assenza di Mattia Torre viene evocata e sottolineata, ricordata ad ogni buona occasione per esorcizzare il presente (narrativo) angustiato dal peso di algoritmi e high concept internazionali, corsi che insegnano a moderare i toni per puntare ad un’inclusività forzata e obbligata.
Boris 4, dietro le risate più spontanee e quelle “a denti stretti” – che scaturiscono come sogghigni amari – è ammantata da un velo di malinconia che la trasforma, a tutti gli effetti, in un’intelligente “operazione nostalgia” con ancora molto da dire e da esplorare. Il presente in cui si ritrovano René e soci sembra distante anni luce dalla caotica “purezza” delle origini, ormai contaminato dalla forma mentis di un mercato del lavoro competitivo e spietato, che non lascia – né crea – spazi utili nei quali muoversi e sperimentare.
E questo “Nuovo Mondo” a base di piattaforme e compromessi non fa che aumentare quel divario tra risata irrefrenabile e riflessione malinconica, trasformando Boris 4 anche in una “macchina del tempo” capace di attraversare gli anni e i periodi, riavvolgendo il nastro nel tentativo malinconico di riportare in vita una squadra vincente e picaresca, una squilibrata “Armata Brancaleone” in grado di attraversare il cinema e la tv, caratteri portatori sani di vizi e tic che si muovono – ostinati e contrari – lungo la propria direzione, non curanti forse di essere ormai fuori tempo massimo.